Esclusiva-Titti Improta: “Avrei voluto Immobile al Napoli. Nel calcio c’è ancora maschilismo”

Da diversi anni è uno dei volti principali di Canale 21: Titti Improta è una delle giornaliste più apprezzate nell’ambiente dell’informazione campana e ad oggi rappresenta indubbiamente una delle voci più fidate per i tifosi del Napoli. La Improta, però, non si occupa solo di calcio: oltre che in numerosi servizi di cronaca e politica per La7, infatti, è stata protagonista della trasmissione “Donnavventura” nel 2004. Titti ha rilasciato un’intervista a Soccermagazine toccando diversi temi d’attualità relativi al Napoli e non solo, fornendo il suo punto di vista anche sulla comunicazione calcistica contemporanea:

Titti Improta
Titti Improta insieme a Pierluigi Pardo in “Tutti in ritiro”
Mai come stavolta il Napoli ha la possibilità di vincere lo scudetto: rispetto a 30 anni fa, quali conseguenze e novità si augurerebbe nell’ambiente calcistico e non solo?
Mi auguro semplicemente una vittoria. Lo merita Napoli e lo meritano i napoletani. Considerando il potere mediatico del calcio, una vittoria del Napoli rilancerebbe ancora di più un’immagine positiva per l’ambiente. Avere in Italia una squadra vincente che sia alternativa alla Juventus sarebbe importante anche per il campionato italiano che aumenterebbe il suo appeal in Europa e nel mondo.

L’impressione è che rispetto agli anni passati il Napoli abbia acquisito una mentalità da big, vedendo ogni risultato al di fuori dei 3 punti come un insuccesso. Perché non c’è riuscito già con Mazzarri o Benitez?
La mentalità da big non è rappresentata dal vedere un risultato diverso dalla vittoria come un insuccesso ma dal sapersi rialzare e guardare avanti dopo un insuccesso, credendo fermamente nelle proprie capacità e nella propria forza.

Nel 2011 si ipotizzò di consegnare la maglia n°10 di Maradona a Lavezzi: se il Napoli vincesse il tricolore troverebbe romantico assegnarla ad uno tra Hamsik, Mertens o Insigne o sarebbe meglio lasciarla confinata nella leggenda anche in quel caso?
Ritengo non sarebbe giusto assegnarla dopo un’eventuale vittoria dello scudetto. Sarebbe come dire “adesso sì che te la sei guadagnata”. Maradona resta per me un mito ma credo che i giovani calciatori abbiano il diritto di sognare e desiderare di indossare quella maglia.

C’è un giocatore in particolare ed effettivamente raggiungibile sul mercato che Le sarebbe piaciuto o Le piacerebbe vedere nel Napoli?
Ritengo che la forza di questo Napoli sia nel gruppo e nel bel gioco impostato da Maurizio Sarri. La bellezza di questa squadra sta proprio qui. Quando hai un fuoriclasse, il gioco del collettivo viene sminuito dalle qualità del top player. Detto ciò mi sarebbe piaciuto vedere Ciro Immobile nel Napoli, per vederlo insieme ad Insigne, ma poi fece una scelta diversa.

I tifosi partenopei sentono molto la rivalità con gli juventini, i quali però non vedono nel Napoli un’avversaria alla stregua di Inter, Milan o Roma: teme che un eventuale trionfo azzurro possa essere sminuito e minimizzato dai bianconeri?
Un trionfo è un trionfo e non vedo per quale motivo debba essere sminuito.

Nonostante l’introduzione del VAR non si sono placate le polemiche arbitrali, anzi: paradossalmente adesso c’è un elemento in più per discuterne. Nell’ambiente giornalistico napoletano persiste ancora la paura che un giorno possa scoppiare una nuova “Calciopoli”?
Penso che l’introduzione del Var sia positivo ma che si debba e possa ancora lavorare per migliorare lo strumento e la formazione degli arbitri. La trasparenza nel calcio genera fiducia ed avvicina ancora di più il pubblico. Soprattutto quello sfiduciato dall’era Calciopoli.

La tifoseria napoletana è ancora oggi tra le più vessate sul piano della discriminazione territoriale. Perché i calciatori di squadre rivali, a volte persino amici grazie alla Nazionale, non approfittano mai dei microfoni per toccare l’argomento?
Forse perché non ne parlano abbastanza tra di loro. A me capita ancora, viaggiando, di conoscere gente che mi dice “Davvero sei di Napoli? Non pensavo…”. Questo vuol dire che c’è tanto pregiudizio nei confronti dei napoletani.

Tra giornalisti, giocatori e persino presidenti oggi quasi tutti possiedono un account su Facebook, Twitter o Instagram: quanto è cambiato secondo Lei il modo di vivere il calcio con l’avvento dei social?
Si è completamente trasformato. L’avvento dei social sta mutando la comunicazione. Prima esisteva il rapporto diretto con i protagonisti del calcio. C’era l’emozione di una dichiarazione, un commento da trascrivere sul taccuino o registrare in tv o radio ed i media erano lo strumento attraverso il quale il pubblico poteva avvicinarsi ai protagonisti. Adesso basta accendere uno smartphone e leggi tutto. Ma si tratta di una comunicazione fatta più di immagine che di contenuti. A mio giudizio prima era tutto più affascinante.

Il mondo dell’informazione calcistica è costituito soprattutto da uomini, tanto che una volta il tecnico Mihajlovic inveì contro le donne del settore. Lei che oggi presiede la Commissione Pari Opportunità dell’OdG, come risponderebbe ad un attacco simile alla Sua categoria?
Rispondo che nel calcio esiste ancora tanto maschilismo e che le donne devono sgomitare di più per mostrare le loro capacità. Il fatto che molte donne non abbiano giocato a calcio, non significa che non siano in grado di parlarne. Ci vorrebbe più garbo ed educazione in generale. I social hanno sdoganato troppa maleducazione e termini volgari. Con la commissione che presiedo lavoriamo ad un progetto rivolto agli studenti delle scuole superiori per il corretto utilizzo delle parole, nella vita e sui social.

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