Gillet: addio tra lacrime e commozione

Fonte: violachannel

Si è tenuta in tarda mattinata di ieri, la conferenza stampa, nel corso della quale, l’ex- capitano del Bari, Gillet, ha voluto salutare e ringraziare la “sua gente”. Un velo di commozione ha travolto l’estremo difensore belga e i tifosi biancorossi, accorsi per salutare il proprio beniamino. “Ringrazio tutti i presenti, ha esordito Gillet, dopo 10 anni vissuti a Bari, non mi sembrava giusto andarmene con un semplice comunicato stampa. È giusto salutare la gente di Bari così, dal vivo. Bari è la mia vita, ci vivo. Non è stato facile andar via, ma era necessario farlo anche per il bene della società. Ringrazio il Presidente, tutti gli organi societari e la tifoseria”.

Dieci anni vissuti intensamente da colui che durante questi lunghi anni ha difeso con audacia e grinta i pali della porta biancorossa. A Bari l’hanno soprannominato “gatto di Liegi”: 1,81 di altezza (è stato il portiere più basso della serie A) ma dotato di capacità di elevazione straordinarie. Altri l’hanno battezzato “pararigori”per i numerosi tentativi avversari dal limite dell’area annullati dai suoi guantoni. Per i baresi era semplicemente il capitano, il simbolo di una squadra, di una città. E’ il 13 settembre 2010 quando il sindaco Emiliano consegna le chiavi della città pugliese al portiere belga: riconoscimento assegnatogli per il grande attaccamento ai colori biancorossi e per aver superato in numero di presenze un’altra storica bandiera barese. Con 360 presenze, infatti, Gillet supera il record detenuto da Giovanni Loseto ( 318 presenze), entrando così di diritto nella storia del Bari Calcio.

Gillet, protagonista dei momenti belli ma anche di quelli brutti, si sofferma poi, su quest’ultima annata assai “amara”, giustificando la propria scelta di approdare in un altro club e di dire addio così alla sua “città adottiva”:Mi è dispiaciuto per la retrocessione, ho 32 anni e questo è un momento chiave della mia vita; ho dovuto decidere e ho deciso io per il Bologna. Quest’anno sono successe cose che non mi sono piaciute e ho avvertito un malumore che mi ha ferito. Ci tenevo e terrò per sempre a questa maglia. Mi assumo le responsabilità di questa disfatta e auguro a Bari e al Bari tutto il meglio di questo mondo”. Ma sono anche altre le motivazioni che hanno indotto il portiere belga a “cambiare strada”: “Dopo dieci stagioni,  afferma  Gillet, dopo aver dato tutto per questa maglia, mi sarei aspettato un trattamento diverso. Invece mi è stato gettato tanto di quel fango addosso senza che nessuno intervenisse in mia difesa, mi riferisco a società, compagni e stampa. E allora ho detto basta”.

Gillet, infine, tra lacrime e commozione lascia emergere prepotentemente la propria parte emotiva: “Per me è stato un onore indossare la fascia di capitano del Bari. Rappresentare una città come Bari è stato bellissimo e importantissimo per il sottoscritto“.

Gillet emblema di correttezza, umiltà, attaccamento alla maglia. Difficilmente si potranno dimenticare le sue straordinarie e miracolose parate , difficilmente si potrà dimenticare la sua “grande volontà di crederci fino alla fine e nonostante tutto”, difficilmente si potrà dimenticare il rapporto fraterno instauratosi con i tifosi.

Impossibile colmare la mancanza di quel coro di incitamento pronto ad innalzarsi dalla curva nord non appena il capitano, entrato in campo, dimostrava che difendere la “propria”  porta fosse il suo più grande motivo di orgoglio.

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