Violenza negli stadi: basta!

Violenza: “Tendenza abituale a usare la forza fisica in modo brutale o irrazionale, facendo anche ricorso a mezzi di offesa, al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, coartando la volontà altrui sia di azione sia di pensiero e di espressione, o anche soltanto come modo incontrollato di sfogare i propri moti istintivi e passionali“, scrive l’enciclopedia Treccani.

Fonte: Danilo Rossetti

 

Dopo questa piccola introduzione sul cosa voglia dire la parola “violenza”, possiamo iniziare.

Vi ricordate quando qualche anno fa si parlava di più riguardo a questo fenomeno?

 

 

Nel 2008, come molti di voi ricorderanno, uscì uno slogan promosso dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive in collaborazione con il Forum Nazionale dei giovani “Dai un calcio alla violenza, per fare gol metti la testa in rete“, di cui facevano parte nomi importanti come Andrea Pirlo e Lino Banfi.

 

Nel 2010, dopo Italia-Serbia del 12 ottobre e i cori razzisti nei confronti di Eto’o durante Cagliari-Inter, è il momento di Action Week, l’associazione contro la violenza ed il razzismo negli stadi. Un progetto Europeo, che comprendeva ben 40 Paesi del Vecchio Continente.

 

Ma queste campagne, seppur benifiche come molti di voi possano pensare, stanno veramente agendo?

 

Se saltelli muore Balotelli!!“, gridavano gli juventini durante la partita contro l’Udinese di 2 anni fa.
Vesuvio lavali cor foco!“, si grida ormai da qualche anno nei confronti dei napoletani.

 

Dove sta la differenza cari lettori?

 

Le regole dello stadio parlano chiaro…

 

• Si evidenzia che i seguenti comportamenti, oltre ad essere passibili di sanzione amministrativa in quanto costituenti violazione del presente regolamento, integrano anche fattispecie di reato:

 

– travisamento;
– possesso di armi proprie ed improprie;
– scavalcamento di separatori;
– invasione di campo.

 

– ostentazione di emblemi o simboli di associazioni che diffondano la discriminazione o la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
– incitazione alla violenza nel corso di competizioni agonistiche;
– possesso, lancio e utilizzo di materiale pericoloso ed artifici pirotecnici.

 

Su questi ultimi tre punti avremmo da ridire. Anche lo speaker, prima dell’inizio di ogni match, lo annuncia a tutti i presenti.
Ma poi? “Se saltelli muore Balotelli” e non succede niente, “Oh Vesuvio lavali cor foco!” nulla anche qui..

A questo punto allora si dovrebbe prima fermare una situazione del genere, perché poi è ciò che scaturisce tutta questa violenza dentro e al di fuori dello stadio.

 

In Inghilterra non succede, anzi, i tifosi sono quasi confinanti con i giocatori in campo. Tutti seduti ed in silenzio cantano qualche coro, rivolto quasi esclusivamente ad incoraggiare la propria squadra. Certo, può essere capitato anche lì un episodio particolare, ma sicuramente, anche grazie al lavoro degli steward, la percentuale si è ridotta.

 

Rimanendo fuori dai confini dell’Europa, inoltre, ci sono scene ancor più agghiaccianti delle nostre. Le famiglie dei 73 morti in Egitto gridano ancora gordoglio.
Pochi giorni fa l’ultima dalla Turchia: al termine del Derby tra Galatasaray e Fenerbahce (terminato 0-0), alcuni tifosi si sono scontrati con le forze dell’ordine.

 

Perché rimanere un popolo ignorante?

 

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3 pensieri riguardo “Violenza negli stadi: basta!

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