Sentenza del Collegio Arbitrale: Masiello reintregrato in rosa. Il Bari insorge: “Ricorreremo alla giustizia ordinaria”

Molti ricorderanno lo spiacevole episodio accaduto alla vigilia della partita di coppa italia Bari-Avellino:  Salvatore Masiello lancia un piatto diretto a colpire l’ex- secondo portiere biancorosso Zlamal e il difensore Crescenzi, intervenuto in sua difesa, rimedia ben 40 punti di sutura. Uno scherzo di cattivo gusto alla base del gesto estremo di Masiello che provocò la “rottura” del giocatore biancorosso con la società pugliese. Ben presto l’A.S. Bari Calcio, denotando l’accaduto “episodio molto grave”, comunica la decisione di deferire il giocatore al Collegio Arbitrale. Spetterà a tale organo prendere i dovuti provvedimenti.

Fonte: bitettese

Nella giornata di ieri, 11 ottobre 2011, il responso del collegio arbitrale ha scosso il club pugliese: due mesi di sospensione dello stipendio, 4mila euro di ammenda e reintegro in rosa di Salvatore Masiello. Decisione inaspettata per un Bari che mirava alla rescissione del contratto del calciatore, anche per “liberarsi” di un oneroso ingaggio (oltre 500 mila euro).

Il legale della famiglia Matarrese, Francesco Biga, “insorge”: “Una decisione lesiva non solo per il Bari, ma per tutto il sistema calcio”.

La decisione “morbida” del collegio arbitrale sarebbe da ricondurre alle dichiarazioni di Zlamal, che avrebbe ritenuto il gesto “non intenzionale”, scagionando di fatto Masiello. Un Biga infuriato, protesta: “Avevo proposto al Collegio Arbitrale di proseguire l’istruttoria ascoltando anche Crescenzi , ma non l’hanno ritenuto opportuno. Un normale lavoratore avrebbe pagato con la perdita del lavoro, ma nel calcio evidentemente le cose funzionano diversamente”.

Inevitabile il riferimento al caso degli insulti di Antonio Cassano ai danni di Garrone. A tal proposito Biga afferma: “Il giocatore per sole offese verbali pagò con una sospensione di sei mesi e la riduzione del 50% del compenso. Sono stati usati parametri diversi, eppure due dei tre componenti della commissione erano gli stessi di allora. Ricorreremo alla giustizia ordinaria”.

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