Al Madrigal come in paradiso, io c’ero…

Siamo arrivati a Vila-real giusto in tempo, alle 13.20. La vendita dei biglietti terminava alle 13.30, per poi riprendere alle 16.30. La paura che andassero a ruba era tanta, e allora via di corsa al botteghino e lì la piacevole sorpresa: nessuna fila per acquistare i tagliandi tanto desiderati. Al momento del pagamento, però, la “mazzata”: 60 euro per comprare un biglietto che a Napoli quasi tutti hanno acquistato a  42. Una distinzione di prezzo incomprensibile, considerando che per entrambi i tagliandi il settore di riferimento è lo stesso. Ma si sa, la voglia di vedere il Napoli in Champions, il desiderio di poter dire un giorno “io c’ero” è tanta, e così alle 13.30 “stringo”  tra le mani l’ingresso per il paradiso. Vila-Real non è affatto una bella città, il suo nome probabilmente è dovuto all’ unico viale effettivamente bello nel quale non passano inosservate mega villa a destra e a manca e  un boschetto alla fine della strada.  Decidiamo allora di andare a Castellon, a 10 km circa da Vila-Real, dove il Napoli soggiorna, al “Castellon Center”. Arrivati fuori l’albergo ci imbattiamo subito nello storico magazziniere, Stanzione, che riempie un furgone di borsoni della squadra. Ma è ancora troppo presto, sono appena le 15.30 e il Napoli non uscirà dall’albergo prima delle 19, considerando che è prevista una riunione tecnica alle 18.45. In queste lunghe 3 ore e mezza abbiamo incontrato molti volti noti della società: da Monica Scozzafava, responsabile della comunicazione, al team manager, Giuseppe Santoro, passando per Giuseppe Pondrelli, preparatore atletico degli azzurri. Manca poco ormai, sono le 18.30, arriva un piccolo bus, si ferma davanti l’albergo. E’ Aurelio De Laurentiis, accompagnato da Marco Fassone.Trionfale come sempre il suo ingresso nell’ hotel, alza le mani e ringrazia i tifosi che lo inneggiano, anche se non manca il solito tifoso che urla “spend the money”. Alle 19 finalmente escono gli azzurri.

Fonte: Andrea Delle Donne

Ormai fuori l’albergo sono pochi i tifosi che li aspettano, in tanti sono andati via prima per paura di non trovare una buona posizione al Madrigal. Dal Pocho a De Sanctis, sono tutti concentratissimi, quasi isolati dal mondo grazie alle immancabili cuffie acustiche. Ultimo tra tutti è Walter Mazzarri; la sua tensione è chiaramente visibile, sta fumando la solita sigaretta, gliene manca ancora metà e non può entrare nel bus. Si ferma, la aspira quasi tutta in un batter d’occhio e sale. Si parte, c’è un’impresa da compiere. Giunti al Madrigal ci attende una lunga fila per entrare. Dopo 45 minuti, finalmente entriamo allo Stadio: una struttura piuttosto vecchia, un settore ospiti ai limiti della decenza. Le gradinate sono talmente in pendenza, che dalla quinta fila in poi non si vedono più né l’aria piccola, né la porta. Ma non è tutto: il settore ospiti è praticamente isolato dal resto dello stadio da una mega vetrata al di sopra della quale c’è una rete. Vedere interamente il campo è quasi impossibile, i sostegni in ferro della vetrata lo impediscono. Per avere un’ottima visuale bisogna essere nelle prime due file, praticamente a ridosso del vetro, da qui si ha la sensazione di vedere la partita alla finestra, sembra di avere la Champions sotto “casa”.  Al di là di ogni prospettiva e di ogni impedimento, l’atmosfera è calda, c’è tensione, ma al tempo stesso tanta voglia di vedere il match e di compiere un’impresa che potrebbe fare la storia del Napoli.

Fonte: Andrea Delle Donne

I giocatori entrano in campo, dagli spalti parte il coro “devi vincere” e poi lei, la musichetta della Champions, quella tanto desiderata, quella che sogni di ascoltare fin da bambino. La ascoltiamo emozionatissimi e poi tutti insieme, con tutto il fiato disponibile, urliamo a squrciagola: “The Champions!”. Inizia il match, il Napoli è bloccato. Finisce il primo tempo, c’è preoccupazione, il Manchster sta vincendo. E’ il 60’, gli azzurri continuano a non convincere, ma poi finalmente ci pensa Inler, tiro spettacolare da fuori area ed esplode il Madrigal. Il settore ospite è una bolgia, impazziamo di gioia:  spintoni, salti in aria, abbracci con sconosciuti, braccia rivolte verso il cielo e urla liberatorie. La qualificazione non è ancora in tasca, ma a rassicurarci ci pensa Marek Hamsik, il Napoli la butta dentro per la seconda volta, nuova esplosione di gioia, siamo tutti al settimo cielo. Si va agli ottavi, abbiamo compiuto un’impresa, abbiamo scritto la storia e un giorno potremo dire: “io c’ero”.

3 pensieri riguardo “Al Madrigal come in paradiso, io c’ero…

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    10 Dic 2011 in 17:29
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    Che emozione poter dire di esserci stato ti ringrazio per averci reso partecipi di tt qll che hai provato grazie all’articolo…….FORZA NAPOLI

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    10 Dic 2011 in 17:30
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    GRANDE NAPOLIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

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    10 Dic 2011 in 17:37
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    Che dire….hai fatto una disamina perfetta di tutta la giornata: chiara, semplice, scorrevole!!!Anche se quel giorno non ero fisicamente li, grazie al tuo modo di esporre i fatti è come se l’avessi vissuto in prima persona!!!In tutte l’ambiente si è avvertita la sensazione dell’imprea storica, sia nelle case che per le strade!!!!Una squadra che sta rappresentando un vero e proprio riscatto sociale!!! Un vero orgoglio!! Complimenti ancora per l’articolo e per le foto!!

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