Serie A, il pagellone 2014-15: la Roma
Dalla grande bellezza, alla grande illusione. La stagione della Roma è da 6: partita come una delle favorite, la Roma di Garcia ha fatto sussurrare dolcemente la parola scudetto ai tifosi, per poi salvare la stagione solo alla penultima di campionato in un derby al cardiopalma che vale l’accesso diretto alla Champions League.

PORTIERI, voto 6,5: un De Sanctis tra luci e ombre capace di commettere errori madornali (il brutto gol subito con il Sassuolo) riesce, comunque, a salvare la porta in diverse occasioni nonostante una difesa incapace di aiutarlo. Skorupski complice la Giovane età e la poca esperienza è il protagonista di vari pasticci tra cui il gol presto in Europa League conto la Fiorentina che risultò fatale.
DIFESA, voto 5: troppi i gol subiti per una squadra che mira ad tricolore e a far bella figura in Europa. Cole, Emanuelson ed Astori sono le grandi delusioni. Gli altri, sebbene meno svogliati, riescono a fare rimpiangere Benatia e far gioire diversi giocatori andati a segno per la prima volta in serie A proprio grazie alla Roma.
CENTROCAMPO, voto 7,5: Florenzi e Nainggolan si sono dimostrati gli unici, oltre al capitano, a non mollare mai dando ritmo al gioco, goal e rendimento costante: fanno venir voglia di prendere un pallone e correre a perdifiato come loro. Se da un lato ci sono queste due note liete, la stessa cosa non si può dire per Giotto Pjanic che dipinge la sua stagione più brutta in giallorosso mentre De Rossi si conferma come un importante difensore aggiunto e riesce a riscattarsi da qualche prestazione sottotono vista nelle precedenti stagioni.

ATTACCO, voto 6: pochi i gol fatti da coloro che avrebbero dovuto esser incisivi e portare e far brillare la Roma: stiamo parlando, ovviamente, di Ljajic e Iturbe. Il primo va a segno solo 9 volte per poi spegnersi gradualmente, il giovane argentino, addirittura soltanto 2: gol pensanti, arrivati nel derby e contro l’eterna rivale Juventus, ma pur sempre due, pochi per uno costato quasi 30 milioni di euro. Gervihno dopo la Coppa d’Africa torna tra le mura di Trigoria fuori condizione, senza fiato e privo anche del suo scatto in velocità che tanto fece tremare gli avversari. Il capitano Francesco Totti è l’unico capace di dare qualche soddisfazione alla tifoseria migliorando ogni suo record e risultando il capocannoniere della squadra, l’unico capace di andare in doppia cifra. Oltre ai grandi numeri, Totti è da lodare per il carisma, l’amore è la grinta che traspare in ogni singola gara disputata: se la Roma perde, lui recupera il pallone e poi dice ai compagni “Non c’è problema, ora gliene facciamo 4” mentre se è in panchina, si ultra e incita i deboli, dispensando importanti consigli.
RUDI GARCIA, voto 4: partiamo subito col dire che un allenatore non può farsi dare consigli da un giocatore, sebbene il suo nome sia Keita e il suo soprannome il professore. Il tecnico francese ha avuto il merito di pronunciare la sua parola scudetto per poi fare ricadere, a traguardo non raggiunto, la colpa alla stampa. Spesso i cambi non sono stati esatti: la scelta di mettere in campo giocatori fuori condizione, vedi Gervihno, Ljajic e Strootman, ha gravemente penalizzato l’andamento di tutta la squadra.