Argentina-Belgio 1-0: basta e avanza la prodezza di Higuain dopo 7′

Davide contro Golia è forse una metafora un po’ azzardata per descrivere Argentina-Belgio: quel che è certo è che da una parte c’è una Nazionale che di Mondiali ne ha vinti due e che non manca all’appuntamento con la Coppa del Mondo dal 1974, dall’altra una squadra che, oltre a numerose non-qualificazioni, ha ottenuto come massimo risultato un quarto posto.

Higuain. Fonte: puroesporte - flickr.com
Higuain. Fonte: puroesporte – flickr.com

Ma se è quanto detto è oggettivamente vero, è altrettanto vero che in una gara secca dei quarti di finale può succedere di tutto: anche che una tra le favorite cada sotto i colpi della outsider. Allo stadio “Nacional” di Brasilia il direttore di gare designato è l’italiano Nicola Rizzoli. Nelle fila del Belgio rimangono fuori dagli 11 titolari Mertens e Lukaku, mentre nell’Argentina nessuna grandissima novità rispetto alle attese per quanto riguarda la formazione. Passano solo 7 minuti e il match si sblocca: azione offensiva dell’Albiceleste, un passaggio filtrante viene sporcato dal tocco di Kompany: la palla schizza a Gonzalo Higuain che da 16 metri non esita nemmeno un secondo e lascia partire un destro preciso e potente di prima: Courtois non può far altro che raccogliere la palla dal sacco. Il Belgio tutto fa, fuorché arrendersi al passivo: in particolare dal 20′ alla fine del primo tempo la pressione offensiva degli uomini di Wilmots è costante ed a tratti porta a qualche situazione pericolosa. Quando invece intorno alla mezz’ora è l’Argentina a rendersi di nuovo pericolosa succede qualcosa che fa perdere un po’ di tranquillità ai tifosi: imbeccato ottimamente dalle retrovie, Di Maria si spinge fino all’area di rigore palla al piede, ma il suo tentativo è murato da Kompany. In tale occasione, il talento del Real Madrid accusa dolori fisici che lo costringono ad uscire pochi istanti dopo, in favore di Enzo Perez, al debutto in questa Coppa del Mondo. Gli ultimi 10 minuti scorrono piuttosto lenti senza nessun sussulto: si va al riposo sull’1-0. Che la gara odierna possa essere il remake di Germania-Francia, ugualmente sbloccata nel primo quarto d’ora di gioco e poi terminata con una vittoria di misura?

Al ritorno dagli spogliatoi, il copione del primo tempo si ripete: rare sfiammate da parte dei singoli, ma le emozioni vere scarseggiano, escludendo una traversa di Higuain al 55′. Allora Wilmots, quando il giro della lancetta più grande è a pochi minuti dalla conclusione, inserisce i due grandi esclusi: Mertens e Lukaku. Ne consegue un deciso cambio di passo: proprio al minuto 60′ il colpo di testa Fellaini sorvola di pochi centimetri la traversa. Fuoco di paglia, purtroppo: dopo una brevissima parentesi di sofferenza, l’Argentina riesce ad addormentare la gara cambiando qualche pedina (dentro Palacio e Gago) e chiudendosi nella propria metà campo: gli attacchi belgi ci sono, ed a più riprese, ma rimangono sterili, neutralizzati dalla perfetta gabbia difensiva architettata da Sabella. Il risultato rischia di variare in pieno recupero, con Messi che da distanza ravvicinata spara su Courtois e con Lukaku che fa lo stesso sul portiere argentino, ma di fatto non cambia più fino al triplice fischio di Rizzoli, che emana il terzo verdetto dei quarti di finale: come previsto l’Argentina avanza alle semifinali e lo fa con un bel gol del tanto atteso Gonzalo Higuain, mentre la favola del Belgio s’interrompe qui, con un finale non propriamente lieto. Nonostante l’ago della bilancia non abbia registrato variazioni clamorose da una parte o dall’altra, alla lunga le sorti della gara sono state decise dalla superiorità, che ha poi portato al passaggio del turno, dell’Argentina. O l’inferiorità del meno quotato Belgio.

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Edoardo Ciotola

21enne che continua imperterrito a parlare di 'farsi i viaggi' e che sogna di diventare giornalista sportivo di professione. Metà napoletano e metà spagnolo (d'adozione). Cresciuto a pane e Fabri Fibra, ama il calcio (la fede è quella interista) e ascolta qualsiasi tipo di musica. Insomma, non ha le idee propriamente chiare, ma è talmente orgoglioso da essere capace di farne addirittura un vanto. In fin dei conti però una cosa è certa: la sua anima è unita, tramite punti di sutura, alla scrittura e alla comunicazione, di qualsiasi forma esse siano.

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