Milan, Gattuso: “Vorrei chiudere ai Rangers. Al Milan ormai mi sentivo vuoto”

Parla Gennaro Gattuso prima dell’ultima partita in rossonero con il suo Milan.

Fonte immagine: Рыбакова Елена su Wikipedia

Il centrocampista con il diavolo ha vinto 1 coppa Italia, 2 Scudetti, 2 Supercoppe Italiane, 2 Champions League, 2 Coppa Uefa e 1 coppa del Mondo per Club. Un palmares di tutto rispetto arricchito anche dal mondiale del 2006 in Germania con la nazionale. Ringhio vorrebbe chiudere la sua carriera ai Glasgow Rangers, la squadra che lo ha lanciato nel calcio professionistico. Ecco le sue parole a riguardo: “Vorrei chiudere dove sono partito, sarebbe una scelta di cuore verso chi mi ha permesso di diventare un giocatore. Sarebbe bello andare là, purtroppo è difficile perché il club è in amministrazione controllata, ha debiti e non può fare mercato. Ora al Milan si sta chiudendo un ciclo“. Gattuso non è l’unico che abbandonerà il club a fine stagione. Con lui ci sono anche Zambrotta, Inzaghi e Nesta all’ultima partita in rossonero anche loro.  Nel Milan ha avuto 334 esperienze e 9 goal. 

 

Sull’addio ecco le motivazioni: “Dopo la mia malattia, qualcosa è tornato a bollirmi dentro. Voglio sentirmi utile, ma non penso di poter dare più niente a questa società. Mi sono sentito vuoto, ho capito che il ciclo è finito. Galliani mi aveva offerto un altro anno di contratto ma ho detto no. Sono stati tredici anni fantastici, è stato un sogno giocare per la squadra che tifavo da bambino. Mi sentivo quasi una mascotte, dicevano che fossi importante per lo spogliatoio. Va bene la prima volta, va bene la seconda, ma poi… Il problema è quando ti pulsa dentro un po’ di sangue, e io penso che a me pulsi ancora qualcosa. La società non mi garantiva un posto? Io non l’ho mai chiesto, so che nella vita bisogna guadagnarsi tutto. Il Milan mi voleva a tutti i costi per un altro anno, ma io mi sentivo vuoto a livello calcistico, pensavo di non poter dare più nulla a questa società. Così ho fatto una scelta diversa, che spero sia quella giusta“.

 

Sul compagno Nesta: “Di Nesta sapevo già, ma ho capito che un ciclo stava finendo. Lo zoccolo duro dello spogliatoio andava via e così anche io ho pensato di prendere un’altra strada. Non è il primo ciclo che finisce: prima c’erano gli olandesi, poi Maldini e Costacurta. Sono le due persone che ringrazio di più perchè sono quelle che ci hanno trasmesso i grandi valori e la filosofia di questa squadra. Adesso è rimasto Ambrosini a portarli avanti. Credo che la filosofia e la cultura che inondano Milanello rimarranno per sempre qui“.

 

Ricordi delle passate stagioni: “Se parliamo di sconfitte penso a Istanbul. Ho visto Gesù Cristo e la Madonna in persona, ho avuto gli incubi per sei mesi. La vittoria più bella è quella del 2003 a Manchester, dopo aver battuto l’Inter in semifinale e la Juve in finale. Vale più di qualasiasi coppa. Ancelotti? Per me Carletto è stato allenatore, amico, papà, un amante calcisticamente parlando. Carletto è Carletto. Per lui ci voleva una statua come quella dedicata a Nereo Rocco. Il suo Milan in Europa aveva lo stesso rispetto del Barcellona di adesso. Ancelotti non è stato solo l’allenatore di questa squadra, era tutto. E’ stato la persona che amavi e volevi bene, lo stimavi e quando scendevi in campo davi l’anima anche per lui. Quando preparavi la partita non ce n’era per nessuno. Diceva: voi scendete in campo che la partita ve la faccio vincere io“.

 

Chiude parlando del suo futuro: “Metto le mani avanti, perché so che non mi vorrebbero loro. Ma Inter e Juve sono quelle dove non giocherei, per la storia che ho scritto qui al Milan“.

Un pensiero riguardo “Milan, Gattuso: “Vorrei chiudere ai Rangers. Al Milan ormai mi sentivo vuoto”

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    12 Mag 2012 in 16:34
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    Non c’è bisogno che ogni volta riscrivi il titolo sopra.Sappiemo leggerlo anche da sotto.

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