Calcioscommesse: Masiello e quel viaggio a Lecce. Carella smentisce l’ex Bari
Le parole dell’ex difensore del Bari Andrea Masiello, arrestato nell’ambito delle indagini della Procura di Bari sul filone relativo al calcioscommesse, rischiano di far emergere uno scenario devastante per il calcio italiano. La sensazione è che le dichiarazioni del difensore, anche se solo parzialmente vere, potrebbero svuotare quel “vaso di Pandora” che sembrerebbe esserci in merito a questa vicenda.
Ciò che fa riflettere è innanzitutto il sistema, la rete che si era creata. Calciatori che tramite alcuni amici fidati riescono a concordare con calciatori di altre squadre il risultato o quantomeno se fare della partita un “over 3,5”, un “goal” etc.
Quello che Masiello ha detto al giudice per le indagini preliminari di Bari Giovanni Abbattista, messo nero su bianco in un verbale di 94 pagine, è agghiacciante perché fa emergere la sensazione che lo scorso campionato sia stato letteralmente falsato nelle ultime giornate. L’attenzione è focalizzata sul derby dello scorso 15 maggio fra Bari e Lecce. I galletti erano già matematicamente retrocessi mentre la formazione salentina stava lottando con il coltello fra i denti per raggiungere la salvezza.
Secondo quanto raccontato da Masiello al gip di Bari, l’ex difensore biancorosso sarebbe stato avvicinato da una persona “vicina” alla società giallorossa che gli avrebbe proposto di vendersi la partita per 300mila euro. Va subito detta una cosa su questo. Posto che il Lecce avesse comprato la partita allora si tratterebbe di un sistema ben oleato perché il presunto compratore si rivolge a Masiello sapendo di poter trovare in lui una efficace complicità. Pare che Masiello abbia provato a convincere altri compagni di squadra senza successo ma nonostante ciò, Masiello dice di aver rispettato i patti, tanto da favorire la vittoria del Lecce facendo l’autogol dello 0-2 che sancì l’automatica salvezza dei salentini. L’altro punto oscuro è quel viaggio verso Lecce per “l’incasso”. Negli atti, Masiello dichiara di essersi recato nel capoluogo salentino con Carella e Giacobbe (gli altri due amici arrestati). Lì, sempre secondo quanto detto da Masiello, incontrano una persona (di cui Masiello dice di non conoscerne l’identità ma che saprebbe eventualmente riconoscere) alta circa 1,90 m di 35-37 anni. Con quest’uomo sarebbero entrati nell’hotel Tiziano di Lecce e nella hall dell’albergo avrebbero ricevuto la somma in contanti “legati con fascette”, dice Masiello.
Anche in questa ricostruzione i punti oscuri sono diversi soprattutto alla luce delle parole degli altri due arrestati Giacobbe e Carella divenuti fondamentali per capire la veridicità delle parole di Masiello. Ebbene, sembra che i due abbiano smentito Masiello sulla finalità del viaggio a Lecce. Carella nel corso dell’interrogatorio ha dichiarato che fosse stato Masiello, il giorno prima, a chiamarlo e a chiedere a lui e Giacobbe di accompagnarlo nel Salento dove avrebbe dovuto incontrare per firmare un contratto per una sponsorizzazione.
Insomma, i cocci non si ricompongono e le diverse dichiarazioni degli arrestati stridono fra loro nei punti chiave. Ma alcuni capisaldi sono confermati. Masiello era uno dei calciatori che si vendeva le partite e tentava di coinvolgere nel giro anche altri compagni di squadra e calciatori di Serie A. I suoi compagni biancorossi, però, pare che abbiano sempre rifiutato. Lo dimostrerebbe il caso del match contro il Cesena. Secondo quanto raccontato dall’ex portiere e capitano del Bari Gillet (ora al Bologna) poco tempo prima della partita del Bari a Cesena, disputatasi lo scorso 17 aprile, alcuni ultrà biancorossi avrebbero avvicinato i calciatori negli spogliatoi imponendo ai tesserati del Bari di perdere il match con la squadra romagnola. Gillet dichiara che i giocatori si rifiutarono a quel diktat che per tutta risposta ricevettero delle minacce da questi tifosi. Alla domanda del pm: “Voi che cosa avete detto, cioè, cosa avete fatto? Avete riferito questa cosa agli altri?”, Gillet ha risposto di aver riferito il tutto ad Angelozzi (ds del Bari ndr) che avrebbe detto ai giocatori di chiudersi le orecchie, tapparsi la bocca e di giocarsi la partita normalmente.
In ogni caso, la vicenda è ancora molto lunga e sembra di capire di essere ancora solo all’inizio. L’impressione è che alcuni giocatori possano essere caduti nella trappola delle scommesse illegali, mondo che pare sia conosciuto benissimo all’interno dell’ambiente calcistico. La forza dei calciatori sta nel respingere al mittente le proposte di combine fatte dal faccendiere di turno. La preoccupazione sta nel fatto che in questo sistema non ci sia un vertice sotto cui stanno tutti ma, piuttosto, che esista una rete, un sistema creato e smontato da poche persone che si collegano ad altre creando un effetto a catena. In ogni caso, comunque vada bisogna fare piena luce sulla vicenda e capire i vari collegamenti per trovare il bandolo della matassa. Nello specifico caso di Masiello e del derby Bari-Lecce: a chi si sarebbe venduto Masiello? Esiste davvero un legame con il Lecce o il calciatore ha mentito? Il Lecce ha davvero comprato il derby per poi vendere la partita successiva contro la Lazio? C’è un criterio logico in un’azione di questo genere (che cadrebbe facilmente all’attenzione della magistratura)? Masiello ha coinvolto altri calciatori? Quante altre partite sono state truccate?
Per avere tutte queste risposte c’è bisogno di tempo e di qualche piena confessione (magari che rispecchi il significato della parola, cioè che venga detta la verità).