Esclusiva-Amelia: “Il Chelsea è la squadra più forte sulla carta. Tornerò a dicembre”

Non sono pochi gli sfizi che Marco Amelia è riuscito a togliersi da calciatore: uno scudetto con la Roma, uno con il Milan, l’indimenticabile Coppa del Mondo in Germania e addirittura un goal, in Coppa UEFA, contro il Partizan Belgrado, nonostante lui, i goal, debba soltanto scongiurarli. E continuerà a farlo, perché dopo l’esperienza al Chelsea l’estremo difensore vuole tornare a giocare. Amelia ha rilasciato dunque un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando dei suoi progetti per il futuro e dei suoi punti di vista sull’attualità del calcio italiano e non solo.

Marco Amelia (fonte: goatling, Flickr.com, wikimedia.org)
Marco Amelia (fonte: goatling, Flickr.com, wikimedia.org)
Il Milan sta vivendo un cambio di proprietà storico: ritieni che i rossoneri possano tornare presto a lottare in Europa o il cammino sarà ancora lungo?
Il cammino è iniziato già negli ultimi due anni, il fatto di ricreare le basi e con questa chiarezza societaria sarà sicuramente tutto più semplice, tutto più facile. In questo momento è anche in una posizione di classifica importante, sta facendo delle buone cose, quindi credo che stia tornando il Milan che conosciamo, il Milan che comunque negli anni ha sempre scritto pagine di storia.
 
Non possiamo non chiederti dell’attuale portiere del Milan, Donnarumma: secondo te in cosa eccelle ed in cosa può ancora migliorare considerando anche l’età?
L’età è dalla sua parte, quindi può solo migliorare. Eccelle un po’ in tutto perché lui ha una grande personalità, una grande presenza tra i pali nonostante la giovane età, quindi riesce a rendere al top proprio grazie a questo, perché poi la qualità fisica e la qualità tecnica le ha. Son convinto che farà sempre meglio e comunque quello che ci sta facendo vedere è qualcosa di straordinario proprio per i suoi 17 anni e sta dimostrando di avere grande maturità in un ruolo che è difficile e soprattutto importante, specialmente in un club importante come il Milan.
 
A Roma si parla ancora di un dualismo tra Szczesny e Alisson, il che è anche curioso per il ruolo di portiere: l’estremo difensore deve essere l’unico giocatore libero da concorrenza per esprimersi al meglio?
No, la concorrenza serve sempre. Nessuno si deve mai sentire sicuro del posto. A Roma c’è questa situazione tra i due portieri che penso si stia gestendo molto bene, soprattutto perché Alisson è arrivato quest’anno, è un brasiliano e i brasiliani per storia hanno sempre fatto fatica nei primi anni di Serie A: guarda Dida, guarda Julio Cesar. La Roma sta gestendo questo ambientamento molto bene, Alisson è di proprietà, è stato pagato tanti soldi, mentre Szczesny è un prestito che tornerà indietro, quindi la Roma del presente sta puntando sul polacco mentre sta lavorando sul far ambientare Alisson nella città, con i compagni, col tipo di calcio, col tipo di allenamento, perché è molto diverso: i ritmi in Brasile per i portieri sono diversi rispetto ai ritmi italiani, perché l’erba è più bassa, è più bagnata. C’è da aspettare e penso che quello che sta facendo la Roma sia qualcosa di ottimo per far rendere al meglio Alisson poi da qui al futuro.
 
Ormai il nostro campionato ha già fornito qualche indicazione: secondo te il Napoli può essere ancora considerato un anti-Juve o vedi meglio la Lazio insieme a Roma e Milan?
Mah, attualmente come anti-Juve a parte la stessa Juventus che può commettere errori vedo Roma, Milan – perché comunque sta facendo bene -, il Napoli… la Lazio è un po’ un’incognita, perché poi in certi momenti non riesce a tenere il passo di quelle che stanno davanti, anche se sta facendo bene, ma soprattutto perché la stessa società in questo momento sta cercando equilibrio, stabilità, non ha di certo l’obiettivo di arrivare prima e si mette in una posizione dietro alle altre.
 
Tu hai spesso elogiato lo spogliatoio del Chelsea, ma la scorsa stagione è stata comunque molto travagliata: cos’è che non è andato?
L’anno scorso al Chelsea purtroppo o per fortuna è iniziato un campionato dopo che si veniva da tanti anni di vittorie, tra Champions, Europa League, coppe varie, campionato, e quindi c’è stato un rilassamento generale non solo da parte dei giocatori, ma da parte di tutto l’ambiente. La Premier League è difficile, se lasci un centimetro te ne prendono cinque, quindi c’è stata difficoltà di risultato, poi ci sono stati tanti cambiamenti, quindi è stato un po’ un anno di transizione in cui noi giocatori ci siamo ritrovati nell’arco del campionato cercando di risalire una classifica che era già difficile dopo le prime partite. Alla fine c’è stato il cambio di allenatore, quest’anno è andato Antonio (Conte, ndr) a lavorare, sta cercando anche lui di fare il massimo e il meglio insieme ad un gruppo di giocatori che è fortissimo, perché prendendo ogni singolo giocatore io reputo il Chelsea la squadra più forte sulla carta, però poi è normale che c’è da lavorare in campo, c’è da lavorare durante la settimana per preparare le partite e poi la Premier League è sempre difficile.
 
Sia il Livorno sia il Palermo, entrambe tue ex squadre, stanno attraversando un momento difficile: cosa vedi sinceramente nel loro futuro?
Sentendo un po’ le notizie soprattutto da Palermo, sulla voglia di cedere da parte del presidente, dopo tanti anni ci sta anche di mollare un pochino, ci sta di non seguire più al 100%, ci sta di ragionare e di pensare di poter lasciare la mano. Di queste cose poi l’ambiente ne risente. La squadra comunque in questo momento non è una squadra di prima fascia come quella in cui ho giocato io, però ricordiamoci sempre che il Palermo è una piazza importante, che può tornare nelle sue posizioni, ma ci vorrà tempo. Bisognerà solo vedere quello che succederà a livello societario. Lo stesso vale per il Livorno, che dopo la retrocessione dell’anno scorso, inaspettata perché si puntava più che altro ai play-off, si sta cercando di ripartire per gettare delle basi che possano dare un futuro roseo al club; non è facile neanche quello anche perché la Lega Pro è un campionato diverso dalla Serie B e ti devi subito adeguare, anche se ultimamente e fortunatamente si stanno prendendo le misure giuste per scalare le posizioni di classifica.
 
La tua ultima presenza in Nazionale corrisponde all’amichevole con la Nuova Zelanda del 2009: hai mai avuto il rammarico che fosse stata quella partita così rocambolesca e con tanti errori a portarti fuori dal giro?
Freddo, pioggia, mi ricordo. Finì 4-3. Comunque no, anche perché quella era un’amichevole pre-Confederations Cup, diciamo che l’Italia nelle amichevoli non ha mai avuto un grande impatto. Io tra l’altro ero anche mezzo febbricitante, lo eravamo un po’ tutti, eravamo appena arrivati in Sudafrica, dall’estate dell’Europa all’inverno sudafricano. Mi ricordo che fu una partita veramente difficile, fu un test di preparazione alla Confederations Cup, ma non è stato quello a farmi fuori, è stato anche un po’ il discorso di essere poi passato al Milan, al Milan ho giocato di meno, e quindi è normale che poi in Nazionale ci va chi gioca con continuità.
 
Tu hai vinto un Mondiale, tra gli altri, con Totti. Considerando che questa potrebbe essere la sua ultima stagione e che finora solo Silvio Piola e Baggio hanno giocato una partita d’addio con la Nazionale, credi che Francesco possa fare altrettanto?
Se un giorno deciderà di lasciare il calcio penso che un’amichevole per lui sia più che meritata, no? Anche perché lui ha dato tanto per il calcio italiano, ma anche per la Nazionale italiana. Al Mondiale venne dopo un infortunio brutto, quindi il sacrificio l’ha fatto e ha fatto anche molto bene nelle condizioni in cui era, quindi se si arriverà a questa situazione – spero il più tardi possibile – tutti ci auguriamo che chiunque sarà il ct della Nazionale organizzi una partita anche importante per far sì che Francesco possa chiudere così, ma poi sarà tutto alla volontà dello stesso Francesco di prendere questo tipo di decisione.
 
Una curiosità che ci togliamo sempre con quei pochi giocatori che possono condividere con te la più grande delle gioie: al di là delle emozioni, puoi dirci qual è stato il tuo primo pensiero quando sei salito ufficialmente sul tetto del mondo?
Beh, al di là del fatto che uno gioisce, delle emozioni e tutto quanto, il primo pensiero è andato un po’ a casa, alla famiglia, al fatto che sono stati fatti tanti sacrifici, i miei personali ma anche e soprattutto da parte dei miei genitori, della famiglia stessa che per farmi crescere e farmi inseguire il sogno di diventare calciatore hanno fatto dei grandi sacrifici, come tanti. Il pensiero è andato lì e loro erano tra l’altro anche in tribuna in quella partita, quindi il pensiero è stato quello. Poi la gioia di aver ottenuto un risultato bellissimo, e poi la soddisfazione di un intero popolo, di un’intera popolazione che vive di calcio e che si è riunita, si è stretta senza vedere differenza di fede, di idealismi, per gioire insieme a noi per una vittoria che lega tutti, perché il calcio quando si parla di Nazionale mette insieme tutti.
 
L’anno scorso ti abbiamo pizzicato in giro per l’Atahotel durante l’ultima giornata di mercato. Sappiamo che preferisci muoverti senza procuratori: vorresti continuare con esperienze all’estero?
Certo, certo che voglio continuare. Oltre alla possibilità di restare al Chelsea, ho valutato anche un’altra esperienza in Inghilterra, poi non è andata come doveva andare per tanti motivi, poi sono dovuto tornare a casa per delle problematiche che ho avuto in famiglia e ho preferito non ascoltare offerte e proposte che avevo in quel periodo. Ora che le cose sono tornate come tutti ci auguravamo sto rispondendo nuovamente al telefono, alle e-mail che mi mandano: solo oggi ho ricevuto quattro chiamate per situazioni importanti tra Spagna e Belgio, quindi a breve tornerò, a breve riprenderò la strada che avevo intrapreso l’anno scorso. In questo momento dovevo pensare a delle problematiche che avevo a casa e tante volte è inutile andare in giro con un pensiero da un’altra parte, anche per rispetto delle squadre che ti tesserano. Ora sono sereno, sono tranquillo e posso riprendere tranquillamente già dal mese di dicembre.
 
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