Esclusiva-Pepe: “Con De Rossi finisce un’era calcistica. Spalletti mi cercò”

Cresciuto calcisticamente nella Roma, esploso in modo definitivo ad Udine, pluri-campione d’Italia con la Juventus. Già da questa brevissima descrizione i più attenti avranno capito di chi stiamo parlando. Simone Pepe è stato per molto tempo uno di quei giocatori che ogni allenatore vorrebbe in squadra, professionale, silenzioso ma sempre pronto a dare tutto in campo.

Del resto proprio con questo modus operandi l’ex esterno si è guadagnato anche un posto in Nazionale, con cui ha disputato 23 partite giocando anche lo sfortunato Mondiale di Sud Africa 2010. La carriera da calciatore del ragazzo classe 1983 si è conclusa nel 2017 a Pescara, ma questo non vuol dire che sia finito il suo legame col calcio: oggi infatti l’ex juventino è un procuratore sportivo ed è molto probabile che si continuerà a sentir parlare di lui negli ambienti che contano. Noi di Soccermagazine.it abbiamo contattato in esclusiva Simone Pepe per parlare con lui dei suoi anni da calciatore, di attualità e del suo presente.

Pepe – Fonte: Muhammad Ashiq, Flickr – Wikipedia

Hai vissuto tanti momenti importanti nella tua carriera. C’è però un ricordo al quale sei più legato?

Sicuramente l’esordio in Nazionale e il primo scudetto con la Juventus sono tra i ricordi che custodisco più gelosamente.

Hai invece dei rimpianti?

No, direi di no. Non ho mai avuto rimpianti nemmeno per quanto riguarda gli infortuni. Credo che tutto ciò faccia parte del gioco e mi reputo già un ragazzo super-fortunato ad aver fatto questa carriera e questa vita. Ho fatto tutto ciò che mi piaceva come mestiere realizzando un sogno.

In Nazionale hai vissuto anche la sfortunata spedizione sudafricana. Cosa non andò in quell’occasione?
Secondo me non c’è stato un ricambio generazionale dal 2006 al 2010. Nel primo caso erano 18 campioni e 5 bravi calciatori nel 2010 avevamo 7-8 campioni, che da lì a poco avrebbero smesso, e tanti giocatori bravi ma che non avevano l’esperienza internazionale per affrontare oltre un certo livello.

In Nazionale hai condiviso lo spogliatoio con un calciatore con cui sei anche cresciuto nel settore giovanile della Roma: Daniele De Rossi. Che ne pensi del suo addio ai giallorossi?
Siamo cresciuti insieme io e Daniele. È un addio che, ti dico la verità, mi è dispiaciuto moltissimo perché oltre al calciatore è un grande uomo. Lo conosco benissimo e posso dire che è un ragazzo d’oro e l’ha dimostrato anche ieri in conferenza stampa, perché nonostante l’amarezza con una battuta è riuscito a sviare ogni polemica che magari un altro in un momento di amarezza avrebbe fatto. Finisce un’era calcistica, perché la Roma dopo Totti perde un’altra grande bandiera, ma dispiace anche per il nostro campionato.

C’è un aneddoto che ti viene in mente ripensando al tuo periodo alla Juventus?
Difficile da dire, sono davvero tanti. Io il primo anno che sono arrivato ho capito subito cosa volesse dire giocare alla Juve. Quando arrivi lì capisci che devi vincere perché chi ha giocato prima di te ha vinto e chi arriverà dopo di te vincerà. Non a caso la frase storica è “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

Conte potrebbe essere l’uomo giusto per l’Inter?

Il mister può essere l’uomo giusto per ogni squadra. L’unica cosa che mi sento di dire è che se lui accetta una determinata situazione è perché c’è un progetto che gli può permettere di vincere, altrimenti non si avventura in situazioni difficili. E, a quel punto, lui è un’arma in più perché è un allenatore come pochi.

Il Napoli invece non riesce ancora a colmare il gap con la Juventus…

Sono una buonissima squadra, ma è normale che finché i bianconeri fanno campionato a sé è dura rimanere attaccati al primo posto. Hanno preso un allenatore fortissimo e hanno calciatori importanti però forse manca ancora qualcosa per arrivare a competere con gli uomini di Allegri.

Cosa pensi invece del caso di Insigne?

Lui è un calciatore straordinario, non so effettivamente cosa sia successo però. Una settimana fa si diceva che fosse tutto chiarito, adesso sembrerebbe essere cambiato qualcosa. Bisognerebbe però sapere meglio cosa sia successo per poter giudicare…

Ti rivedi in qualche calciatore dell’attuale Serie A?

Difficile da dire. C’è sempre un’evoluzione nel calcio. È come quando si provano a paragonare Maradona o Messi: impossibile farlo perché i tempi sono cambiati. Sinceramente non mi viene in mente nessuno anche perché io ero più un’ala vecchio stampo, ora magari ci sono giocatori forti che giocano negli ultimi trenta metri e sono decisivi, ma con caratteristiche differenti.

Oltre alle maglie di Roma e Juventus sei mai stato vicino a vestire la maglia di un’altra big?
Con Inter e Milan non c’è stata l’opportunità, sono stato invece vicino alla Fiorentina prima di andare alla Juventus. E sempre nel periodo in cui ero all’Udinese, Spalletti più di qualche volta voleva riportarmi alla Roma.

Spalletti che è l’altro nome legato al futuro dell’Inter, oltre a Conte di cui abbiamo già parlato. Tu continueresti con lui o c’è bisogno di cambiare?

Sono dinamiche troppo importanti da giudicare da fuori. Solo la società sa quello che è meglio. Ancora oggi non sappiamo cosa sia effettivamente successo nel caso Icardi, quindi dovranno vedere loro. Io so solo che Spalletti è un grande allenatore, così come lo è Conte. Quello che serve all’Inter lo devono capire i dirigenti che, per fortuna dei nerazzurri, sono grandi dirigenti, vedi Marotta o Ausilio. Sicuramente sapranno ciò che è meglio per loro.

Simone Pepe oggi. Qual è il tuo presente?

Io un anno e mezzo fa ho cominciato a fare il procuratore sportivo, cominciando con i ragazzi e mi sto divertendo molto. Vado avanti perché è una cosa che mi ha entusiasmato anche perché mi piace condividere con loro la mia esperienza. Poi un altro aspetto che mi piace è perché mi tiene vicino al mondo del calcio e spero che possa continuare nel tempo.

C’è qualcuno dei tuoi ragazzi che dobbiamo segnarci in agenda come prossimo crack?

Secondo me qualche ragazzo davvero interessante c’è, anche perché ho la fortuna di poter decidere con chi lavorare senza dover puntare a grandi numeri. Io voglio avere ragazzi su cui scommettere perché penso che possano fare qualcosa di importante. Non farò nomi perché devono semplicemente lavorare nella massima tranquillità, oggi la cosa importante è che loro si divertano. Al resto poi si penserà…

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