Cesare Bovo ricorda la Roma: “Non mi sento parte dello scudetto”

Cesare Bovo, ex difensore di Lecce, Palermo, Roma e Torino, oggi collaboratore tecnico di Fabio Liverani, è intervenuto ai microfoni di Non è la radio, durante “Febbre da Roma”. I salentini devono salvarsi e la strada è in salita, ma c’è il tempo di dare anche uno sguardo al passato e ricordare alcuni momenti della propria carriera. Ecco di seguito le dichiarazioni di Bovo…

Bovo - Fonte: Вячеслав Евдокимов, fc-zenit.ru - Wikipedia
Bovo – Fonte: Вячеслав Евдокимов, fc-zenit.ru – Wikipedia

Partiamo dal presente: voi vi state preparando a ripartire. Il Lecce affronterà il Milan lunedì, quindi ormai siete in fase di avvicinamento. Quanto è stato difficile, da collaboratore di mister Liverani, riuscire a motivare i calciatori in questo periodo?
È stato un periodo strano e difficile da gestire, perché i calciatori sono stati soli per un mese, e lì dipende anche dalla loro professionalità, dalla loro voglia di tenersi allenati e concentrati. È stato difficile perché fino a poco tempo fa si navigava a vista, ma devo dire che i calciatori sono stati molto bravi, perché si sono allenati con impegno e non era facile, non sapendo come sarebbe andata a finire. Adesso inizia il campionato, sicuramente giocare ogni tre giorni è molto complicato e giocarsi una salvezza così non è facile, però c’è entusiasmo e vogliamo centrare l’obiettivo.

Anche perché il Lecce ora è al 18° posto, con gli stessi punti del Genoa, quindi siete lì in lotta, ma stavate facendo bene.
Fino alla domenica prima della sospensione siamo sempre stati sopra la zona retrocessione. Dalla ripresa di Natale, anche grazie ai nuovi arrivi, abbia trovato una buona quadratura, un buon equilibrio, una buona continuità, che magari prima di Natale non eravamo riusciti a trovare. Ora si riparte da zero ma sarà così un po’ per tutti, quindi chiunque più o meno avrà problemi.

Vedendo la cosa dall’esterno, risulta difficile fare qualsiasi tipo di previsione.
È davvero impossibile parlarne. Siamo tutti curiosi, in attesa, con tante domande e poche risposte perché ovviamente una cosa del genere non è mai successa. Come sempre, sarà il campo a dare le risposte. Le prime due-tre partite saranno
decisive per capire i reali valori in campo, poi chissà. Anche noi siamo curiosi, da tifosi, di vedere quello che accadrà. Ma in realtà, a prescindere dall’essere tifosi, soprattutto in Italia non siamo abituati a un periodo così lungo senza calcio.

Voi avete già affrontato la Roma di Fonseca. Che impressioni avete avuto?
Noi con la Roma abbiamo fatto una partita non da Lecce, sicuramente non la nostra miglior partita. La Roma ha fatto un’ottima partita, sicuramente i valori sono diversi, quindi non sono quelle le nostre partite. Mister Fonseca propone un lavoro di un allenatore con idee diverse, un allenatore di cui si vede la mano sulla squadra. Si vede
il lavoro settimanale, perché ci sono tante situazioni, tante proposte in cui si vede che c’è preparazione, e questa secondo me è una cosa importante: avere un allenatore che riesca a dare un’impronta alla squadra. Poi può piacere o no, ma si vede il lavoro, si vedono le idee, si vedono tante cose sia con la palla che senza. Noi con la Roma abbiamo perso meritatamente, c’è disparità di valori, ma la Roma è una squadra che propone cose nuove.

Ora, anche se fa un altro lavoro, Bovo saprà sicuramente che la situazione in casa Roma non è delle più rosee.
Sì, qualcosa si legge, ma sinceramente non sono molto attento a ciò che accade fuori dall’orbita Lecce. Al momento il nostro pensiero è fisso sulla salvezza, che per noi equivale a vincere un campionato. Giusto, anche perché Lecce è una piazza molto importante. Si, io poi l’ho vissuta sia da ragazzo che a fine carriera. Innanzitutto è una città stupenda, dove si vive benissimo, e in più è un ambiente caldo, c’è una tifoseria attaccata alla squadra: è veramente un’ottima situazione.

Noi speriamo di riuscire a tenere la Serie A, anche perché lo merita la società, che è come una famiglia e quindi ci sono tutti i presupposti per stare bene e fare bene. Questa pausa non ha aiutato nessuno, neanche noi, ma speriamo di riprendere bene e raggiungere questo obiettivo che per noi è vitale.

A livello personale, invece, Bovo non si è preso neanche un momento di pausa, perché finita la carriera da calciatore è immediatamente entrato nell’area tecnica. Quali saranno i prossimi passi? L’obiettivo è diventare allenatore e crescere a Lecce?
Io sono stato anche fortunato, perché l’anno scorso sono venuto a Lecce perché con il mister ho un rapporto d’amicizia, abbiamo anche giocato insieme, e io avevo voglia di rimettermi in gioco dopo un’annata negativa a Pescara con Zeman, in cui ho avuto troppi problemi, troppi infortuni. Poi, finita la stagione, a 37 anni i problemi peggiorano, quindi il mister mi ha dato questa opportunità e io sono contento di essere entrato con lui. Per me adesso è come andare a scuola: mi piace l’idea di fare l’allenatore, ma io oggi sono felice di imparare con lui, di crescere, di capire tante cose che da calciatore non capisci.

Ora ho il patentino base, ma miro a ottenere quelli superiori, poi vedremo. Ma oggi sono felice di fare questo percorso e anche fortunato, perché per tanti calciatori, dopo aver smesso, è difficile ricominciare, a meno che tu non abbia un nome importante. Per me è stato importante smettere e ricominciare subito, in Serie A ma soprattutto con una persona che stimo e un allenatore molto bravo, di grande prospettiva. Sono contento di stare qui e per ora non ho altre idee per la testa.

Noi ovviamente non conosciamo Liverani a livello umano, ma sotto il profilo tecnico è sicuramente un allenatore di prospettiva.
Sì, un po’ quello che dicevo prima di Fonseca: vedi un allenatore che propone una sua idea di calcio. Se uno vede il Lecce, a prescindere dalle difficoltà che può avere contro squadre più blasonate o attrezzate, vede sempre una squadra che sa cosa fare, sia con la palla che senza. E può sembrare scontato, ma secondo me non lo è.

Cambiando argomento, cosa pensa Bovo della lotta Scudetto? Esiste una favorita?
Per me la favorita resta sempre la Juventus, che oggettivamente ha una società e una squadra molto più avanti delle altre, forse ha addirittura due squadre da Champions League. Ma è vero anche che la Lazio sta facendo benissimo, chissà se la sosta le ha giovato o meno; la stessa Inter penso che difficilmente mollerà, conoscendo anche l’allenatore. Poi la Juventus ha anche il pensiero della Champions, ci sono tante partite ravvicinate. La Lazio è una squadra forte negli 11-12, ma sicuramente ha meno alternative. Comunque non saprei dire, potrebbe veramente succedere di tutto dopo due mesi di stop.

Tornando invece al Lecce, parliamo di un giocatore interessante come Falco, arrivato forse tardi in Serie A ma autore di una stagione importante. Che giocatore è secondo Cesare Bovo?
Falco è un attaccante che gioca prevalentemente a destra, una seconda punta con un ottimo spunto e una grande tecnica. Per noi è un giocatore importante, che ha la giocata, l’ultimo passaggio. Può e deve ancora crescere sotto tanti aspetti, ma ha delle ottime giocate.

Facciamo un salto nel passato: tu eri nella rosa della Roma che ha vinto lo Scudetto, di cui ieri è ricorso l’anniversario. Hai un aneddoto particolare di quella stagione o di quel giorno?
Ricordare una cosa in particolare è impossibile. Io feci tutto l’anno con la prima squadra, aggregato da dopo il ritiro: giocavo con la Primavera ma facevo qualche panchina se c’era bisogno. Per me è stato un anno di assoluta crescita, perché allenarsi con quella Roma stratosferica in ogni elemento, dall’allenatore ai giocatori, è stato importantissimo per la mia crescita. È stato come crescere tutto insieme, quasi dieci anni in uno, a differenza di quanto succede nel settore giovanile, quindi ricordo tutto con grande piacere. Non mi sento parte dello Scudetto, ma è stato un anno inspiegabile per me.

Ultima curiosità: che allenatore era Fabio Capello per Cesare Bovo?
Era un allenatore che non parlava molto, ma gli bastavano due parole o uno sguardo per farsi capire. Una cosa che noto rispetto a quando ero giovane io: adesso i giovani sono molto più esuberanti e attaccati a cose un po’ superficiali, mentre con noi, soprattutto con quelle generazioni di allenatori, i valori dello stare al proprio posto e
dell’imparare dai più grandi venivano esasperati. Poi comunque lui aveva una grande autorità, e io, che ero un ragazzo timido, al massimo gli dicevo “buongiorno”. Con lui, per un giovane bastavano poche parole per capire cosa volesse consigliarti. E i suoi consigli pratici mi sono rimasti per tutta la vita. Ma comunque la cosa importante per me era allenarmi con quella squadra. I primi mesi fai fatica, ma poi piano piano ti abitui e cresci molto.

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