Inter-Gasperini, quattro tappe verso l’inferno

“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, recita un famoso detto, poco amato dai tifosi nerazzurri negli ultimi tempi. Di sicuro questo inizio non riflette le vere potenzialità della rosa morattiana, priva sì di un grande attaccante come Eto’o, ma forte degli acquisti di Forlàn (non dimentichiamo le spettacolari prestazioni dell’uruguaiano nell’ultima stagione) e di Zaràte, a detta di molti un passo avanti rispetto a Pandev.

Fonte: AKA Gilyo, flickr.com

In più mettiamoci qualche giovane a restaurare l’anziana rosa milanese: un rinforzo tra i pali, Viviano, uno in difesa, Caldirola, e un paio a centrocampo, Poli ed Alvarez, concludendo con l’attacco, Castaignos. Gli ingredienti ci sono tutti, certo i senatori come Cambiasso, Samuel, Milito o il sempreverde Zanetti hanno un paio di anni in più rispetto allo storico triplete, ma l’esperienza non è mai troppa. Via Leonardo, manca un allenatore: senza una strategia ben precisa, si vira su Gasperini, ex generale del Grifone, fermo protettore del suo “particolare” credo calcistico, e consigliato anche dall’immenso Mou. Tralasciando le tristi esperienze estive, giustificabili con “periodo di ambientamento”, inizia finalmente il campionato.

Miccoli - Fonte: SiciliaToday, flickr.com

Prima tappa: Dante la chiamava “la selva oscura“, non avendo ancora idea a cosa andasse incontro, ma noi un’idea sull’Inter l’avevamo già. Palermo-Inter, prima di campionato: Zamparini, il mangia-allenatori, affida a Mangia la panchina dopo aver “mangiato” Pioli. Il gioco di parole esiste, ma possiamo prolungarlo affermando che al termine dei 90 minuti è stato proprio il Palermo ad aver “mangiato” l’Inter. Gasp ci mette lo zampino: Sneijder, ritenuto uomo leader e trascinatore dell’11 nerazzurro, parte dalla panchina, facendo posto all’ultimo arrivato Zarate, solo perchè l’olandese sconvolgerebbe lo scacchiere che ha in mente il tecnico di Grugliasco. Quest’ultimo riteneva che non c’era posto per il puro talento della serie A, contraddicendosi però schierando almeno 6/11 dei titolari come fuori-ruolo. I risultati sono chiarissimi: Zarate è in palla, il Palermo pressa maledettamente e l’argentino dimentica le basi acquisite nei primi anni di scuola calcio. Dopo 30 minuti il buon Gasperini deve ricredersi, fuori Zarate, dentro Wes. La musica cambia, eccome, ma troppo poco per ribaltare l’esito del match.

Fonte: ChrlesFred, flickr.com

Seconda tappa: Eccoci arrivati alle porte dell’inferno milanese, “per me si va nella città dolente” recitava il famoso canto. A Milano arriva il Trabzonspor, cenerentola della Champions, qualificatasi grazie alle disgrazie del Fenerbahce più che della propria bravura. Direttamente da Trebisonda, nome caro ai bambini amanti dei cartoni animati, giunge l’incubo dell’Inter. Gasperini opera un cambio di rotta: la difesa, a tratti di carattere circense, a tratti imbarazzante, quella mostrata a Palermo, subisce una mutazione, passando da 3 a 4 giocatori. L’Inter spreca, prima con Pazzini, finalmente schierato, poi con Milito, ma non bisogna trovare scuse. La differenza tra le squadre è imbarazzante, eppure in una azione ai limiti del credibile passano i turchi. 1-0 e tutti sorpresi.

Fonte: nobbiwan, flickr.com

Terza tappa: Ora inizia a fare davvero caldo. Dante magari non ne parlava nella sua opera, ma nell’inferno del San Siro inizia a salire vertiginosamente la temperatura.  La prima in casa: come avversario c’è la Roma, che di certo rievoca brutti ricordi tra i nerazzurri per le passate occasioni in cui ha varcato la “porta” di Milano. La difesa passa di nuovo a 3, essendo Gasperini non contento di aver subito una rete  nell’ultima uscita casalinga. Pazzini, chiaro pupillo di Moratti, insieme al neoarrivato Alvàrez, siedono al caldo della panchina. L’Inter gioca male, Borini (?) punge e va vicino più volte alla rete. L’Inter si rende invece pericolosa con Nagatomo. Secondo tempo e cambia tutto. L’Inter inizia a spingersi in avanti, forte dell’ingresso di Zarate (per Milito) spina nel fianco della difesa romanista, ma ci pensa Gasp: Forlàn, unica punta rimasta in campo, fa posto al fischiatissimo Muntari, lasciando unico terminale offensivo Zarate (?). Entrambe le squadre rischiano l’1-0, ma i nerazzurri sembrano accontentarsi del pareggio.


Gasperini - Fonte: Hop-Frog, flickr.com

Quarta (ed ultima) tappa: A poco più di 50 chilometri da Milano si arriva il capolinea. Ad affrontare i “campioni del mondo” in carica ci sono i campioni della C1, e poi della B: il Novara. Ma quale Novara! I giocatori di Tesser corrono come i “cyborg” partenopei, tanto per citare la squadra più in forma d’Europa. Rigoni in stile Hamsik e Meggiorini matador asfaltano l’Inter, posizionato in maniera a dir poco imbarazzante. La difesa è ad “1”, Ranocchia, mal supportato dai compagni di reparto Lucio (schierato esterno d’attacco) e Chivu. I gol subiti sono da tirarsi i capelli, ma il tranquillo allenatore di Grugliasco, mostra tutto il suo disinteressamento alla partita che ha davanti, trasmettendo solo tranquillità, a differenza della grande grinta di cui necessiterebbe l’11 nerazzurro. Nell’intervallo letteralmente “spreca” due sostituzioni, inserendo per Castaignos e Forlàn, Obi e Pazzini, convinto di poter cambiare la gara. L’ex doriano non forma una coppia a tutto feeling con Milito e si vede. Le occasioni fioccano, ma solo dalle parti di Julio Cesar. Sneijder non ce la fa, rispecchiando con il suo dolore fisico il brutto momento dei nerazzurri. Finiscono i cambi, entra Zarate per Sneijder, ma i guai non sono finiti. In uno scontro in mischia si fa male Ranocchia, ma non può essere sostituito da Samuel (lasciato in panchina), essendo esaurite le sostituzioni. Se fino a quel momento i difesa ce n’era 1, ora diminuiamo questo valore affrontando i decimali. Gasperini decide di lasciare Ranocchia nel ruolo di centrale dei 3, con Chivu e Lucio sempre più intenti a supportare la propria manovra offensiva più che a sventare quella degli avversari. Il giovane è in difficoltà, rincorre Morimoto avendo la meglio eroicamente in un paio di occasioni ma poi crolla: fallo in area (molto dubbio) e rigore che suona come una sentenza. Cambiasso ci prova a riaprire ma è troppo tardi, Rigoni fa partire i titoli di coda.

Il gong del K.O. subito in 4 round rimbomba nelle orecchie di Moratti, che ha deciso di porre fine alla triste avventura di Gasperini. La panchina necessita di una guida “Virgiliana”, e verrà affidata con tutta probabilità a Claudio Ranieri. Di sicuro l’opera che stiamo raccontando ha una conclusione ben diversa da quella provvisoria raggiunta oggi, magari con una risalita fino a raggiungere il “paradiso”, umilmente riconosciuto come una buona avventura (dopo gli ottavi) in Champions League, e una riconferma in campionato nel disputare l’ambita coppa europea, che solo 2 anni fa riempiva di lacrime di gioia gli occhi dei tifosi nerazzurri, ma che ora è lontana come mai.

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