Petkovic e Colantuono, l’elogio alla normalità

Vladimir e Stefano, rispettivamente quinto e sesto in classifica, sono gli uomini ‘nuovi’ di questo inizio di campionato, bravi a catalizzare su di loro e sulle loro squadre attenzioni inattese, e complimenti giusti quanto meritati.

 

Due storie diverse, distanti più di quei quattro punti che attualmente segnano la differenza in classifica.
Il primo, nato nel trambusto di una disorientata Sarajevo il 15 Agosto di quarantanove anni fa, ha girovagato il continente per inseguire il suo personalissimo sogno calcistico, imparando otto diverse lingue per poterlo spiegare agli altri, a chi, come Tare e Lotito, sarebbe stato disposto a dargli fiducia.

Fonte: http://www.bscyb.ch Autore: BSC Young Boys. Original uploader was Amstuzmarco at de.wikipedia

Lo ‘zingaro’ (lungi dall’essere un’offesa, ma solo un’esaltazione della sua voglia di girovagare) della panchina è arrivato alla ribalta oggi dopo una carriera da giocatore non necessariamente memorabile e tanti anni di gavetta tra la Turchia, la Croazia e la Svizzera, la terra in cui più di tutte ha potuto studiare con tranquillità da maestro della panchina.
Bellinzona, Lugano, Young Boys, poi il Sion, dopo una parentesi al Samsunspor, prima di arrivare alla grande opportunità italiana; si, perchè per qualcuno l’Italia è ancora un motivo di vanto, un Paese in cui poter cominciare un’esaltante esperienza lavorativa, e cosi il gran lavoro svolto negli anni portano la Lazio ad interessarsi a quest’uomo nuovo che con il calcio italiano poco ha a che fare.
Riservato, schivo ma sempre diretto, con una gran etica del lavoro – insomma, tutto quel che non è facile trovare in Italia – Petkovic arriva a Roma con uno strascico di dubbi e punti di domanda che già s’erano trasformati nel più classico dei “ve l’avevamo detto!” dopo il disastroso precampionato disputato dai biancocelesti.
Eppure, l’uomo silente della capitale, ci mette poco a far innamorare i suoi tifosi; la Lazio è oggi una squadra salda nelle mani del suo tecnico e soprattutto fuori dagli sbalzi umorali del suo presidente. Tatticamente impeccabile nelle due fasi, i biancocelesti potranno giocarsela fino alla fine quantomeno per un piazzamento nell’Europa che conta, trascinati dal solito Klose e dal duo Hernanes-Candreva, completamente rinati agli occhi del calcio italiano grazie all’intelligenza tattica del loro allenatore.
Alter ego perfetto dell’uomo che sede sull’altra panchina della capitale, Vlado s’è già aggiudicato il primo derby; in effetti per lui la sostanza vale più di mille parole.

 

 

Un anno in più ma tanti chilometri in meno per Stefano Colantuono; da Roma a Bergamo, passando per Sambenedettese, Catania, Perugia, Palermo e Torino in appena dieci anni di panchina.

Fonte immagine: Violachannel.tv

Anche per lui tanta gavetta, e anche per lui dai successi in Serie C fino alla consacrazione in massima serie il passo è breve.
L’Atalanta l’aveva già conosciuta dal 2005 al 2007, ma due anni fa, come la più conosciuta parabola del figliol prodigo, ci è tornato perchè, in fondo, quello con la Dea è un legame speciale.
Colantuono si sta preparando al salto di qualità della sua carriera, aiutato da una società che gli ha messo a disposizione il miglior materiale tecnico che la Serie A può far registrare; da Percassi a Marino, tutti hanno piena fiducia in lui, nel suo lavoro, nei suoi risultati.
Il primo ‘miracolo’ lo scorso anno, quando lui e l’Atalanta riescono ad annullare il -6 di penalizzazione alla partenza e conquistano un dodicesimo posto che trasuda d’orgoglio per la salvezza ottenuta; quest’anno il -2 da cancellare è stato quasi uno scherzo per i nerazzurri che ora si ritrovano sesti a -4 dalla Lazio, con una squadra che gioca un calcio semplice quanto efficace, con l’incombente etichetta di ‘ammazza-grandi‘ da rispettare.
Citofonare Milan, Napoli e Inter se non ci credete.

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