Il punto/Serie A: le big vincono tutte insieme appassionatamente

L’11esima giornata di Serie A, quella in cui hanno vinto tutte le squadre che occupano i primi 4 posti in classifica, parte dalla fine perché l’uomo copertina è sicuramente lui, Andrea Romagnoli, 23enne difensore centrale e capitano del Milan. Che, in quattro giorni, ha capito e ha fatto capire di poter essere tremendamente decisivo con i suoi goal se ci sono da vincere le partite ben oltre il 90’. Lo ha fatto con una sforbiciata non in bello stile ma efficace mercoledì contro il Genoa, regalando il 2-1 finale, e si è ripetuto ieri sera al minuto 96 con una bordata da autentico centravanti all’interno dell’area di rigore, consentendo ai suoi di passare sul difficile campo di Udine.

Pallone campionato Serie A - Fonte: Danilo Rossetti
Pallone campionato Serie A – Fonte: Danilo Rossetti

Due reti per sei punti psicologicamente fondamentali per una compagine, quella rossonera, che sta gettando il cuore oltre l’ostacolo restando aggrappata al treno per la Champions League.

Nonostante i cerotti e le pedine mancanti. Privo di uomini non di poco conto come Biglia, Bonaventura, Calhanoglu (i pochi che sanno abbinare cervello a qualità nella rosa, e si è fatto male anche Higuain), il Milan, tra domenica scorsa e ieri ha vinto di grinta, di cuore, di spirito di gruppo, di abnegazione, di sacrificio e, a tratti, vedi secondo tempo contro il Genoa e di ieri sera, di belle trame di gioco, mandate in fumo da troppi errori in fase di conclusione. Tutte caratteristiche che dimostrano, ma questo si sapeva già, che il collettivo era ed è con Gennaro Gattuso, da cui, forse, ha ereditato la tenacia fino davvero all’ultimo secondo.

Sei vittorie in Campionato in 11 partite, tre consecutive, 21 punti a pari merito con la Lazio, e finalmente porta inviolata dopo mesi e mesi. Il problema, però, è che adesso arriva una settimana calda con avversari un po’ più consistenti, con il Betis a Siviglia in Europa League, e il posticipo casalingo contro la Juventus di domenica sera. Ideale per capire quanto si possa continuare ad andare oltre gli assenti, sperando che nel frattempo diminuiscano.

Ma c’è un dettaglio non trascurabile. Delle sei vittorie totalizzate, ben tre sono arrivate in pienissimo recupero (c’è anche quella contro la Roma agguantata al 95’). Non può essere solo questione di benevolissima sorte.

 

 

Le altre big della Serie A hanno vinto un po’ più agevolmente dei rossoneri.

La capolista Juventus, sia pur non brillando ma vincendo più di forza, di sostanza, di enorme qualità e quantità, ne ha rifilate tre al Cagliari arrivando già a 31 punti dopo 11 giornate, una quota record non raggiunta neanche da Fabio Capello e Antonio Conte. I Campioni d’Italia, forse giocando al gatto che dà la caccia al topo, non esprimono un gran calcio in questo momento, non sono scintillanti, sono un po’ troppo leggerini nella fase difensiva e danno la sensazione di voler vincere senza sforzarsi troppo, perché l’obiettivo vero è la “maledetta” Coppa Campioni. Già così, però, fa un Campionato a parte e rende vane le rincorse delle più immediate inseguitrici.

Che vincono, entrambe, a forza cinque, sia pur in modo diverso.

Il Napoli di Carlo Ancelotti di fioretto contro l’Empoli, trascinato da un Mertens in versione cecchino – 98 reti in casacca partenopea, e sesto marcatore di sempre – ma senza volersi sporcare un po’ troppo le mani (capirai, domani c’è il Paris Saint Germain), l’Inter di spada contro un Genoa che ha potuto fare ben poco contro lo stato di forma fisico e mentale al top dei nerazzurri.

La banda Spalletti ha la difesa più forte non solo della Serie A, ma di tutti i principali Campionati europei (sei reti al passivo, come l’Atletico Madrid), non segnava tre goal “italiani” dal gennaio 2012, e non è un caso che sabato abbia mandato a segno soltanto i centrocampisti. Segno che la metacampo, visti i rinforzi arrivati in estate, è il reparto più forte interista. Settima vittoria consecutiva, 25 punti in cascina, e terza gara senza subire reti. La domanda è sempre la solita, però: è sempre un fuoco in paglia o lotterà per il Tricolore fino alla fine questa stagione?

E poi c’è la Lazio, che ne ha rifilati quattro alla Spal con una doppietta di Ciro Immobile. Per i biancocelesti, però, il confronto con l’anno scorso è impietoso: nel 2017-2018, dopo 11 giornate, avevano raccolto ben 28 punti, sette in più di oggi, e avevano bucato la porta avversaria ben 31 volte contro le 17 di questa stagione. Mancano i goal di Luis Alberto e Milinkovic-Savic, quasi due fantasmi finora a Formello.

La Roma, invece, continua a non carburare. Tanto bella e scintillante in Europa, quanto discontinua e sull’altalena in patria. A Firenze si è salvata all’85’ con un guizzo di Florenzi (al quinto goal consecutivo dopo il 60’), ma recrimina per un evidentissimo errore arbitrale sul vantaggio viola. Errori altrui a parte, però, i giallorossi sono a – 9 da Inter e Napoli e a -5 dal quarto posto.

Allora: Juventus a fare la lepre; Napoli e Inter che si contendono il ruolo di inseguitrice principe, le altre a contendersi il quarto posto. I blocchi che iniziano a formarsi.

 

 

Il resto del weekend ha certificato la terza sconfitta consecutiva di Gian Piero Ventura sulla panchina del Chievo, l’aria da alta quota del Sassuolo, il roboante squillo esterno del Torino, con Andrea Belotti che torna a esultare dopo 479 minuti, il conseguente momento di appannamento della Sampdoria (sette reti subite in due domeniche), il prepotente ritorno dell’Atalanta, al terzo successo consecutivo in questa Serie A.

 

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