Il punto/Serie A, la Juventus mette in ghiaccio il titolo già a gennaio

Successo di tutto nell’ultimo weekend di Serie A di gennaio. Rimonte pazzesche e tantissimi goal. L’unica certezza è solo la squadra bianconera, uno schiacciasassi

L’ultimo weekend di gennaio, la giornata numero 21 di Serie A, è quello che si può tranquillamente definire per i non deboli di cuore.

Ma anche quello in cui si è detta la parola fine al discorso scudetto, a meno di suicidi peggio dei peggiori kamikaze nipponici.

È successo di tutto, infatti, nella seconda giornata di ritorno. Tanti, tantissimi goal messi a segno (ben 37, mai prima d’ora in questa stagione), alcuni risultati incredibili, rimonte mozzafiato, e panchine saltate, quella di Filippo Inzaghi a Bologna.

Si parte dalla certezza, allora. Sempre lei. In un modo o nell’altro. La Juventus.

 

Pallone campionato Serie A - Fonte: Danilo Rossetti
Pallone campionato Serie A – Fonte: Danilo Rossetti

I bianconeri, alla loro partita più inguardabile degli ultimi anni (forse la più brutta in Italia con Massimiliano Allegri in panchina) – tanti i motivi: condizione fisica poco soddisfacente, non pochi infortuni, una Lazio che per 70’ ha avuto il sangue agli occhi e recrimina ancora per aver sciupato tanto – hanno vinto anche in una delle trasferte più insidiose della stagione portando a 11 (si, proprio così 11 punti) il vantaggio sulla più immediata inseguitrice. Una cosa che nel Belpaese non si vedeva dall’annata 2006-2007. Allora a fare la lepre era la prima Inter post Calciopoli di Roberto Mancini, che a maggio porta a casa il titolo con 22 lunghezze in più sulla Roma.

I sette volte campioni d’Italia hanno vinto all’Olimpico grazie ai cambi, e approfittando della normale stanchezza dei biancocelesti, capaci di divorarsi di tutto, anche dopo il vantaggio. Il discorso, allora, è sempre quello: anche quando porti a casa partite così “sporche”, vuol dire che deve andarti tutto bene. Perché il bel gioco (continuato) non è mai stato, negli ultimi anni, il marchio di fabbrica che hanno sfoggiato da Vinovo.

Più che altro c’è da chiedersi un’altra cosa. Questo enorme vantaggio è solo merito nell’avere un Cristiano Ronaldo in più in squadra? Onestamente è difficile rispondere. Certo è che con il cinque volte Pallone d’oro l’abisso con il resto della concorrenza è diventato imbarazzante.

 

 

 

E c’è anche un’altra cosa che rende il tutto davvero monotono. Come ampiamente prevedibile, le prime tre vivono un Campionato da monadi, da isole felici, da compartimenti stagni. La Juventus ha 11 punti in più sulla seconda, mentre il Napoli si gode il +8 sull’Inter.

I partenopei hanno impattato 0-0 contro un Milan spavaldo e caparbio, che dimostra di essere in un buon stato di salute psicofisica (attenzione, però, perché giocano sempre gli stessi, per svariate motivazioni), mentre i nerazzurri si sono fatti infinocchiare dalla Torino granata da una capocciata di Izzo.

Il campo, però, è l’ultimo problema per Icardi e compagni, alle prese con troppi mal di pancia. La pessima gestione del rinnovo contrattuale del capitano argentino (ma qui c’è da fare i conti con i grilli in testa alla sua compagna e procuratore), i malumori di Perisic – gli sono tornati, o semplicemente mai andati via? – di Miranda e Nainggolan, e pure quelli di Candreva, riserva fissa di Politano e non solo. E che se non risolti rischiano di rendere frizzantini gli ultimi quattro mesi di Campionato.

Ma l’anima della giornata numero 21 sono state le rimonte da annali. La Juventus, certo. Ma c’è da segnalare quella della Spal sul campo del Parma, e quella da urlo dell’Atalanta in casa contro la Roma. I giallorossi, in questa stagione, hanno acuito il morbo delle occasioni e punti gettati alle ortiche già gravi nelle scorse annate, mentre i bergamaschi riesce nell’impresa di rimontare tre reti come già successo nel 1992 contro il Foggia di Zdenek Zeman. E che dire della pazza, pazzissima partita di Verona, dove la Fiorentina ha vinto 4-3 in casa del Chievo? Poco, se non che Muriel si sta dimostrando davvero un rinforzo e non un semplice acquisto invernale.

Per Fabio Quagliarella, invece, gli aggettivi sono stati detti tutti. E lui aggiorna i suoi numeri: sono 143 le reti messe a segno in serie A, una in più di Christian Vieri; 16 in questa stagione, dove è capocannoniere; va a segno consecutivamente da 11 weekend, così come Gabriel Omar Batistuta a Firenze nel 1994. E la Sampdoria è obbligata a sognare un posto in Europa.

Dove la calca e la fila sono sempre lunghissime.

 

 

 

Chi è rabbuiato, invece, è Filippo Inzaghi. La sua seconda avventura in serie A è finita anzitempo, ed è stata un calvario ancora più angosciante di quella milanista, dove almeno aveva salvato la pelle per tutta la stagione.

SuperPippo paga il terz’ultimo posto in Classifica. I soli 14 punti in 21 partite. L’attacco meno prolifico del Campionato con appena 16 reti messe alle spalle dei portieri avversari, così come il Frosinone. I soli due acuti portati in cascina a Casteldebole. Ma anche – ed è giusto evidenziarlo – l’aver allenato una compagine che non ha della eccessiva qualità il punto di forza, soprattutto in attacco.

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