Il punto/Serie A: in vetta la musica è la stessa. E Il Milan è una polveriera

La Juventus e il Napoli vincono per 1-0 e mantengono le distanze inalterate. I rossoneri, invece, fanno collezione di problemi in Serie A

Due giocatori e un allenatore.

 

 

Pallone campionato Serie A - Fonte: Danilo Rossetti
Pallone campionato Serie A – Fonte: Danilo Rossetti

 

La 17esima giornata di Campionato, tanto per iniziare, può essere raccontata iniziando da qui.

Da Mario Mandzukic. Più che un giocatore sembra una sentenza. E direttamente quella della Cassazione. Anche ieri è stata una sua capocciata in bello stile a regalare ancora i tre punti alla Juventus, a darle il titolo di Campione d’inverno per la sesta volta negli ultimi otto anni, a regalarle l’ennesimo 1-0 in stagione e il terzo consecutivo, a dare un ennesimo dispiacere a una Roma entrata in campo soltanto nel secondo tempo.

E dunque, nella squadra che sta triturando tutto e tutti, soprattutto quest’anno, accanto a Cristiano Ronaldo, Dybala, Douglas Costa, Bernardeschi e altri, quando bisogna mettersi i vestiti di gala, a colpire è sempre lui. Il croato vicecampione del mondo. Basta chiedere alla Lazio. Al Napoli. Al Milan. E pure all’Inter due settimane fa.

In una squadra da record – l’ultimo toccato è quello che mai, nella storia del calcio italiano, una compagine ha vinto 16 delle prime 17 gare di Campionato -, le sue firme sono tra le più preziose. Ma come è stato il posticipo? I bianconeri hanno giocato meglio rispetto alle ultime uscite, almeno per una buona oretta di gara. Potevano chiudere il match ma non lo hanno fatto, e hanno sofferto un po’ negli ultimi minuti. Si è rivisto, in pratica, un po’ lo stesso copione dell’anno scorso. Dominio torinese nel primo tempo, carica giallorossa nella seconda parte, anche se quest’anno non c’è stato Schick a sbagliare davanti a Szczesny.

Poi c’è Sergio Pellissier. Il 39enne attaccante del Chievo, in pieno recupero, ha dato un enorme dispiacere all’Inter, che recrimina per altri due punti buttati per la sua poca maturità nel chiudere certe partite. Il bomber è già alla settima marcatura contro i nerazzurri, ma è in generale ha sempre fatto male alle grandi. La Lazio ne sa qualcosa. E anche il Milan, seppur non ha fatto male. Ai clivensi sta funzionando la cura Di Carlo – ancora imbattuto, e ha affrontato Napoli, Lazio e Inter – mentre per la banda Spalletti, che riabbraccia un Perisic finalmente in rete – si conferma che il terzo posto è l’habitat naturale per quello che si manifesta. Scende a -16 dalla Juventus e a -8 dal Napoli, che attende il dì di Santo Stefano a San Siro.

Dai nerazzurri si passa al Milan, e si va ancora più nello sprofondo. E l’allenatore è Gennaro Gattuso. Abbiamo già scritto in tante altre circostanze degli evidenti limiti del mister calabrese – spesso incapace di leggere le partite, con cambi frettolosi e capotici ma anche di inesperienza – ma la sensazione è che, molto più di altre volte, la squadra rossonera sia una polveriera che non è più in grado di controllare. E di problemi ce ne sono talmente tanti che l’aver perso il quarto posto è, forse, il meno grave di tutti.

 

 

C’è anche altro, però, perché a dirigere il traffico che intasa la corsia che porta alla Champions League adesso c’è la Lazio, che ne ha fatti tre al Cagliari e ha ritrovato le lacrime di gioia di Milinkovic-Savic.

Salgono, nel frattempo, le quotazioni di Sampdoria (con Quagliarella che non si ferma più) e Fiorentina, che è passata a San Siro con merito e un po’ di fortuna.

Ancora più giù, nella caotica zona per non finire in serie B, tutto è rimasto fermo o quasi. L’unico a squillare è stato Cesare Prandelli, che abbraccia un Piatek che a “Marassi” non sbaglia un colpo.

E chiudiamo con un dato, che non è messo qui per caso. Dopo 17 giornate, sono stati assegnati 45 calci di rigore, ben 25 in meno rispetto ai 70 concessi nella Serie A 2017/18 dopo gli stessi turni di Campionato.

Che tu sia benedetto, caro Var.

 

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