L’umiltà e gli applausi da cui il nostro calcio può ripartire

Mercoledi 25 Aprile duemiladodici, ore 19.54.
Il signor Guida decide che può bastare cosi, fischiando per tre volte; al Manuzzi di Cesena, parte la festa della Juve che ringrazia un gol di Borriello e vince, mantenendo la prima piazza in solitario e tenendo a tre punti di distacco il Milan che insegue, e contemporaneamente vince col Genoa.
È, manco a dirlo, una Liberazione.
Scene di idillio, di ragazzi che si abbracciano con sorrisi di quaranta centimetri stampati sui loro volti; lo stadio alle loro spalle è tutto bianconero, ironia di una sorte che arriva fin sui completi da gara.

Fonte: Flickr by Lessio

Succede che però, nella festa generale, i tifosi di casa non abbiano proprio nulla di che sorridere; il Cesena, infatti, con quella sconfitta è matematicamente retrocesso in B, con addirittura quattro giornate d’anticipo.
Con le scene di Genova e di quel Marassi inferocito ancora negli occhi, forse si fa troppo presto a sgranarli; l’intera tifoseria di casa è in piedi, ognuno al proprio posto, immobile.
Poi, come se uno starter dall’altra parte del mondo avesse lasciato partire il colpo, un applauso. Prima timido e lento, poi scrosciante.
Quell’applauso va dritto ai cuori di giocatori che non si giocheranno lo Scudetto, ma anzi ripartiranno da zero; dritto al cuore di un Presidente, o meglio di una Società, che ha commesso troppi errori ma è conscia che nello sport anche gli errori ci stanno.
L’applauso finisce dritto negli obiettivi di poche telecamere e fotografi disattenti, o forse attenti a guardare l’altra faccia della medaglia, della festa.
Il Manuzzi tributa ai suoi eroi un riconoscimento che nessuna vittoria e nessun alloro potranno mai eguagliare; quel senso di umiltà e riconoscenza per chi ha dato tutto e, almeno un pò, ha ricevuto indietro.
Nessuna contestazione, né richieste di sfilarsi la maglia, o i calzoncini, o le calze; anzi è proprio in quel momento che la maglia va tenuta, per ripartire insieme e ripartire meglio.
Nel tripudio generale, la squadra romagnola ripartirà dalla cadetteria, il prossimo anno, e chissà che il destino e la voglia non la riporti presto a fare il tragitto inverso.
Di certo, c’è che è da quegli applausi che si deve ripartire, per una cultura sportiva che in Italia è possibile, per capire che esistono i vincitori, ma qualche volta è bello anche essere i vinti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy