La Primavera non è più il periodo della speranza in Italia

Questo è il periodo delle amichevoli. Il periodo per gli allenatori di provare tattiche e schemi nuovi, di sperimentare giocatori in altre posizioni o di “rinnovare” gli ultimi acquisti. Ma questo è anche il periodo delle speranze. Speranza che la prossima sia una stagione migliore di quella precedente. Speranza che quest’anno sia quello della svolta per la propria carriera. Speranza di giocare finalmente qualche partita da titolare e lasciare qualcun’altro a scaldare la panchina. In questo periodo a sperare sono soprattutto i giovani della primavera, che nei test precampionato vengono provati e, forse, illusi di una stagione sotto ai riflettori.

fonte foto: flickr/envisionpublicidad

Ma come ormai è consuetudine qui in Italia, queste sono destinate a rimanere speranze, sogni dorati che si infrangeranno in qualche squadra di Lega Pro dove la tua grande squadra, per cui giochi sin da bambino, ti smolla promettendo di ripassarti a prendere a fine stagione. Come ogni anno un’ondata di stranieri si riversa nella Serie A, che anzi che puntare sui propri giovani promettenti preferisce valorizzare quelli di altre nazionali. Risultato? Sudafrica 2010, un fiasco destinato a trovare conferme nei prossimi anni se non si cambia qualcosa.

Ma qualcosa effettivamente è cambiato. D’ora in poi si potranno tesserare due extracomunitari anzichè uno. Mossa perfetta per valorizzare i talenti sudamericani, e altrettanto efficace nel togliere un possibile posto in prima squadra a un giovane della primavera. Ma in fondo chi l’ha detto che per vincere sia necessario riempirci di fuoriclasse stranieri? Basta pensare al Barcellona, campione di tutto e composta per più della metà da giocatori sfornati dalla sua famosa Cantera. Il calcio italiano dovrebbe imparare dai catalani e cominciare a guardare in casa propria prima di alzare lo sguardo sugli altri campionati. Ci guadagnano tutti in questo modo, soprattutto le società, che si troverebbero a spendere molto di meno in ingaggi.

Se s’invesstissero i milioni che girano nel calciomercato in strutture giovanili e nella crescita dei propri giovani talenti, a questo punto l’Italia non avrebbe niente da invidiare alla Spagna, che con questa politica nel giro di 2 anni si è portata a casa un Europeo e un Mondiale, senza contare un Europeo under20. Mica male.

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