Esclusiva-Mario Ferri, l’invasore di Napoli-Juventus: “Uno steward giocava col telefonino. Io un cattivo esempio”

Forse chi ha assistito a Napoli-Juventus di Coppa Italia l’ha osservato per la prima volta, ma Mario Ferri, detto “Il Falco”, è da molti anni un esperto delle invasioni di campo, tanto da essere riuscito a completarle persino quando le anticipava ai media (clicca qui per leggere).
Anche ieri sera, dunque, Mario ha conquistato il terreno verde, in maniera pacifica, per lanciare uno dei suoi messaggi sulla proverbiale maglia di “Superman”. Anzi, in questo caso addirittura due: “Ciro vive” (in riferimento ad Esposito, il tifoso partenopeo colpito a morte 3 anni fa prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina) e “Juve m***a”, a sua detta a mo’ di semplice scherno verso i bianconeri. Mario Ferri ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando non solo dell’esperienza del San Paolo, ma anche dei sistemi di sicurezza scadenti degli stadi italiani.

Mario Ferri, "il Falco" invasore
Mario Ferri, “il Falco” invasore
Chi non muore si rivede. Non si era detto “basta” con le invasioni?
Sì, si era detto “basta”, ma col 2017 erano 10 anni dalla mia prima invasione. Sicuramente questa è l’ultima, è la chiusura del mio personalissimo cerchio.

Qual è stata la più grande difficoltà che hai incontrato prima di entrare in campo ieri sera?
Per la verità in un primo momento volevo scavalcare, cosa letteralmente impossibile al San Paolo perché ci sono i fossati. Dove mi giravo non potevo, poi mi sono fatto scoccare un attimo la scintilla e mi sono fatto prestare una casacca da steward chiedendola in prestito ad una signora che era un’addetta alle pulizie con la scusa che avevo bucato fuori allo stadio e avevo la macchina in panne sulla tangenziale. Allora la signora me l’ha prestata, anche se non era quella identica a quelle delle steward, sono riuscito a passare un paio di varchi che portavano al campo fino a quando non mi sono ritrovato davanti alla porta carraia per l’entrata delle ambulanze, che era aperta. Fortunatamente quello era il passaggio degli steward che vanno sopra e sotto, ho oltrepassato quella porta e mi sono ritrovato vicino alla bandierina del calcio d’angolo. Nessuno steward ha fatto caso al fatto che la mia divisa non fosse identica a quella loro anche perché io agisco nei primi minuti proprio per una questione di disordine, perché non sono mai posizionati subito. Sapendo questo particolare dalle precedenti esperienze, sono entrato.

Sei entrato senza biglietto?
Avevo il biglietto dei distinti inferiori per passare i tornelli, però effettivamente poi non ne ho fatto uso. Quando ho preso la casacca già ero dentro allo stadio.

Com’è nato questo feeling con la piazza napoletana?
Con la mia invasione in Brasile ai Mondiali del 2014, in occasione di Belgio-Stati Uniti. Misi la scritta “Ciro vive” per una mia dedica personalissima, perché mi aveva emozionato la sua storia. Da quel momento è nato un rapporto sia con la famiglia di Ciro Esposito, sia su Facebook con la tifoseria napoletana, per cui ad ogni evolversi delle situazioni napoletane, tipo quando è andato via Higuain, ho sposato le loro cause. Non mi è piaciuto questo fatto che Higuain ha tradito questo amore viscerale che avevano per lui, per cui abbiamo messo in atto questa “vendetta” di tirargli la sciarpa in faccia.

Cosa avresti voluto dire ad Higuain ieri sera?
Che l’amore della gente non si tradisce. Lui era un dio, è andato alla Juventus per essere uno dei tanti; secondo me non ha fatto una grandissima scelta, poi vedremo quello che succede, pure a livello di vittorie, ma se vince solo lo scudetto non è tutta questa grande scelta.

Bonucci ha reagito alla tua apparizione ridendo. Sai perché?
Probabilmente si è ricordato di qualche altra invasione e si è fatto una risata, anche perché sa che sono un tipo pacifico e non c’è da preoccuparsi, al contrario di Higuain che si è spaventato.

Hai avuto modo di studiare gli stadi di tutto il mondo: soprattutto di questi tempi, cosa consiglieresti per migliorarne la sicurezza?
Direi di istruire meglio gli steward. Gli steward sono delle persone prese in mezzo alla strada e messe lì. Non hanno un minimo di istruzione per quanto riguarda la sicurezza. Come steward ho veramente visto di tutto: dal vecchietto di 70 anni alla ragazzina, per passare al ragazzo di colore che nemmeno parla italiano. Devono prendere magari 300 persone ed istruirle al meglio su come agire in questi casi o in altri casi, perché effettivamente si vede anche sugli spalti che di fronte ad una frangia violenta gli steward non sanno che fare, perché non sono muniti di nulla al contrario dell’Inghilterra, dove gli steward sono dei poliziotti, tutti quanti, ognuno è un pubblico ufficiale. Qui no. Non per niente quando io sono passato uno stava giocando al telefonino e non mi ha visto proprio, mentre davanti, appena prima di entrare in campo, mi sono ritrovato due ragazze grassottelle: se fossi stato un malintenzionato sarei potuto entrare ed uccidere qualcuno. È assurdo dirlo, ma è così.

Se tu fossi uno steward a bordo campo, quali contromisure prenderesti per frenare un potenziale invasore?
Di sicurezza un po’ capisco perché ho gestito come proprietario parecchi locali notturni e tutte le persone che mettevo per la sicurezza erano molto istruite. La persona che fa sicurezza deve essere anche un po’ di sangue freddo e deve capire chi ha di fronte. Se hai davanti il ragazzino che sta facendo la goliardata, dico che gliela puoi far fare, però hai dei modi di approccio pacifici. Al posto loro cercherei sempre di capire chi ho davanti. Ovviamente sono frazioni di secondo, là puoi solo rincorrere, ma il problema non è quando io vedo l’invasore a bordo campo, il problema è che l’invasore non ci deve arrivare a bordo campo. C’è bisogno di più controllo, tutto qua.

Non temi che il messaggio “Juve m***a” sulla schiena possa macchiare quello dedicato a Ciro Esposito?
No, perché ha un nesso legato alla tifoseria napoletana. Al San Paolo vietano le sciarpe con la scritta “Juve m***a” e i tifosi napoletani dicono: “Ma come? Questi ci cantano in faccia ‘Lavali col fuoco’ quando andiamo lì, si trovano le sciarpe ‘Napoli colera’, quindi perché noi non le possiamo far entrare?”. Quindi era un po’ anche per questo, perché me l’hanno chiesto. “Ciro vive” e “Juve m***a” sono due messaggi ben diversi: il secondo è solo uno sfottò, ma niente di più, perché fondamentalmente non mi permetterei mai di istigare alla violenza, non sarò mai un promotore dell’odio. Lo sfottò e la presa in giro ci stanno, però poi a fine partita andiamo tutti a bere insieme, le risse non esistono, l’odio fisico non deve esistere. Lo sfottò ci deve stare perché fa parte dell’arcobaleno di colori del calcio, ma mai la violenza.

Per concludere: cosa ti senti di rispondere a chi accusa Mario Ferri di essere un cattivo esempio?
Io posso solo rispondere che fondamentalmente hanno ragione: non sono un buon esempio, me ne rendo conto, ma nello stesso tempo mi rendo anche conto che per come imposto io le mie invasioni sono delle invasioni goliardiche, simpatiche, mai violente, sempre furbe in modo da arrivare subito a bordo campo, perciò potrei anche essere un brutto esempio, ma chi mi segue sa che i messaggi che mando sono tutt’altro che brutti, di pace per la maggior parte.

Ecco un video amatoriale che riprende l’entrata in scena di Mario Ferri sul campo di gioco del San Paolo:

Il riepilogo di tutte le invasioni di Mario Ferri:

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