Conte, Zeman e quel battibecco di troppo…

“Siamo andati contro Zeman e andremo contro Zeman”. Se proprio volessimo trovare un primo artefice di questo tira e molla targato Zeman e Juve, lo scoveremmo senza difficoltà nelle parole al veleno di Luciano Moggi, presidente e bandiera di quella Signora che, non pochi anni fa, apriva a quello che fu poi definito il terzo, grande scandalo nella storia del calcio italiano.

Foto a cura di Paolo Magliani

Eppure, a dodici anni di distanza da Calciopoli, il ritorno del Boemo in Serie A e l’omessa denuncia di Antonio Conte – campione d’Italia, ironia della sorte, proprio con la Juventus – hanno riacceso quella che per troppo tempo è stata la polemica per eccellenza. Quella tra Zeman, l’incorruttibile, e la Juve, quella “Signora” divenuta celebre a suon di truffe, condanne, intercettazioni, e chi più ne ha più ne metta. Già nel ritiro di Brunico l’ex tecnico del Pescara non le aveva mandate a dire (“Gli scudetti della Juve? Per me sono tanti quanti sono quelli assegnati. Poi se andiamo a vedere quello che c’è scritto su alcuni libri e su alcune carte, quelli sono anche troppi”), poi l’inevitabile reazione a catena. Prima Elkann (“Carrera in una giornata ha vinto più di Zeman in tutta la sua carriera”), poi Agnelli ed ancora Zeman (“Negli ultimi anni penso che la Juve non abbia dato esempi positivi”). Infine il Catania, il golazo di Osvaldo, un gioco non proprio convincente e un pareggio dall’amaro in bocca non hanno tolto a Zeman – ed ai suoi interlocutori – l’occasione di metter bocca, ancora una volta, nel caso Conte“Io penso che un allenatore che sta tanto tempo fuori dovrebbe autosospendersi, non può andare la domenica in panchina, dovrebbe tirarsi fuori”. Il pensiero sì lecito, ma ormai fuori luogo del Boemo, inizia a far storcere il naso. Non solo agli juventini. E mentre nei banchetti di fronte l’Olimpico tornano a campeggiare slogan e t-shirts dal ritrovato sapore anti-juventino, quello che sembrava essere il solito, banale siparietto estivo inizia ad essere di troppo. Se Zeman rappresenta realmente il lato limpido, onesto e puro del calcio, lasciasse ai giudici la facoltà di potersi pronunciare e, soprattutto, di poter decidere le sorti di chi, quel calcio, l’ha infangato per l’ennesima volta. Lasciasse ad altri l’errore di sporcarsi le mani entrando in affari che, tutto sommato, mai lo hanno riguardato e mai hanno riguardato la Roma. Perché ora la Roma deve pensare al campionato. Conte, intanto, il campionato lo osserva dietro un vetro.

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