L’Italia s’è desta!

Serviva vincere e vittoria è stata. L’Italia batte l’Irlanda del Trap e scongiurato il rischio biscotto che, diciamolo onestamente, appartiene più alla nostra mentalità che a quella di qualsiasi altro (Buffon docet), approda ai quarti. Non senza fatica, bisogna dirlo.

Cesare Prandelli fonte foto: Wikipedia - Roberto Vicario

Questa Italia non è certo la nazionale farcita di campioni dei mondiali del 2006. Ma è una squadra umile, dedita al sacrificio, che sa soffrire ma sa anche pungere. E fare male. Prandelli cambia modulo ed interpreti e sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Ci è voluta mezz’ora perché la squadra si sbloccasse. Probabilmente era la paura a farla da padrona data l’importanza della posta in palio e la cultura del sospetto che ci appartiene. Ma poco alla volta le cose hanno iniziato a girare. Balzaretti ed Abate davano quella spinta che era mancata nei primi due match del girone. De Rossi dava sostanza al centrocampo. Cassano iniziava a trovare varchi e Di Natale, senza dare nell’occhio, aveva due occasioni che, se non si fossero infrante sul petto di Dunne, avrebbero sicuramente creato qualche grattacapo all’estremo irlandese Given. Serviva un gol di Cassano per sbloccare definitivamente gli azzurri che da quel momento in poi, per almeno mezz’ora, regalavano un gioco fluido e concreto, a tratti spettacolare. Dell’undici titolare chi faticava a trovare la posizione e partecipare alla manovra era Thiago Motta. L’italo-brasiliano, lento ed a volte un po’ impacciato, non ha convinto nella posizione di trequartista. Molto più utile si è rivelato, invece, quando negli ultimi venti minuti di gioco c’è stato da stringere i denti. Perché l’Italia ha anche sofferto dicevamo. La pressione degli irlandesi e la paura che le notizie da Danzica rovinassero una festa appesa ad uno striminzito gol da difendere, facevano venire il braccio del tennista agli uomini di Prandelli. Ci pensavano Balotelli ed un gol di Jesus Nava a tre minuti dallo scadere di Croazia-Spagna a regalare la qualificazione agli azzurri. Già, Mario Balotelli. L’impressione è che il futuro dell’Italia in questo europeo dipenda strettamente dalla vena dell’attaccante del City. E’ il giocatore più estroso del gruppo, ha la strafottenza, a volte eccessiva, tipica dei giovani. E’ un giocatore fisico ed esplosivo. Ha facilità di tiro. In poche parole, è un attaccante puro, completo. L’unico ad avere queste caratteristiche tra gli attaccanti che hanno preso parte alla spedizione. E’ il momento giusto per affidargli le chiavi dell’attacco e le sorti della squadra. Perché, nel bene e nel male, Balotelli nonostante la giovane età, è uno che il peso delle responsabilità lo sa accettare.

 

Arrivati a metà di questo cammino europeo, è il momento di tirare le prime somme. A parte trenta minuti di passaggio a vuoto nel match con la Croazia, l’Italia ha dimostrato di esserci. Pur nei suoi limiti, ha dimostrato di essere competitiva. Il girone eliminatorio è storicamente il tallone d’Achille della nostra nazionale. Ma ora che lo scoglio è stato superato, sognare è lecito. E’ un atto dovuto. La finale dista solo due partite. Ed in gare secche, tutto può succedere. A prescindere dall’avversario. Gli uomini di Prandelli hanno il dovere di crederci. Perché da ieri c’è una consapevolezza in più. L’Italia s’è desta.

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