Esclusiva-Gli Autogol: “In tv c’è poco spazio. Ecco cosa diremmo a Balotelli…”

Da qualche anno a questa parte, complici radio, social network e soprattutto talento, il modo di vivere il calcio si è sempre più arricchito dell’immarcescibile verve giovanile dei tifosi, pronti a dire la loro anche per strapparsi reciprocamente una risata a distanza, avvolti dalla passione comune.

Il logo de "Gli Autogol"
Il logo de “Gli Autogol”
Nel connubio ideale tra divertimento e cameratismo, a partecipare a questo fenomeno sono anche Michele Negroni, Alessandro Trolli ed Alessandro Iraci, ovvero “Gli Autogol”, trio comico di Pavia che in meno di due anni ha già dilettato milioni di persone con una serie di parodie su Youtube, condite da azzeccate ed in parte già storiche imitazioni. Per chiacchierare sulla loro storia ed affrontare insieme alcune tematiche interessanti che coinvolgono oggi il mondo del pallone, abbiamo contattato dunque Alessandro Iraci, voce, tra gli altri, di Moratti, Galeazzi e Balotelli. Ecco cosa ne è uscito fuori…
 
Come è nata l’idea delle parodie calcistiche e quanto siete stati influenzati dalla Gialappa’s Band?
L’idea è nata quando io ho iniziato l’università e anche Michele, che è uno dei tre. Avevamo l’intenzione di fare un programma radiofonico in una radio della nostra città, di Pavia, e l’idea era trattare lo sport locale e poi unire a questo una visione dello sport a livello nazionale, a livello di campionato, Serie A un po’ più comica, perché ovviamente uno non sta a guardare la radio locale per sentire appunto dello sport nazionale. Io e Michele avevamo iniziato un po’ ad imitare sia per il teatro che facevamo insieme, sia perché eravamo compagni di scuola alle superiori. Sicuramente la Gialappa’s è stata per noi un punto di riferimento perché siamo cresciuti – come penso molti della nostra età – guardando “Mai dire Gol”; diciamo che per noi sono dei modelli, ma non ovviamente qualcuno da copiare. Ci sono loro, ci sono poi tanti altri comici che ci hanno influenzato.
 
Quello sul “Divino” Jonathan è stato sicuramente uno dei video più seguiti. Siete mai riusciti ad entrare in contatto con lui?
Con Jonathan direttamente no. Sappiamo che lui sa della cosa e ci ha fatto molto piacere anche perché in alcune interviste l’hanno chiamato “Il Divino” e lui si è autochiamato “Il Divino”. Abbiamo provato ad entrare in contatto con lui tramite l’ufficio stampa dell’Inter. Non abbiamo ancora fatto niente direttamente, però sappiamo che lui ha visto il video, che sa di questa cosa, che all’inizio ci è rimasto un attimo così, poi ha capito che era uno scherzo, era un gioco, e quindi ha avuto piacere di questa cosa, ecco.
 
Qualcuno si è mai risentito per le vostre imitazioni in questi anni?
Risentito sicuramente no. Sicuramente c’è stata qualche imitazione che è un attimo sopra le righe, però non abbiamo mai avuto nessuna lamentela. Sappiamo che invece molta gente la apprezza, quello senz’altro, anche i diretti interessati imitati, quindi questa è una cosa che ci fa molto piacere. Risentito no, assolutamente.
 
Che ne pensate della faziosità eccessiva dei tifosi che a volte si evince da Facebook e persino dai commenti sotto ai vostri video?
Noi pensiamo ovviamente che il calcio venga vissuto come qualcosa con troppa enfasi. Logicamente è un gioco e noi cerchiamo con quello che facciamo di far sì che tutto torni un pochettino nella dimensione corretta. Sappiamo che ovviamente i tifosi – lo siamo anche noi – spesso sono portati a vedere il calcio come qualcosa di troppo serio. Se qualcuno non capisce che quello che facciamo noi comunque è divertente, continua magari nel gioco delle parti ad essere tifoso da bar ci sta, ci sta pure, però noi cerchiamo sempre di mantenere un tono il più distaccato possibile, il più comico possibile per dare una dimensione vera alla cosa.
 
Voi riuscite un po’ dove i media falliscono, ovvero a promuovere lo spirito goliardico nel calcio. Cosa consigliereste a giornali e tv per diffondere proprio questo spirito?
Mah, secondo me c’è anche un vuoto a livello televisivo piuttosto che della carta stampata. Per la carta stampata capisco che sia più difficile questa cosa, però secondo me le tv e le radio dovrebbero provare a trovare una dimensione più goliardica della cosa. Mi spiego: in un programma come “Mai dire Gol”, che negli anni ’90 era un programma cult e comunque è stato la storia del calcio di quegli anni, secondo me c’era la dimensione corretta. Ora ci sono troppe professioni in cui si parla seriamente di calcio o comunque più generalmente si fanno chiacchiere da bar e si porta ad essere tutto un “Non va bene così. Bisogna cambiare”. Ok, va bene o non va bene, però possiamo anche riderci sopra, no? E quindi questo è un po’ quello che manca e che invece noi cerchiamo, proviamo quantomeno a far vedere. Poi ci possiamo riuscire o meno, però questo è un po’ il nostro spirito.
 
Questo vostro successo vi ha portato ad amare ancora di più il calcio oppure addentrandovi nelle radio e conoscendo persone dell’ambiente avete compreso un po’ il marcio che c’è al fondo del business?
Marcio no, perché comunque abbiamo avuto anche la fortuna di entrare in delle realtà – diciamo così – “sane”. La radio in cui siamo adesso, che è Radio 105, è una radio che ci ha dato carta bianca totalmente, è una radio che non affrontava o comunque affrontava in maniera marginale il calcio perché è una radio generalista, e quindi ha dato a noi la possibilità di esprimerci al massimo. Certamente ci sono delle realtà, anche se non siamo mai entrati in contatto, che hanno magari più un occhio critico e cercano di ostacolare la parte comica, però diciamo che noi il calcio lo amiamo sempre tanto. Siamo forse un po’ meno tifosi rispetto a come eravamo prima di cominciare, però questo non vuol dire che non lo amiamo. Lo vediamo forse con un occhio un po’ diverso, più rivolto alla parodia che potremmo fare nel weekend o il lunedì, ecco.
 
In Italia si parla di tanto di un calciatore vituperato: Balotelli. Forti della baldanza giovanile che appartiene un po’ ad entrambi, se aveste davanti Mario che cosa gli direste per aiutarlo a godersi al meglio la sua carriera?
A me è capitato di incontrare Balotelli, ma in una circostanza particolare. Non abbiamo purtroppo però potuto parlargli, nel senso che non eravamo ancora comunque così “famosi”, quindi non ci conosceva, però sicuramente penso che per una figura così il discorso da fare sia molto particolare. Io penso che lui sappia quanto è fortunato perché non può non saperlo, perché non penso che lui venga da una situazione facile, però sicuramente lo porterei a vedere quello che c’è in certi ambienti del nostro Paese che sono un po’ meno fortunati di lui e penso che magari capirebbe un pochettino che quello che ha in mano è una fortuna immensa. Questo è quello che faremmo sicuramente. Poi vabbè, gli faremo un’imitazione dai, lo faremo ridere un po’, che gli manca ridere.
 
Programmi per il futuro, invece? Abbiamo visto un video in cui eravate insieme a Pierluigi Pardo, però per il momento su “Tiki Taka” non si è ancora visto nulla.
Con Pierluigi ci sentiamo spesso, più che altro è uno scambio di post. Noi a lui piacciamo nel senso che la parodia che avevamo fatto su di lui gli è piaciuta molto, era molto contento del lavoro che avevamo fatto su Buffa che comunque è stato suo collega, penso che a lui piaccia il modo che abbiamo di lavorare, di far comicità. Rimane lì il fatto che comunque – come ti dicevo prima – noi vediamo che spesso in tv c’è questa difficoltà a dar spazio a cose comiche. Dopo la Gialappa’s in realtà non c’è più stato niente, no? Se guardi anche in certi programmi tv che hanno una parte comica la cosa è molto trascurata, è molto marginale, non è curata bene, quindi secondo me il fatto è che lui vorrebbe, ma non può. Ancora non c’è questa possibilità. Stiamo parlando con delle realtà – non ti nego questa cosa – non c’è ancora niente di ufficiale, quindi non mi posso sbilanciare, però per noi adesso la cosa che dobbiamo fare è continuare con il lavoro che stiamo facendo sia sui social sia in radio, che è un lavoro molto positivo e del quale pensiamo anche il nostro editore ed il nostro direttore siano contenti. Poi magari arriveranno anche delle opportunità più tardi che vedremo.
 
In collaborazione con Marco Di Maro
 
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