Serie A, Preziosi difende il presidente della Lazio: “Lotito non ha troppo potere”

Dopo Marotta, questa volta a parlare di Lotito, tocca al presidente del Genoa Enrico Preziosi che, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, spezza una lancia a favore del numero uno biancoceleste.

Preziosi - Fonte: genoacfc.it
Enrico Preziosi
Fonte: genoacfc.it

“Siamo stufi di essere rappresentati così. Lotito non fa affatto quello che gli pare, ma ha ricevuto deleghe precise da parte di 15 presidenti di Serie A, che hanno tutti una loro dignità e non possono essere messi in discussione. Lotito è l’espressione di un ampio fronte di società che rappresenta la maggioranza della Serie A. Non si può credere che lui sia il proprietario dei cervelli di altri 14 presidenti. Galliani, Zamparini, Pozzo, Ghirardi, il sottoscritto e altri ancora: noi non siamo asserviti a Lotito, anzi è lui che si muove seguendo i nostri input. L’abbiamo scelto come leader perché ha una spiccata personalità. Lui porta avanti i nostri interessi, non quelli suoi e basta”.

Preziosi non nasconde però che il patron della Lazio abbia anche qualche difetto: “Può essere criticabile per la sua sovraesposizione, ma ognuno ha il suo carattere. Lui ha un solo difetto: è l’unico in Italia a lavorare 26 ore al giorno, mi capita di ricevere sue telefonate anche alle due di notte. Nessuno di noi presidenti riesce a dedicare lo stesso tempo e la stessa dedizione. Ma sbaglia Marotta a dire che Claudio ha troppo potere. Il potere è in funzione del mandato che quindici presidenti gli hanno affidato. Quindici presidenti che non sono stupidi”.

Infine il presidente si concentra sul caso delle multiproprietà: “Il nostro sistema è basato sulle maggioranze. In Serie A ci vogliono 14 voti, poi in assemblea si può ridiscutere tutto, ma qualche decisione bisognerà pur prenderla, altrimenti prevale la logica della conservazione. Le multiproprietà non convengono a Lotito perché ha la Salernitana, ma è ciò che alla maggioranza dei club di A sembra più giusto per far crescere i giovani senza distruggere il campanilismo delle categorie inferiori”.

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