È qui che i duri iniziano a giocare

“Non è giusto!”
Questo ha pensato, o gridato, o sussurrato, ogni tifoso della Roma che possa essere definito tale, appena è venuto a conoscenza del terribile infortunio accorso a Burdisso.
Lesione al legamento del ginocchio sinistro, sei mesi di stop e un campionato già finito, quando il bello stava proprio per venire.
Proprio a lui, l’unico in grado di portare quella serenità nella difesa, di cui tanto avrebbe bisogno questa squadra.
Lui che, anche se argentino, incarna lo spirito guerriero che risiede in ogni romano e romanista.
Lui che con la grinta dimostrata in campo, il sudore speso per questa maglia, è diventato uno dei beniamini di questa tifoseria così calda ma così dissidente.
Se Capitan Totti è il vessillo dell’attacco, se De Rossi è il faro del centrocampo, Burdisso è per la Roma il baluardo che si erge imperioso a difesa di una porta, di una squadra, di una intera città, di un ideale di romanità che ha attraversato i decenni.
Combattere sempre. Arrendersi mai.
Ed è quello che penserà Nicolas nel cammino che lo riporterà alla riabilitazione.
Questo intendeva dire ogni amico, compagno o avversario che in questi giorni gli ha fatto sapere di essergli vicino, mandandogli una parola di incoraggiamento.
E lui, anche dopo aver saputo della gravità dell’infortunio, ai giornalisti che chiedevano le sue condizioni non ha risposto altro che un “Sto bene”.

Secco. Provocatorio. Arrogante. Alla Burdisso. Alla romana.
Proprio ciò che ci si aspettava da uno come lui. Un duro, nato e cresciuto per affrontare con sprezzo del pericolo qualsiasi avversario, di qualsiasi caratura, che gli si presenti davanti.
E se anche le malelingue volessero darlo per spacciato, a causa di un interessamento alla tibia che allungherebbe la durata del recupero, se non addirittura compromettere la sua carriera, siamo sicuri che lui risponderà proprio come ha sempre fatto.

Con il duro lavoro, il sacrificio e la tenacia che lo hanno sempre contraddistinto ovunque sia andato.
La Roma lo assisterà, gli starà vicina, lo aspetterà, Perché persone come lui sanno di non poter deludere le aspettative di chi crede in loro. Perché per lui la Roma non è solo una squadra.
Quando più nessuno credeva in lui,Roma gli ha dato ciò che chiedeva.

Dimostrare a chi l’aveva abbandonato, a chi non lo voleva più, a chi lo aveva isolato costringendolo ad allenarsi da solo, che in un ambiente pieno di tranquillità e di fiducia nelle sue capacità, avrebbe ritrovato la forma migliore, e sarebbe ritornato a dirigere la difesa con il talento e la cattiveria di prima.
È riconoscente verso questi colori. Sapeva di essere in debito.

E ad ogni partita El Bandito ha ripagato la squadra per il dono che gli è stato concesso, una nuova giovinezza nel calcio che conta.
Roma lo ha riaccolto di nuovo. Gli darà tutto il tempo di cui avrà bisogno.

Perché la città eterna non dimentica chi ha sempre lottato, chi lotta, e chi lotterà ancora. Perché vederlo correre, tuffarsi su ogni pallone, lanciarsi all’inseguimento dell’avversario, cercare di mettere ordine urlando a squarciagola, senza mai fermarsi, era una gioia per ogni tifoso.
Ed è per questo che gli auguriamo una pronta guarigione, e un ritorno su quel verde prato che aspetta solo di essere sporcato da una delle sue scivolate.
Ed è per questo che ogni romanista, dopo aver imprecato, ha pensato: Daje Nico!

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