Il Pagellone del calciomercato invernale: poche luci, ma tanto Milan
Tante voci, suggestioni, attese ma poco, pochissimo di concreto in questo calciomercato.
Se qualcuno dovesse chiederci un giudizio a caldo sulla sessione invernale 2018-2019, non avremmo problemi a rispondere come sopra.
È stato un mese decisamente strano. Leopardiano verrebbe da dire, perché la felicità sta nell’attesa, ma quando arriva il momento si sgonfia tutto. E l’attesa del fatidico 3 gennaio, data di apertura ufficiale degli scambi, è stata scoppiettante. Tutte le grandi sembravano che non attendessero altro per rinforzarsi o per tentare di salvare una stagione che per qualcuno è iniziata con più di qualche handicap. E pareva che fossero pronte a farlo con nomi in mezzo tra altisonanti e da cinema.
Zlatan Ibrahimovic, prontissimo a ritornare al Milan dopo l’esperienza negli States. Cesc Fabregas, stanco delle panchine al Chelsea e anche lui nel mirino dei rossoneri, così come Godin, il centrale difensivo uruguayano tanto amato da Diego Simeone. L’Inter che (ri)sognava di arrivare al Pallone d’oro in carica Luca Modric, già accarezzato con debita distanza in estate. La Juventus che voleva far arrivare con sei mesi d’anticipo Ramsey, per l’assalto senza se e senza ma alla Coppa dalle grandi orecchie.
Tutte chiacchiere, voci, godurie per i tifosi e pagine riempite per i giornali.
Niente di tutto questo è arrivato, anche se questo non significa che la grande proletaria – per dirla con Giovanni Pascoli – non si sia mossa. Non tantissimo, ma lo ha fatto. Se poi bene o male, sarà solo il supremo giudizio del campo a dirlo.
Il voto più alto spetta al Milan (voto 8) se non altro perché l’unica delle “Big” – il problema è capire se i rossoneri, questi rossoneri, sono ancora tali – a fare mercato e tentare di rinforzarsi, anche perché ne avevano bisogno vista l’enorme quantità di infortuni capitata da ottobre in poi e la non eccessiva presenza di qualità in rosa. Sono arrivati due giovani di prospettiva. Il 21enne brasiliano Lucas Paquetà a centrocampo, che già ha dimostrato di saper tenere la palla tra i piedi, e il 23enne attaccante polacco Krzysztof Piątek, strappato al Genoa e che prende il posto di Gonzalo Higuain, volato oltremanica. L’ex grifone si è già messo in mostra mandando ko il Napoli nei quarti di finale di Coppa Italia. E colpi che certificano ancora di più quale sia la linea sposata dalla dirigenza di viale Aldo Rossi. Compagine verde per un progetto di ampio respiro negli anni, come dimostra la base di partenza comunque di rilievo: Donnarumma, Conti, Caldara, Calabria, Romagnoli, Kessie, Bakayoko, Suso, Calhanoglu, Cutrone. Il problema, però, anche per una questione essenzialmente economica oltre che di prestigio, si deve guardare anche al piccolo periodo e quindi a centrare la Champions League. Gli ultimi arrivati daranno la spinta necessaria? Non possiamo rispondere, ma quel che è certo è che, con la rosa tutta a disposizione e con un Calhanoglu finalmente competitivo, la banda Gattuso può giocarsela, seppur con limiti ancora evidenti.
Dietro i rossoneri si piazza la Fiorentina (voto 7,5), arricchita in attacco dalla caparbietà di Pantaleo Corvino nel volere a tutti i costi Luis Muriel, strappandolo proprio al Milan. Con il ritorno dell’ex Lecce, Sampdoria e Udinese, la viola ha rinforzato notevolmente il reparto offensivo che già poteva contare su Simeone e Federico Chiesa, uno dei giovani italici più interessanti e di sicuro talento, seppur ancora non continuo. Se Pioli dovesse trovare l’equilibrio giusto, l’Europa non è poi così irraggiungibile.
E poi? Dare altri giudizi è complicato. La Juventus ha giocato a dama perdendo Benatia e prendendo Caceres, ma non aveva bisogno di chissà quali rinforzi. Lazio (messo a segno nelle ultime ore l’acquisto di Romulo) e Napoli sono stati praticamente immobili, anche se da Formello sperano di recuperare quel Milinkovic-Savic che ha fatto invaghire mezzo vecchio continente l’anno scorso.
Inter e Roma, invece, meritano un discorso a parte. I nerazzurri, terzi in Campionato, fuori dalla Coppa Italia e retrocessi in Europa League, più che al mercato dovevano pensare ai non pochi grattacapi interni. Hanno aggiunto in rosa, in prestito, il terzino Cedric Soares, utile dopo l’infortunio di Vrsalyko. Ma c’è da fare i conti con il magone di Nainggolan, nostalgico della Roma sponda giallorossa e finora il grande flop del mercato estivo, un Perisic che vive da separato in casa, un Candreva finito ai margini, un Miranda richiamato dalle sirene del Principato di Monaco, un allenatore sempre e da sempre in bilico.
Oltre ad altri acquisti estivi che non hanno dato quel cambio di passo per restare più vicini ai cannibali bianconeri.
La Roma, invece, è una polveriera. Tutto è scoppiato e siamo davanti a un puzzle da ricomporre, chissà come. Ma le responsabilità non sono soltanto di Di Francesco – che comunque è ancora in lotta per il quarto posto e agli ottavi di Champions League contro il Porto – ma di una società non all’altezza della situazione, e di un mercato completamente fallimentare, parzialmente salvato da un giovanotto di nome Zaniolo.
Da segnalare, anche, il ritorno di Gabbiadini in Italia, sponda Sampdoria, quello di Kucka accasatosi al Parma, Thereau andato al Cagliari, Sansone e Soriano arrivati a Bologna per dare una mano alla salvezza dei felsinei.