Milan, Abbiati a valanga: “I cinesi e Montella sono stati un disastro”

L’incarico di Team Manager è durato poco più di un anno per Christian Abbiati, ma tanto gli è bastato per capire che non è un ruolo che fa per lui. Ma, secondo le sue parole, potrebbe aver influito anche l’ambiente malsano che si era creato al Milan.

Christian Abbiati – Fonte: 32clemente (Wikipedia)
Durante un’intervista a La Gazzetta dello Sport, l’ex portiere rossonero ha parlato di passato, presente e futuro del club che ha servito sia sul campo sia dietro la scrivania. A cominciare dalla ormai passata dirigenza cinese e della sua esperienza con loro: “Il mio errore è stato quello di fare paragoni con il vecchio Milan, dove avevo punti di riferimento certi. Lì invece – confessa Abbiati – c’era molta confusione in ambito dirigenziale. Un’organizzazione fumosa che cercavano di far passare per perfetta. Il modo in cui è finita non mi stupisce e per come andavano le cose, è meglio che sia finita. Il mio punto di riferimento era Gattuso”.
E l’allenatore precedente a quello attuale? “Montella è stato un mezzo disastro. È andata male perché non si fidava di nessuno. Gattuso mi ha sorpreso molto come allenatore, ha saputo entrare nella testa dei giocatori, stimolandoli e motivandoli. Con queste generazioni non è facile. Consiglio a Elliott di tenerselo stretto”. ‘Ringhio’ però non è l’unico che ha lasciato una buona impressione nell’ex portiere del Milan della scorsa stagione: “Mirabelli? Una sorpresa positiva, è uno che si fa il mazzo. Ho vissuto da vicino il rinnovo di Donnarumma e devo dire che ha gestito la faccenda benissimo, a tutela del club. È stato uno dei pochi ad avere il coraggio di andare contro Raiola. E poi ha vinto la scommessa Gattuso”.

Durante l’intervista, Christian Abbiati ha anche modo di motivare la sua scelta di lasciare il ruolo di Team Manager, nonostante l’imminente avvento di una società nuova. “Devi essere un aiuto per tutto e tutti: allenatore, d.s., team manager, giocatori, Milanello. Ma è un ruolo strano, sempre sul filo dell’equilibrio. Faccio un esempio: se un giocatore – spiega l’ex dirigente del Milan – fa una sciocchezza e lo riferisci al mister, poi rischi di passare per spia. Insomma, è un ruolo molto ‘politico’, e ho capito che non fa per me. Il più delle volte andavo a casa incavolato nero. Non aver continuato è qualcosa che dipende da me: Mirabelli mi aveva proposto il rinnovo ma ho rifiutato. E poi in giacca e camicia non mi ci vedevo”.

Christian Abbiati – Fonte: bolognafc.it

Infine qualche parola sul futuro rossonero, cominciando dall’approdo nel quadro dirigenziale del Milan di due suoi ex compagni di squadra proprio a San Siro: “Leonardo e Maldini? Sono due amici e due grandi professionisti, che sanno fare il loro lavoro. Sono gli uomini giusti su cui riedificare perché conoscono molto bene il Milan. Da milanista Maldini lo volevo assolutamente vedere dentro e quando è arrivato Leo mi sono detto: ‘Ora arriva anche Paolo’”.
Secondo Abbiati, la convivenza tra Donnarumma e Reinaè fattibile, le partite sono tante. Possono coesistere, la competizione può far bene a Gigio. Per lui la cosa migliore è restare ancora al Milan, anche perché è cambiato il preparatore e voglio vederlo con un altro sistema di lavoro. Magni ha il merito di averlo portato fin dove è arrivato, ma Gigio non è più migliorato. Si è fermato”. E qualcosa di positivo c’è anche in una partenza dolorosa come quella di Leonardo Bonucci: “Probabilmente gli sono state promesse cose che non sono state mantenute. Ma Leo ha il merito di aver fatto crescere Romagnoli. Come sempre, il lavoro paga”.

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