Esclusiva-Sorrentino: “Cutrone e Belotti hanno ‘gli occhi della tigre'”

Stefano Sorrentino è stato indubbiamente uno dei portieri più in vista dell’ultimo decennio in Serie A, scrivendo le pagine principali della sua carriera soprattutto al Torino, al Chievo e al Palermo. In un momento storico di rinnovamento per il calcio italiano, paradossalmente la convocazione in Nazionale non è mai arrivata per dare fiducia ai più giovani. Il rendimento e la personalità dell’estremo difensore, tuttavia, non hanno mai fatto passare in secondo piano il nome del giocatore, che nel 2016 ha pubblicato non a caso il libro “Gli occhi della tigre”. Appena reinventatosi attaccante nel Cervo di suo padre, Sorrentino ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlandoci della sua carriera e dell’attualità del calcio italiano.

Stefano Sorrentino di stefanosorrentino, Instagram
Stefano Sorrentino – Fonte immagine: stefanosorrentino, Instagram
La tua carriera è iniziata sotto la migliore stella tra due big come Lazio e Juventus. Alcune fonti ti attribuiscono anche la vittoria del campionato 1997/1998. Hai qualche rimpianto legato a quegli anni?
Per quanto riguarda il discorso sullo scudetto sono statistiche, io ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile della Juventus, un anno solo sono andato in prestito alla Lazio e poi sono tornato alla Juventus. Non ho nessun tipo di rimpianto, ero un ragazzino, quindi ho sfruttato al meglio le occasioni che mi sono capitate.

Da qualche tempo a questa parte il calcio italiano sta sfornando diversi portieri interessanti tra Donnarumma, Meret, Gollini e Cragno, senza dimenticare Perin. Sei dell’idea che stavolta abbiamo trovato davvero l’erede di Buffon o è la solita speculazione giornalista?
No, sono convinto che Gigio abbia tutte le carte in regola per prendere l’eredità di Buffon. Poi ha tanti margini di miglioramento e dipenderà da lui il prosieguo della carriera.

Di recente è stato istituito il premio “Yashin” per i portieri nella cerimonia del Pallone d’oro. Da un certo punto di vista è un bene oppure conferma la poca considerazione dei portieri per il Pallone d’oro vero e proprio?
La seconda. C’è poca considerazione perché non vedo perché il portiere non debba vincere il Pallone d’oro. Quello del portiere è un ruolo particolarissimo e allo stesso tempo con delle responsabilità. È forse l’unico ruolo che va a incidere in ogni partita in maniera positiva o negativa sul risultato, quindi penso che sia giusto avere un po’ più di attenzione per quanto riguarda i portieri alla consegna del Pallone d’oro.

Secondo te la mancata vittoria di Buffon nel 2006 è un precedente? Non avendolo vinto lui difficilmente potrà capitare con altri portieri?
Ci stava che lo poteva vincere anche lui, ci stava che lo poteva vincere anche Alisson l’anno scorso, quindi sono tanti i casi che potremmo citare. Il discorso è che purtroppo preferiscono dare i punteggi a chi fa goal e a chi fa vincere le partite, dimenticandosi che il portiere comunque è un ruolo determinante.

In Serie A c’è un portiere molto sottovalutato come Mirante, che era tornato in Nazionale a giugno, ma ha scelto di essere il secondo nella Roma. Non è un peccato?
Bisognerebbe farla a lui questa domanda, non a me. Quelle sono scelte personali. Io ho sempre preferito giocare titolare, magari anche in squadre minori. Io posso rispondere per me e non per gli altri, anche perché Antonio oltre che essere un amico secondo me è un gran portiere ed è un peccato vederlo in panchina. Però bisognerebbe parlarne con lui direttamente.

Fino a poche settimane fa c’era una sorta di ballottaggio tra Meret e Gollini per il ruolo di terzo portiere in Nazionale, ma Meret non è più sicuro del posto da titolare nel Napoli. Tu cosa pensi di questa situazione?
Penso che da qua a quando ci sarà l’Europeo ci sono ancora tanti mesi. È tutto quanto aperto e quindi ognuno di loro si giocherà le proprie chance nel miglior modo possibile. Anche perché ora Cragno è ritornato a giocare, c’è anche lui e quindi sono in 5-6 portieri per 3 posti e sarà una bella lotta.

A proposito di Nazionale: sappiamo che tra tifosi, giornalisti e addetti ai lavori in tanti hanno invocato una tua convocazione negli anni, probabilmente resa difficile solo dalla questione anagrafica. Ciò che ti chiediamo però è: tra Prandelli e Conte, c’è mai stato anche solo un contatto, una chiacchierata con il ct di turno?
Assolutamente no. Mi avevano detto che una volta – non mi ricordo chi era l’allenatore, forse Prandelli – potevo essere convocato e poi dopo non se ne fece più nulla, però adesso non ricordo bene chi era il ct. Se non è mai arrivata la convocazione è perché sicuramente hanno scelto qualcuno più bravo.

Nel tempo sei riuscito a conquistarti la stima dei tifosi di molte squadre anche grazie al tuo carattere. Volendo fare un confronto tra la tua generazione e quella dei calciatori appena sbocciati, tra i ragazzi di oggi in Serie A c’è qualcuno nel quale hai già individuato “gli occhi della tigre”?
Un po’ tanti. Per lo spirito che ha e l’età giovane che ha mi piace Cutrone, che comunque mi dà la sensazione che non molla mai. C’è Belotti del Torino che è stato mio compagno di squadra. Di giovani ce ne sono un po’, adesso mi sono venuti in mente i primi due.

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