Buffon si ritira: i 5 motivi che portano all’addio nell’anno nero

Sembra uno scherzo del destino, forse invidioso della posizione e dei consensi che Gianluigi Buffon è riuscito a conquistarsi in tanti anni di carriera. Una parabola discendente che va a toccare in maniera perpendicolare il piano di tutti i rettangoli verdi calcati da agosto ad oggi. Quella che era stata annunciata come l’ultima stagione di Gigi, infatti, si è rivelata infruttifera sin dall’inizio, portando il portiere della Juventus ad ottenere in pochi mesi più delusioni e insuccessi di quanti ne abbia potuti conoscere nel più recente passato.

Buffon - Fonte immagine: James Adams, Wikipedia
Buffon – Fonte immagine: James Adams, Wikipedia

Il finale del percorso calcistico viene spesso ignorato dai giocatori, che preferiscono semplicemente non pensarci per godersi a pieno i momenti di gloria; gli atleti più rappresentativi, però, sono costretti a farlo e sono automaticamente indotti a sognare una passerella festosa e degna di quanto costruito sin da giovani davanti agli occhi di milioni di persone. Con l’eliminazione dall’attuale Champions League per mano del Real Madrid, questo epilogo rischia di diventare l’ultimo tormento sportivo per Buffon.
Sono diversi i particolari che hanno caratterizzato negativamente l’annata del numero 1 bianconero e azzurro, trasformandola paradossalmente in una delle peggiori di tutta la sua carriera, sia che la si voglia rapportare agli obiettivi di squadra, sia che la si voglia bilanciare con gli interessi personali. Partiamo allora da un punto di vista cronologico, andando ad analizzare nello specifico in 5 argomenti cosa non è andato per il verso giusto da quando è cominciata la stagione 2017/2018 di Buffon.

1. LA SUPERCOPPA ITALIANA
Da quando è tornata a dominare in Italia con Antonio Conte in panchina, la Juventus non ha mai mancato l’appuntamento estivo con la Supercoppa Italiana. Forse il meno apprezzato e sentito dei trofei, è vero, ma particolarmente caro a Buffon, che avendolo accarezzato 6 volte ne detiene il record di vittorie a pari merito con Dejan Stanković. Una soglia che non è riuscito proprio a superare. Nel dicembre 2016 i rigori di Doha hanno condannato i bianconeri di fronte al Milan, ma in quel caso la partita si svolse in un contesto ambiguo per gli italiani, nel bel mezzo della sosta di campionato e a poche ore dalla feste di Natale, esattamente come nel 2014, quando l’esito contro il Napoli fu lo stesso; nell’ultima edizione tenutasi a Roma ad agosto 2017, fresca dell’addio di un pilastro come Bonucci, la Juve ha confermato contro la Lazio il trend che aveva lasciato intravedere nello scorso campionato in casa delle big (sconfitte con Fiorentina, Inter, Milan, Roma e pareggio col Napoli). Sfuma così il record solitario di Buffon che inizia nel peggiore dei modi l’ultimo tratto di strada che dovrebbe indirizzarlo a Russia 2018.

2. LA QUALIFICAZIONE AL MONDIALE
La partecipazione ai Mondiali di calcio diventa sempre il primo obiettivo quando questi si pongono come deadline della stagione in corso, a prescindere da quanto fatto in precedenza. In molti devono impegnarsi per conquistare la convocazione del proprio ct, ma questo non è mai stato un problema per Buffon, uno tra i pochissimi titolari fissi dell’Italia. L’aria di diffidenza che circondava il ct Ventura ha fatto parlare spesso negli ultimi mesi dell’ipotesi di una mancata qualificazione degli azzurri alla Coppa del mondo, ma nessuno ha mai voluto prevedere come comportarsi nel caso, perché mentre qualcuno non ci credeva nemmeno, altri erano divorati come non mai dalla paura che effettivamente potesse accadere. D’altronde, arrivati a novembre ci si giocava tutto in due partite contro una compagine con poche peculiarità come la Svezia, ma in quel periodo in molti avevano capito che sulla base degli ultimi risultati l’Italia sarebbe stata in grado di vincere o perdere contro chiunque. Così è successo, per giunta per colpa di un singolo e beffardo autogoal, come una condanna per Buffon che oggettivamente non poteva farci niente. Sarebbe stato il 6° Mondiale per Gigi, che sarebbe stato ricordato forse per sempre come il calciatore ad averne disputati di più. Anche in questo caso, allora, record fermo a 5 e condiviso con Carbajal e Matthäus, ma non è questo a ferire Buffon: un Mondiale è un Mondiale e non c’è niente di più bello per chiudere la carriera, senza contare che dopo essere uscito dai gironi sia a Sudafrica 2010 sia a Brasile 2014, non arrivarci nemmeno non può non far sentire a Buffon una parte di responsabilità nel fallimento dell’intero movimento calcistico nazionale.

3. IL RECORD DI PRESENZE IN SERIE A
A pochi giorni da Juventus-Genoa di gennaio, anomalo posticipo di campionato del lunedì, l’interrogativo era solo uno: “Buffon gioca”? In quelle settimane il portiere risultava falcidiato da un problema al polpaccio che si è protratto per più tempo del previsto. Contando le partite rimaste fino alla fine, se Gigi avesse saltato anche quella contro il Genoa non avrebbe più potuto raggiungere il record di presenze in Serie A, pari a 647 e detenuto da Paolo Maldini. L’occasione di superarlo era già stata persa con Cagliari-Juventus del 6 gennaio e la nuova sosta invernale, coincisa con l’assenza dai campi, non è stata comunque sufficiente a garantire a Gigi quei pochi gettoni in più per essere il più presente di tutti. A prescindere, però, difficilmente Szczesny avrebbe accettato il ruolo di comprimario in campionato fino a maggio, considerando che già in Champions il titolare è Buffon (discorso a parte merita la Coppa Italia, con la quale Gigi ha avuto un rapporto controverso). Probabilmente per un portiere è più facile conseguire un record sulla longevità e forse quest’ultimo assume più valore se a conservarlo è un giocatore di movimento come Maldini, tuttavia anche questa storia ha finito con l’inseguire il portiere bianconero e ancora oggi c’è chi vorrebbe che rinnovasse già solo per riconoscergli quel primato.

4. L’ELIMINAZIONE DALLA CHAMPIONS LEAGUE
La supremazia guadagnata in Italia e la vittoria del Mondiale in Germania hanno legittimato negli anni quel pizzico di presunzione con la quale Buffon ha iniziato a pretendere di sollevare anche la Coppa dalle grandi orecchie, unico grande trofeo a mancargli insieme all’Europeo. Parlando di palmarès il pensiero corre facilmente ad Iker Casillas, forse l’unico vero rivale di Gigi a livello internazionale, tanto che a pochi anni da Berlino 2006 persino qualche spot pubblicitario si limitava a presentare Buffon come “il portiere più forte d’Italia”. Di fatto, il numero 1 della Juventus è riuscito a consacrarsi a livello di club più per le prestazioni individuali che per quelle di squadra. Dopo la finale di due anni fa e quella dell’anno scorso, però, stavolta l’estremo difensore non è riuscito nemmeno a giocarsela al meglio, venendo sbattuto fuori dalla Champions già ai quarti, per un rigore assurdo al 93′ e battuto al 98′, con un’espulsione beffarda proprio davanti agli occhi di Zidane, che abbandonò la scena nella stessa maniera. Cosa rimane allora da conquistare nella carriera di Gigi?

5. LA FINE DI UN CICLO PER JUVENTUS E NAZIONALE
Buffon è arrivato agli sgoccioli della carriera in concomitanza della fine di un periodo calcistico storico, dove a poco a poco stanno appendendo gli scarpini al chiodo tanti suoi compagni di battaglia. Basti pensare a Del Piero, Totti e Zanetti, totem della Serie A, tutti giocatori che se avessero smesso anche 3 anni prima sarebbero rientrati comunque abbondantemente nelle medie del calcio professionistico. Anche le colonne portanti della Juventus, però, stanno sparando le ultime cartucce: la famosa “BBC”, già sciolta con il trasferimento di Bonucci al Milan, sta per lasciare pure la nazionale, con Barzagli che ha già annunciato il ritiro rifiutando il ritorno proposto da Di Biagio e con Chiellini che continuerà ancora per un po’ in azzurro per puro senso di responsabilità. Persino Marchisio, indicato come erede di Buffon alla fascia di capitano della Juve, rischia di perdersi a breve. Come se non bastasse, sia nel club sia in nazionale Buffon si ritrova per la prima volta con un portiere che gli sta dando il fiato sul collo: Szczesny nella Juventus e Donnarumma nell’Italia. Insomma, tutti i presupposti vogliono un Buffon lontano dai campi di gioco. Ambire alla Champions del 2019 o addirittura agli Europei del 2020 farebbe storcere il naso a chi ha già iniziato a programmare il futuro. Buffon sa che c’è chi desidera il suo addio.

Appurato quanto sopra, tutto porta a pensare ad un ritiro triste e malinconico, considerando anche che il Mondiale in Russia era stato indicato come palcoscenico finale già 10 anni fa. Proviamo però ad immaginare lo scenario di un prosieguo di Buffon, dipendente esclusivamente dalla volontà di Agnelli. Il portiere aveva dichiarato che avrebbe rinnovato solo in caso di vittoria della Champions, in modo da mettere in bacheca anche il Mondiale per club. E se per assurdo Buffon continuasse a giocare e vincesse la Champions nel 2019? Dovrebbe continuare dunque fino al 2020 per le stesse ragioni, e a quel punto in molti approfitterebbero degli Europei per promuovere addirittura una sua convocazione con la nazionale, che il portiere dovrebbe però abbandonare definitivamente il prossimo 4 giugno, giorno di Italia-Olanda all’Allianz Stadium. In tutto ciò, la Juventus, già fortunata ad inquadrare un successore valido come Szczesny, rischierebbe seriamente i mal di pancia del polacco. Insomma, il destino di cui parlavamo all’inizio sembra essersi proprio divertito a complicare il congedo di Buffon, tirando sulla striscia del suo traguardo una buccia di banana difficile da evitare. Gli antichi greci non completavano mai la costruzione dei templi lasciando sempre fuori un mattone, perché il concetto di perfezione non era loro congeniale; allo stesso modo Buffon concluderà una carriera che lo consegnerà agli annali come il portiere più forte della storia, ma non il più vincente.

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