Il saluto di un padre: il massaggiatore della Roma Giorgio Rossi va in pensione

A qualcuno ti leghi anche in modo particolare. Li ho tutti nel mio cuore. Li considero come figli. Vivendo con loro tutti i giorni raccogli le loro confidenze, condividi amarezze e gioie”. Questo è Giorgio Rossi, storico massaggiatore della Roma. Tali parole, le sue, rilasciate nel 2006 poco dopo il suo compleanno, sono quelle che potrebbero rappresentare di più quest’uomo.

fonte: redazione Soccermagazine.it

Un uomo che da “dietro le quinte”, lontano dalle luci della ribalta, si è conquistato pian piano la fiducia e l’affetto di tutti. Così è giusto ricordare e onorare la figura di Giorgio Rossi, filo conduttore e volto onnipresente della Roma, ancora prima, onesto lavoratore e professionista infaticabile. Molte parole sono state spese, in merito alla sua figura, nel panorama calcistico. Francesco Totti lo descrive così: “Un aggettivo che descriva fino in fondo quanto sia speciale Giorgio è impossibile, non esiste”. Speciale è la parola che ricorre più spesso, nei ricordi e nelle descrizioni di tutti. La giornata di domani, infatti, è speciale, strana se vogliamo, proprio perché sarà l’ultima partita di Giorgio all’Olimpico. Dopo 55 anni di onorata carriera, ha deciso di lasciare il suo sempiterno incarico di massaggiatore, per godersi la meritata pensione. Ora, immaginare un uomo che ha vissuto l’ambiente e lo spogliatoio per anni, dedicarsi adesso alla cura delle piante, con la stessa meticolosità con cui si occupava dei giocatori, risulta difficile. Anzi, spiacevole.
Mancherà a tutti quella presenza, quasi paterna, che si aggirava nei ritiri, nelle trasferte e sapeva sempre come trattare i suoi “figli”, ne conosceva le abitudini e come ogni buon padre, li viziava. Non troppo però. Ecco un altro piccolo aneddoto, estrapolato da quell’intervista fatta nel 2006 da Guido D’Ubaldo, per il Corriere dello Sport:
-I suoi pupilli chi sono stati?
“Come potrei non dire Totti? E poi Di Bartolomei. Agostino mi è mancato moltissimo. Lo avevo avuto negli Allievi, nella Primavera. Viveva in simbiosi con questa pistola. Una volta il Barone ci portò a vedere una partita al Flaminio. I tifosi della Lazio ci riconobbero e Agostino li fece scappare. Dormiva con questa pistola sotto il comodino. La sera in ritiro gli procuravo una tavoletta di cioccolato al latte. Gli piaceva molto. Allora qualche volta scherzava con quell’arma. Gli dicevo: “Agosti’ leva sta bajaffa, se no non vengo più a trovarti. E’ mia abitudine la sera fare il giro delle stanze dei giocatori, magari solo per dare la buona notte, o per qualche dolce. Amedeo Carboni, che ho rivisto a Valencia, mi ha detto: “grazie ancora per tutti i kit kat che mi hai dato. E poi ho sempre pacchetti di gomme con me. Tutti i giocatori me le chiedono prima di salire sul pullman per andare allo stadio. Forse è un modo per scaricare la tensione. Mazzone li faceva bere molta acqua prima delle partite, ora con il dottor Brozzi gli diamo una soluzione di zucchero, acqua e limone. Mazzone appena arrivò mi fece una battuta: “So che ha qualche cocchetto, però se vedi qualche movimento strano, ai giocatori digli che so tutto…“. Anche gli allenatori sono stati giocatori” .
Parlando di ricordi e coincidenze, non si può evitare di sottolineare la strana casualità: domani la Roma affronta il Catania, squadra ora allenata da Vincenzo Montella, ex giocatore e allenatore giallorosso. L’areoplanino era un altro tra i pupilli di Giorgio, tante sedute di allenamento, momenti belli e brutti hanno condiviso insieme a tutto il team. I più ricordano ancora Giorgio e Vincenzo, nel giorno del terzo scudetto romanista, zuppi d’acqua che cantano allegri nello spogliatoio, per festeggiare il trionfo.
Così, nella sua ultima partita, Giorgio Rossi saluta e ritrova tutti. L’ultima volta che siederà su quella panchina, consapevole di aver dato il massimo sempre. Lo rivedremo sicuramente come tifoso, magari allo stadio, perché la sua Roma non la abbandonerà mai del tutto.

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