Marco Davide Faraoni, l’aquilotto nerazzurro che liberò il “bambino”

Marco Davide Faraoni, classe 91′, è il nuovo talento italiano di casa Inter da tenere d’occhio. Recenti uscite con la maglia dell’Inter, nel corso del ritiro pre-campionato, hanno messo in luce il giovane esterno di Bracciano: assist, galoppate sulla fascia hanno convinto tanto la dirigenza nerazzurra tale da dare il via libera ad una cessione a titolo definitivo di Davide Santon in Premier.

Faraoni. Inter.it

Ebbene si, proprio il bambino, quello tanto adorato dall’eroico Mou e identificato spesso come l’erede di Facchetti, come il capitano dell’Inter del futuro, magari dopo una lunga carriera tinta di nero e di azzurro. Ora gli è rimasto solo il nero, quello che affiancato al bianco formava la maglia del Cesena, e ora del Newcastle, i Magpies, ovvero le “gazze” della Premier. Proprio come una gazza, ladra, a volare su Milano per portar via il figliuol prodigio dell’ex tecnico portoghese, per soli 6 milioni, e negare all’Inter il secondo futuro fuoriclasse in due anni, dopo il bad boy Balotelli. Dalla sua Santon non è tanto bad, nonostante la grande amicizia che lo legava all’italo-ghanese, pare agli occhi dei bookies d’oltremanica come un ragazzo su cui poter fare grande affidamento.

Faraoni avrà quindi il compito di non farlo rimpiangere, e prendere confidenza con quella corsia di difesa che ben presto gli sarà affidata, quando a salutare Milano saranno anche Chivu e Maicon. Davide, o chiamiamolo anche Marco per non confonderci con il precedente, fù prelevato dalla Primavera Lazio solo un anno fà, a parametro zero. Una cessione, che analogamente a quella di Pandev, fà mangiare il cappello a Lotito, non il migliore a gestire situazioni del genere. Gasperini subito gli ha dato fiducia, almeno nelle recenti amichevoli, e Faraoni non ha deluso, promettendo a tutti i tifosi nerazzurri che ben presto tiferanno per lui anche in gare ufficiali. Roberto Scarpini, direttore di Inter Channel, subito si è appassionato alle discese di Faraoni tanto da attribuirgli subito un soprannome, come è solito fare, chiamandolo aquilotto rievocando anche il suo passato laziale. Un aquilotto che presto volerà su San Siro, come la celebre Olimpia faceva sulla capitale, ma cercando di farlo più alto di quella gazza, che a Milano non ha lasciato più nulla.

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