Tutte le anticipazioni sull’autobiografia di Pirlo: “Vicino a Roma ed Inter. Conte disse che facevamo schifo”

Il prossimo 30 aprile uscirà “Penso quindi gioco”, l’autobiografia  di Andrea Pirlo, scritta in collaborazione con il giornalista di Sky Sport, Alessandro Alciato.

Andrea Pirlo Foto di Илья Хохлов - Wikipedia
Andrea Pirlo
Foto di Илья Хохлов – Wikipedia

 

“La Gazzetta dello Sport”  ha pubblicato alcune anticipazioni:

 

La noia da Milan era il rischio che non volevo correre, ecco perché alla fine di quell’ultimo incontro ero dispiaciuto, ma il giusto. Come me, Galliani. Ci siamo lasciati senza rimorso. In mezz’ora, arrotondando per eccesso, ero fuori da lì. Galliani mi disse: “Andrea, il nostro allenatore Allegri pensa che se resti non potrai più giocare davanti alla difesa. Per te avrebbe pensato a un altro ruolo: sempre a centrocampo, ma sulla parte sinistra. Anche con te in panchina o in tribuna abbiamo vinto lo scudetto. E poi, Andrea, da quest’anno la politica della società è cambiata. A chi ha più di trent’anni, proponiamo il rinnovo di contratto solo per dodici mesi“. Non mi è mai capitato di sentirmi vecchio, neppure in quel preciso momento. Risposi: “Grazie, ma davvero non posso accettare. E poi la Juventus mi ha proposto un accordo triennale“. Ho declinato. Senza mai parlare di soldi, quel pomeriggio della primavera del 2011. Mai. Discorsi economici con Galliani, in quei trenta minuti, non ne sono stati affrontati. Volevo essere considerato importante, al centro del progetto, non un giocatore in lista per la rottamazione.

 

L’Inter? Sì, a un certo punto ci ho pensato, ma non ne sarei stato capace. Sarebbe stato davvero troppo, un affronto che i tifosi del Milan non avrebbero meritato.

 

Faremo una grande Roma”, continuava a ripetermi Baldini, ma degli americani che avevano acquistato il pacchetto di maggioranza mi diceva poco e niente. Mi sono insospettito. Se in quel momento la società ci fosse stata, se fosse stata vera e non presunta, viva sulla carta e non solo a parole, magari ci sarei anche andato. La città è bella, la gente speciale, il clima splendido, il fatto è che in quel periodo il futuro presidente, Thomas Di Benedetto, nessuno l’aveva ancora visto. Grazie (comunque) Roma.

 

Tra i fortunati, io lo sono particolarmente: ho conosciuto Antonio Conte. Mi sono dovuto confrontare con tanti allenatori e lui è quello che mi ha sorpreso di più. Gli è bastato un discorso, con tante parole semplici, per conquistare me e tutta la Juventus, pianeta su cui siamo sbarcati insieme. Il primo giorno di ritiro, in montagna, a Bardonecchia, ha convocato la squadra in palestra e si è presentato. Aveva già il veleno addosso. Si muoveva bene ad alta quota, perché le vipere sono fatte così. “In questa squadra, cari ragazzi, si viene da due settimi posti consecutivi in campionato. Roba da pazzi. Agghiacciante. Io non sono qui per questo, è ora di smetterla di fare schifo”. Sul campo di Vinovo, in allenamento, spesso vinciamo, per il semplice motivo che giochiamo contro nessuno. Non ci sono gli avversari, dal lunedì al venerdì non esistono. Ci obbliga ad affrontare partitelle undici contro zero, spingendoci a ripetere per quarantacinque minuti gli stessi movimenti, fino a quando non vede che riescono bene, fino alla nausea. Ecco perché poi trionfiamo anche undici contro undici. Se Arrigo Sacchi era un genio, allora lui cos’è? Mi aspettavo uno bravo, ma non così bravo. Pensavo a un allenatore con tanta grinta e altrettanto carisma, invece ho scoperto che anche tatticamente e tecnicamente ha da insegnare a molti suoi colleghi.

 

Tornassi indietro, solo una cosa non rifarei: scegliere il posto vicino a Buffon dentro il nostro spogliatoio allo Juventus Stadium, esattamente davanti alla porta d’ingresso. È il punto più pericoloso di tutta Torino, soprattutto tra il primo e il secondo tempo delle partite. Nell’intervallo Conte entra e, anche quando stiamo vincendo, lancia contro il muro – e quindi contro il mio angolino – tutto quello che trova, quasi sempre delle bottigliette di plastica, piene d’acqua. Frizzante. Molto frizzante. Diventa una bestia. Non si accontenta mai, c’è sempre un dettaglio che non gli va a genio, vede in anticipo ciò che può succedere nei successivi quarantacinque minuti. Una volta, ad esempio, perdevamo contro il Milan e non riusciva a farsene una ragione: “Contro quelli! Non capisco come non riusciamo a vincere contro quelli! E giocano pure male”.

 

 

 

 

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Francesco Maiorino

Nasce a Nocera Inferiore ma vive a Sant'Egidio del Monte Albino, nel salernitano. Grande appassionato di sport e (fanta)calcio, realizza un piccolo sogno entrando a far parte dell'ambizioso progetto di questa testata.

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