Violenza, cori e devastazioni: ecco quanto sta costando alle società il dodicesimo uomo in campo
Un tempo, in particolar modo negli stadi più calorosi, si era soliti identificare con l’appellativo di dodicesimo uomo in campo i supporters presenti sugli spalti, capaci – attraverso il loro incessante ed assordante incitamento – di caricare i propri beniamini e, talvolta, permettere loro di trionfare sugli avversari.

Foto di Gabriele Barberis – Wikipedia
Oggi, invece, l’influenza del dodicesimo uomo in campo ricade (questa volta in negativo) sulle casse societarie dei rispettivi club, costretti – in conseguenza alle scorrettezze dei propri tifosi – a pagare salatissime multe al Giudice sportivo Tosel. Secondo un’indagine di Panorama.it, pare che tale fenomeno stia assumendo rilevanza sempre maggiore: dopo appena 12 giornate dall’inzio del campionato sono già 840.000 (a fronte dei 327.000 spesi nella scorsa stagione) gli euro complessivamente spesi dalle società di calcio per rimediare alla maleducazione dei propri ultrà. Di questa cifra, poco meno della metà (330.000) è causata dall’intonazione di cori (30.000 euro per quelli razziali, 270.000 per quelli di discriminazione territoriale). Il club più ‘scorretto’ – secondo il quotidiano – è la Juventus, che paga l’acustica del nuovo impianto sportivo: sono 327.000 gli euro già spesi dall’inizio di questo campionato; quasi 700.000 da quando lo Juventus Stadium è stato inaugurato. Alle spalle dei bianconeri, quasi a rispecchiare la reale classifica del torneo, troviamo la Roma (multata fin qui di 136.000 euro), ed il Napoli (114.000), che paga le conseguenze della recente trasferta torinese.

La singolare classifica prosegue con Milan (109.000), Inter (89.000), Torino (61.000), Verona (40.000), Lazio (37.000), Bologna e Atalanta (30.000), Parma (15.000), Cagliari (10.000), Catania (9.000), Fiorentina (5.000), Sassuolo (4.000), Sampdoria e Livorno (3.000). In ultima posizione, a quota zero multe, troviamo Udinese, Genoa e Chievo, che anche nella passata stagione beneficiò della correttezza dei propri supporters.
Lo sconforto generato da questi dati è proporzionale al valore complessivo delle sanzioni, che a fine stagione (qualora la media dovesse rimanere invariata) sfiorerà i 2,6 mln di euro. Apprendere che queste cifre verranno destinate a progetti di promozione e beneficienza non muta l’elementare considerazione che tale esborso (o gran parte di esso) potrebbe benissimo essere evitato adottando maggiori controlli negli impianti sportivi e, soprattutto, potendo contare sul buon senso da parte di chi il calcio dovrebbe valorizzarlo e non distruggerlo.