Il defibrillatore semi-automatico diventa obbligatorio in tutti gli impianti sportivi

Che i tempi per una svolta completa nell’ambito della tutela della salute in ambiente sportivo, fossero maturi abbondantemente, lo si era capito chiaramente dopo la tragedia capitata a Piermario Morosini.

Fonte: soccermagazine.it

Ma il nuovo Decreto Sanità, approvato dal governo in questi giorni, va ben oltre ogni aspettativa ed impone a tutti gli impianti sportivi, siano essi di livello professionistico o amatoriale, di dotarsi di un defibrillatore semi-automatico. Il defibrillatore semi-automatico è uno strumento salva-vita, che può essere usato da personale specializzato anche NON Medico, purché erudito ed in possesso dell’attestato di idoneità conseguito dopo un corso chiamato BLS-D (Basic Life Support and Defibrillation), rilasciato dalle Asl, dalle società scientifiche e/o da organi competenti. Il defibrillatore semi-automatico che costa dai 1500 ai 5000 €, è un macchinario che, usato su una persona in arresto cardiorespiratorio, analizza lo stato del cuore e della circolazione e guida, attraverso una voce registrata, il primo soccorritore a compiere le corrette e necessarie manovre rianimatorie secondo protocolli ben precisi. In caso di assenza del battito cardiaco, il defibrillatore indica la necessità di eseguire il massaggio cardiaco esterno e le insufflazioni respiratorie (volgarmente chiamate “respirazione bocca a bocca”) secondo il protocollo vigente a livello europeo (30 compressioni cardiache e 2 insufflazioni respiratorie). In caso di presenza di battito cardiaco non efficace e patologico, il defibrillatore indica ed eroga la scarica elettrica (defibrillazione), attraverso l’uso della voce guida, facendo comiere al soccorritore una serie di passaggi obbligati. Egli stesso è il “team leader” della rianimazione del malcapitato. Il soccorritore con diploma BLS-D ha la responsabilità di prendere il defibrillatore da dove è custodito, chiuso a chiave, collegarlo alla vittima ed iniziare le manovre rianimatorie. Tutto questo deve essere fatto con il paziente su un piano rigido, a terra, posizionato correttamente (allineato) e scoperto al torace. Le manovre rianimatorie in questione, si attuano in attesa dell’arrivo dei soccorsi avanzati (medico 118, personale qualificato) ed in molti casi, è stato visto e valutato che servono a salvare la vita della persona. La disgrazia avvenuta sul campo di calcio di Pescara e quelle, meno note, purtroppo, capitate su campi e palestre sparse per tutto il territorio nazionale, hanno messo in mostra limiti gravi ed enormi nel soccorso alla persona in arresto cardiorespiratorio in ambito sportivo, in Italia.  Anche da parte di medici illustri, che si sono avvicinati alla vittima ma che non conoscevano i protocolli operativi della rianimazione cardiopolmonare. Il grande cattedratico clinico o il famoso primario, di un qualsiasi reparto ospedaliero, è competente come un qualsiasi altro cittadino se non ha quelle tre-quattro nozioni di base sulla rianimazione cardiopolmonare e se non ha a disposizione gli strumenti adatti a mettere in pratica la rianimazione avanzata (defibrillatore, ossigeno e presidi respiratori, laringoscopio, set per l’intubazione oro-tracheale)!  Medici più competenti di tutti gli altri, in Italia, per le manovre rianimatorie sono i medici del 118, perché fanno proprio questi interventi come professione, e gli anestesisti-rianimatori. Essi sono anche coloro che, formati adeguatamente e selezionati, insegnano ai soccorritori “laici” l’uso del defibrillatore semiautomatico. Il Decreto Sanità, in definitiva, fa compiere al nostro Paese, un grande passo in avanti e lo porta allo stesso livello di altri Paesi che, della “cultura del defibrillatore nei luoghi pubblici”, sono già pervasi da anni. Il defibrillatore obbligatorio in tutti gli impianti sportivi di ogni ordine e grado è,  finalmente, un atto legislativo importante e positivo del Governo Italiano.

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