Tra sorrisi e rammarichi: l’Europa League delle italiane
Gli dei del calcio, ammessa la loro esistenza, hanno ascoltate le preghiere e i cori dei tifosi italiani. O forse solo in parte, perché le partite di ritorno dei Sedicesimi di Europa League, ci hanno lasciato una dolceamara verità in bocca.
Partiamo dai sorrisi di San Siro, che vede un Milan giocare in scioltezza, forte dello 0-3 dell’andata, e archiviare la pratica Ludogorets con facilità. Passaggio del turno e undicesimo risultato utile consecutivo per gli uomini di Gattuso, che davvero sembrano aver cambiato marcia, arrivando in forma smagliante al trittico di big match con Roma Lazio e Inter. Il sorteggio non troppo benevolo vedrà i rossoneri confrontarsi con l’Arsenal di Wenger, come se quegli stessi dei del calcio avessero deciso di proporre una reale prova del nove, atta a verificare le reali potenzialità di questo Milan. Chi vivrà, vedrà.
L’altra squadra che passa agli ottavi è la Lazio: dopo lo spavento di Bucarest, i biancocelesti sfoderano una prestazione eccezionale, coronata da un pokerissimo e da una qualificazione ottenuta senza troppi patemi d’animo. Ma le buone notizie non finiscono qui, infatti la conferma dell’ottimo stato di forma di Immobile, autore di una tripletta, e la grandissima prova di un Felipe Anderson ritrovato, si sommano alla soddisfazione per il buon sorteggio che le urne di Nyon hanno riservato alla formazione laziale: l’8 marzo affronterà la Dinamo Kiev, formazione giovane e insidiosa, ma alla portata degli uomini di Inzaghi.
Passiamo ora alle note dolenti: il Napoli doubleface si conferma dedito a continuare esclusivamente il cammino domenicale, dove sta dando vita a una sfida con la Juve che finora ha del leggendario. Il rammarico per l’eliminazione c’è (il 2-0 a Lipsia non basta), non è da nascondere, ma è sicuramente mitigato dallo stratosferico campionato che Sarri e associati stanno portando avanti, e in questo senso i “miseri” 15mila paganti dell’andata, costituiscono una prova. Il pericolo, calcolato, è quello di rimanere con il cerino in mano: speriamo solo che per il Napoli questa eliminazione sia solo un aneddoto divertente da raccontare a maggio, un ricordo che non lasci rammarico.
Gli inglesi dicono “the last but not the least” (l’ultimo non per importanza) ed è un concetto che può essere applicato perfettamente all’Atalanta: considerata da tutti l’ultima ruota del carro è stata la squadra che più ha portato in alto i colori dell’Italia, chiudendo al primo posto un girone di ferro e facendo venire gli incubi ai tedeschi per 83′. Uscire così fa male, soprattutto per un errore dello stesso Berisha che aveva tenuto a galla la Dea fino ad allora. I matchpoint falliti dai bergamaschi sono forse il rimpianto più grande, ma una squadra così unita e così combattiva per quelle che erano le reali potenzialità del gruppo restituisce speranza e positività ad un intera Italia del pallone. Giù il cappello.
Nella strada verso la finale di Lione rimangono Milan e Lazio, con la ferrea volontà di arrivare in fondo a alzare per la prima volta il trofeo.