Esclusiva-Lippi: “Nessuna differenza tra Totti e Del Piero. Sul Sudafrica…”

Una figura sportiva che non ha certo bisogno di presentazioni: Marcello Lippi è tra gli allenatori italiani più apprezzati della storia, a prescindere dal palmarès. Nello Stivale, ovviamente, non lo si può non ricordare per i fasti del Mondiale del 2006 vinto dagli azzurri in Germania. Un successo che a distanza di tanti anni non è stato macchiato nemmeno dalla sfortunata spedizione in Sudafrica del 2010, quando l’Italia uscì dal girone. Lippi ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando della Nazionale e non solo.

Marcello Lippi di International Journalism Festival - flickr.com
Marcello Lippi. Fonte: International Journalism Festival – flickr.com

Tra il 2010 e il 2020 Napoli e Roma sono state le squadre che hanno più dato fastidio alla Juventus. Secondo Lei quale sarà invece la società che terrà testa ai bianconeri nei prossimi 10 anni?
Penso l’Inter e la Lazio, le attuali due che hanno a parer mio del potenziale, ma anche la Roma effettivamente può organizzarsi per contrastare questo predominio. Le squadre attuali, insomma. Il Milan è ancora un pochettino da ricostruire.

L’ultimo ventennio del calcio italiano è stato caratterizzato dai continui paragoni tra due campioni che anche Lei ha allenato: Totti e Del Piero. Al di là dell’aspetto tecnico, può dirci qual è la principale differenza tra i due?
Al di là dell’aspetto tecnico non c’è nessuna differenza. Sono due splendide persone, due splendidi ragazzi capaci di legare con tutti i compagni. Non ci sono grandi differenze.

C’è una domanda romantica che facciamo ogni volta che sentiamo uno dei campioni del mondo del 2006: spesso si parla delle emozioni e di cosa si è provato, Lei può dirci invece che cosa o a chi ha pensato quando è diventato campione del mondo, subito dopo il rigore di Grosso?
È una costante la mia: siccome tutti i sacrifici che ho fatto nella mia carriera li ho fatti insieme alla mia famiglia, nei momenti di grande gioia e di grandi conquiste ho sempre pensato alla mia famiglia. E ovviamente anche ai miei genitori che non hanno potuto provare queste emozioni.

Per concludere: da calciatore Lei è stato una bandiera della Sampdoria, il cui maggior rappresentante oggi è Fabio Quagliarella. Ecco, pensando anche al Sudafrica, non crede che abbiate raccolto entrambi meno di quanto meritavate?
Lui probabilmente ha raccolto meno e magari sarebbe stato più giusto che lo impiegassi un po’ più frequentemente. Per quanto mi riguarda io non ho nessun rimpianto nella mia carriera, ho avuto degli alti e bassi, ma sono stati talmente tanti gli alti che va bene così.

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