Inter, Jonathan riparte dalla “sua” Inter-Roma: “È stato da quel momento che ho ripreso fiducia”.

Jonathan si racconta ai microfoni di Inter Channel durante la trasmissione InterNOS: una lunga intervista che parte dai ricordi, i pochi postitivi della scorsa stagione, proprio contro la Roma, fino a raccontare di se e del suo passato.

Jonathan fonte foto: inter.it
Jonathan fonte foto: inter.it

Proprio Inter-Roma, semifinale di Coppa Italia, ricorda come prima cosa il difensore neroazzurro che contro i giallorossi realizzò un grande gol: “E’ stato un peccato perché quella partita l’abbiamo persa ma, secondo me, è stato da quel momento che ho ripreso fiducia in me stesso e ho iniziato a migliorare”.Tralasciando la disgraziata stagione passata, si analizza il presente, roseo e piene di conferme attraverso il rapporto con i tifosi, l’allenatore e i compagni. L’atteggiamento dei tifosi verso il difensore è notevolmente cambiato, e Jonathan si diverte con loro: “A me piace fare autografi per loro e fare delle foto con in tifosi perché loro sono l’anima di una squadra. Sono parte integrante di questo mondo”. Anche con i compagni il rapporto si è  modificato, con Ricky Alvarez che ha vissuto un’esperienza simile alla sua come sostiene lui stesso: “La mia esperienza simile a quella di Alvarez? Ci sono dei giocatori che iniziano subito a fare bene in una nuova squadra, altri che hanno bisogno di tempo. Io e Ricky siamo arrivati entrambi in una squadra di grandi campioni, una squadra che aveva appena vinto tutto e non era facile per noi inserirsi. Poi quando la squadra va bene, i singoli vanno bene, ma se una squadra va male, tutti hanno fatto male”; ma anche con il nuovo arrivato Wallace, alle prese con le difficoltà di integrarsi in questo campionato: “Fino a qui ha giocato poco, ma in allenamento si vede che ha qualità per giocare all’Inter e per questo l’Inter lo ha portato qui. Deve crescere ancora perché è arrivato dal Brasile e, come è accaduto con me, deve migliorare tatticamente e tecnicamente. Credo, però, che ogni volta che è entrato in partita ha fatto bene. Quello che manca di più a noi brasiliani è proprio la tattica perché in Brasile il calcio è più fisico”.

Ciò che interessa molto però  è capire il rapporto stretto con Walter Mazzarri e il modo in cui l’allenatore sia riuscito a trasmettergli forza e fiducia: “Lui è un uomo di quelli che dicono tutto in faccia. Questo rapporto che ha lui con noi calciatori, quando ti chiama nel suo ufficio e ti parla guardandoti negli occhi, ti trasmette molta fiducia perché lui ti fa sentire importante. E tu dici: il mister sta puntando su di me e io non posso sbagliare perché devo ripagare la sua fiducia. Penso ogni giorno che lui sia un grande perché il lavoro che lui fa ogni giorno è importante”.

Altro punto importante riguarda il suo ruolo in campo perché per ogni tifoso interista è stato difficile accettare che qualcun altro potesse occupare la fascia destra che per molte stagioni era stata terreno di un brillante Maicon, di lui e del paragone tra i due, Jonathan dice: “Lui è un grande calciatore, ha vinto tutto qui all’Inter. Non è facile per uno che non hai mai giocato nel calcio italiano fare bene subito. Sicuramente abbiamo qualità diverse, lui avrà certe qualità e io delle altre. Se chiuderò anche io la carriera alla Roma? Ma no, io spero di finire la mia carriera qui, mi sento bene qui, chissà che un giorno non diventi capitano…”.

C’è spazio anche per i ricordi e gli aneddoti in questa lunga intervista, quasi una confessione del terzino che spiega come da bambino preferisse il calcio alla scuola, e di come, da subito, abbia fatto di tutto per far diventare il calcio la sua vita: “Da bambino non mi piaceva andare a scuola, volevo sempre giocare a calcio. Se andavo a scuola era per vedere le ragazze o giocare con gli amici. Mia mamma veniva sempre a prendermi a un campetto che c’era vicino casa e si arrabbiava. Se non avessi fatto il calciatore veramente non so che cosa avrei potuto fare…(ndr, sorride). La mia famiglia mi ha aiutato, quando volevo andare via dall’Italia, mia madre mi ha detto che dovevo superare anche questo momento come già era accaduto in Brasile”. 

Infine una serie di “botta e risposta” sull’Inter: “al momento la seconda cosa più importante per me, dopo la mia famiglia“; sul suo anno e la sua stagione: “come finisce quest’anno? “resto, ma spero di poter raggiungere un posto in Champions League, per questa stagione mi do un sette, sette e mezzo”; sui miglioramenti: “migliorare la parte tattica. Mazzarri in questo è stato bravissimo, insieme al suo staff. Ogni giorno mi dice che devo guardare prima la palla, poi l’uomo. Questo è importante per me”; su una possibile convocazione in Nazionale: “credo che tutti i giocatori che giocano in una grande squadra di club pensino alla Nazionale, ma so che nella nazionale brasiliana ci sono tanti campioni. Nel mio ruolo c’è Alves o c’è Maicon. Io lavoro per far bene e se un giorno ci sarà la possibilità di andarci in un’occasione sarei felice” e per finire sulla prima volta a San Siro, uno stadio che da sempre incute timore, anche ai più grandi: “mi si è stretto lo stomaco”.

Se c’è però una cosa che Jonathan non riesce a perdonarsi, qualcosa che sembrava aver messo definitivamente la parola fine alla sua permanenza in Italia, è accaduta durante un incontro dello scorso campionato : “in una partita ho pensato veramente che dovevo andare via. Era Sampdoria-Inter, quella scivolata che ho fatto in area non mi era mai successa prima. Avevo cambiato le scarpe, pensavo andassero meglio quei tacchetti e invece…”, le cose sono poi andate diversamente, fortunatamente per lui e per l’Inter e così, ricordando un momento difficile ormai lasciatosi alle spalle, il terzino chiude l’intervista.

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