Verdi-Napoli e poi muori: ecco cosa sarebbe successo

“Vedi Napoli e poi muori”: una frase malinconica, utilizzata da poeti e turisti per descrivere il senso di tristezza nel momento in cui ci si allontana dal Golfo della città campana.

Simone Verdi – Fonte: bolognafc.it

Piccolo gioco di parole, però la domanda sorge spontanea: cosa c’entra con Simone Verdi? Esiste una doppia “legge”, seppur non scritta, che potrebbe dare ragione alla decisione del giocatore di rimanere a Bologna, evitando una morte calcistica preannunciata da statistiche e aneddoti. Anche se, per una curiosità, pure il “rifiuto” potrebbe costare caro. Facciamo ordine.

Verdi ha evitato il trasferimento in azzurro, dopo il corteggiamento di Maurizio Sarri per le qualità del classe ’92, già apprezzate ai tempi dell’Empoli. Una decisione che ha diviso l’opinione pubblica in due parti, tra chi lo ha difeso e chi lo ha attaccato. Il centrocampista offensivo ha deciso di rimanere alla corte di Roberto Donadoni, spiegando attraverso il suo profilo Twitter la decisione di questa scelta:

“Non ho nulla contro Napoli e i napoletani, anzi… ma in un calcio che non ha più bandiere e non ha più punti di riferimento mi sento in obbligo di continuare la stagione con una società che fin da subito ha creduto in me, come giocatore e come uomo. Sarebbe stato irrispettoso lasciare tutto e andare via. Ringrazio i tifosi che in questi giorni mi hanno fatto capire che avevano ancora bisogno di me. Io ci sono! Ancora con questi colori! Forza Bologna”.

Un attimo prima, intervistato da Sky Sport, il giocatore aveva già dichiarato la sua posizione:

“Non è stato un no al Napoli né alla città di Napoli né ai tifosi del Napoli, che ringrazio per l’affetto che mi hanno dimostrato. Ringrazio Giuntoli, che ha provato in ogni modo a convincermi, Sarri mi ha chiamato al telefono – “se vieni qui sarei felice”, mi ha detto , come Sepe e Tonelli, ma io non me la sento di lasciare Bologna, l’ho detto al mister. Al Napoli nessuno ti può garantire il posto sicuro, è una grande squadra, in ogni momento devi lottare al cento per cento per giocarti il posto e per farlo devi avere serenità e carica assoluta, cosa che non avrei avuto. Lusingato dell’offerta ma non volevo lasciare il Bologna a gennaio e sono tornato sulla mia decisione».

Facciamo un passo indietro. Simone Verdi ha fatto parlare di sè per aver rifiutato un’offerta importante di una squadra big, come il Napoli. Una decisione che, a detta sua, non sarebbe scaturita dalla paura di non giocare per l’idea di Sarri e i suoi 11 fedelissimi che difficilmente cambia dalla formazione-tipo di ogni domenica. Al di là di questo, anche se Verdi lo avesse fatto per altri motivi come lui stesso ha dichiarato, vi proponiamo delle “leggi”, tra numeri e statistiche, che confermano positivamente la scelta del giocatore pavese.

  1. IL NAPOLI COMPRA A GENNAIO, MA I GIOCATORI NON RENDONO

Che Maurizio Sarri si fidi dei suoi “undici” e difficilmente li tocchi, è cosa nota. Abbiamo provato ad analizzare tutte le operazioni del mercato invernale del Napoli dalla stagione 2009-2010, da quando sulla panchina azzurra si sono succeduti Roberto Donadoni, Walter Mazzarri, Rafael Benitez e, appunto, Sarri. I dati che emergono testimoniano che il trend compri a gennaio e poi i giocatori non rendono in casa Napoli non è stata solo abitudine sarriana. Difficilmente si riescono a comprare giocatori importanti e di carriera duratura nel periodo invernale, però statistiche alla mano la prima “legge” dà ragione alla scelta di Simone Verdi (ad eccezione di casi particolari). Se fosse arrivato in questa finestra di mercato, avrebbe fatto la stessa fine?

  • Gennaio 2010:

A. Dossena: 109 presenze e 3 gol in due stagioni complete e due mezze. Giocatore funzionale per quel Napoli, ma che di certo non ha più lasciato traccia nel futuro, tra una serie di prestiti ed esperienze di poca rilevanza.

L. Insigne: caso a parte. Giocatore proveniente dalle giovanili azzurre. (242 presenze e 59 gol, ancora in Rosa)

  • Gennaio 2011:

V.Ruiz: 7 presenze e 0 gol, solo mezza stagione.

G. Mascara: 25 presenze e 4 gol, due mezze stagioni.

  • Gennaio 2012:

E. Vargas: 28 presenze e 3 gol, due mezze stagioni

  • Gennaio 2013:

Rolando: 9 presenze e 0 gol, mezza stagione

P. Armero: 33 presenze e 0 gol, due mezze stagioni

Radosevic: 10 presenze e 0 gol, una stagione completa e due mezze.

E. Calaiò: 8 presenze e 0 gol, mezza stagione nella sua seconda avventura al Napoli (aveva già militato tra il gennaio 2005 eD il giugno 2008).

  • Gennaio 2014:

Jorginho: 143 presenze e 6 gol. Altra eccezione, visto che è stato preso in considerazione seriamente solo alla fine della prima stagione di Sarri dopo un periodo gestito con poca convinzione. Ancora in rosa.

Ghoulam: 153 presenze e 2 gol, si potrebbe fare lo stesso discorso di Jorginho. Ancora in Rosa.

Henrique: 38 presenze e 2 gol, una stagione intera e due mezze.

  • Gennaio 2015:

M. Gabbiadini: 79 presenze e 25 gol, una stagione intera e due mezze. Poca rilevanza, ha giocato da separato in casa per la maggior parte della sua parentesi azzurra.

Strinic: 39 presenze e 0 gol, due stagioni intere e una mezza.

  • Gennaio 2016:

A. Grassi: 0 presenze e 0 gol, mezza stagione.

V. Regini: 1 presenza e 0 gol, mezza stagione.

  • Gennaio 2017:

Leandrinho: 0 presenze e 0 gol, mezza stagione.

L. Pavoletti: 10 presenze e 0 gol, mezza stagione. Caso più eclatante: l’attaccante è stato comprato per sostituire l’infortunato Milik, ma al suo posto troverà molto spazio Mertens adattat nel ruolo di falso nove.

(DATI PRELEVATI DA TRANSFERMARKT.IT E WIKIPEDIA.IT)

A margine di questa carrellata di dati, da sottolineare la scarsa incisività dei giocatori italiani.

2. MAURIZIO SARRI NON CAMBIA GLI 11 TITOLARI: ECCO LE SUE DICHIARAZIONI

Maurizio Sarri è conosciuto per far giocare bene le sue squadre, qualità apprezzata dallo stesso Pep Guardiola. L’idea sarriana, però, è anche arricchita dalla fedeltà a 11 giocatori (o poco più) che poche volte vengono cambiati durante il corso delle partite, come abbiamo spiegato prima. Dei fedelissimi, insomma, a cui l’allenatore napoletano difficilmente rinuncia. In questo preciso momento, dopo il “no” pronunciato da Verdi per un eventuale trasferimento in azzurro, ci sono ritornate in mente le parole dello stesso Sarri dopo la partita di Champions League contro il Feyenoord, il 6 dicembre del 2017. Una dichiarazione precisa e diretta che vi proponiamo di seguito:

Quando si parla di gestione della rosa avete le idee confuse. Gestire la rosa non significa dare gli stessi minuti agli stessi. Se ho Messi e Denis Suarez, che è un grande a me piace tanto, ma non fanno 2mila minuti a testa, altrimenti fanno decine di punti in meno. L’obiettivo è fare punti. Se uno che sta giocando è stanco ma più forte di uno che non sta giocando ed è riposato, l’80% di 10 è 8 mentre il 100% di 7 è 7. La gestione è per vincere le partite. Alcuni per noi sono indispensabili e devono stare in campo sempre. Del resto non mi interessa niente, anche perchè li vedo io i giocatori. La gestione è vincere”.

In aggiunta, sempre in quella conferenza, a modo di riassunto:

“Se uno che sta giocando è stanco ma più forte di uno che non sta giocando ed è riposato, giocherà quello più forte”.

Attualmente in Rosa, nel ruolo di Simone Verdi, il Napoli dispone di Insigne, Callejon e Mertens. All’occorrenza: Giaccherini come esterno del tridente (5 presenze e 0 gol in questa stagione) e Ounas (11 presenze e 0 gol al primo anno in azzurro). Tre fedelissimi, due riserve utilizzate con il contagocce. E Verdi, in tutto questo?

Il discorso è tutto basato su delle statistiche che, però, parlano chiaramente. Tra aneddoti e curiosità, c’è anche da sottolineare l’altra faccia della medaglia. La storia del calciomercato ci rivela che Simone Verdi non è l’unico giocatore ad aver rinunciato al trasferimento in azzurro. Diversi episodi si sono succeduti nella storia, alcuni con protagonisti particolari: giocatori che, ad oggi, sono spariti dal giro delle “grandi”. Tra i tanti: Robert Acquafresca, Rolando Bianchi, Christoph Kramer, D’Agostino, Maxime Gonalons che dopo aver rifiutato un passaggio al Napoli non hanno avuto più un altro treno importante su cui salire.

Chi avrà ragione? Il campo ci chiarirà tutto.

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