Moratti, Branca e quell’Inter che non c’è più

Esistono annate in cui tutto va come vorresti, dove ogni tiro, ogni azione, ogni particolare è sempre in tuo favore, senza appello per chi si trova davanti.

Altre annate, invece, partono male, si aggiustano un pochino, poi magari finiscono peggio, con buona pace del tifoso e la santa pazienza per i “dovuti” sfottò.

Nella Storia del Calcio, questo capita spesso, perchè i “cicli” hanno una scadenza e perchè, semplicemente, non può vincere sempre e solo una squadra; cosi l’Inter, arrancando lo scorso anno, ora ha definitivamente “rotto il giocattolo” che ha fatto esultare milioni di tifosi e, allo stesso tempo, fatto “piangere” tanti altri.

Ma se il Barcellona, Campione di tutto, cade ripetutamente nei vari campi di provincia della Liga Spagnola, se il blasonato Manchester United cede 1-6 in un derby casalingo, se il Lione non lotta più ai vertici da ormai qualche anno, se il Bayern sta lasciando spazio ad un promettente Borussia Dortmund, significa che dovunque il vento cambia e anche in Italia, l’egemonia dell’Inter dal 2006 al 2010, doveva avere una fine.

Tutto normale quindi, tutto naturale, anche se nel Bel Paese è tradizione elogiare a dismisura quando si vince o massacrare e distruggere quando si perde.

L’equilibrio e la riconoscenza, nel Calcio Italiano, non esistono né da parte dei tifosi, né dei giornalisti e nemmeno tra gli stessi addetti ai lavori.

Premesso tutto ciò, l’Inter-Novara 0-1 che si leggeva a caratteri cubitali sul tabellone di San Siro, non rappresentava semplicemente un risultato finale di una partita, bensi la consapevolezza reale della fine di speranze, sogni e vecchi ricordi, di una grande squadra che non c’è più!

Prima Mancini con Ibrahimovic, poi Mourinho con una squadra pazzesca, hanno fatto vivere di gioie indimenticabili il popolo nerazzurro, con i visi sorridenti di Moratti, Branca ed…Oriali.

Poi è arrivato il 23 maggio, day-after di una notte madrilena meravigliosa, dove l’eccessivo (giustamente) entusiasmo per una Champions inseguita da una vita, ha piano piano lasciato spazio ad una serie di errori che, nel giro di un anno e mezzo, ha permesso all’ultima della classe di strappare sei punti sei, agli ex Campioni d’Italia, d’Europa e del Mondo.

Ma la colpa di tutto ciò, di chi è?

Se si cambiano quattro tecnici in un anno, il problema non è da ricercare nell’allenatore.

Non è possibile che Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri siano dei brocchi inesperti che non sanno fare il loro mestiere.

Piuttosto c’è da sospettare che il Fair Play Finanziario, tanto sbandierato da Massimo Moratti, sia una leggerissima scusa per coprire l’intento reale di non investire più, ma di trarre guadagno.

Fin qui si potrebbe essere anche d’accordo, togliendo dei big e inserendo dei giovani, proponendo una politica nuova che dia anche nuova linfa ad un gruppo un po’ anzianotto.

Però se poi si sofferma su come questa nuova presunta politica sia stata condotta, viene il sospetto che lassù, tra i vertici della società, c’è qualcuno che si sia addormentato o semplicemente non è più in grado di fare il proprio lavoro.

Vogliamo fare qualche esempio? Certamente…

Scegliere gli allenatori, senza dar loro una squadra che risponda alle proprie caratteristiche di gioco.

Fare campagne acquisti senza idee e progetti; via Eto’o si prende lo zoppicante Forlan (con il capolavoro di scoprire che non può giocare in Champions), anziché puntare sui giovani come Coutinho e Castaignos si riesumano giocatori come Zarate, mandare via a stagione in corso un pilastro come Thiago Motta per prendere un Guarin già infortunato che la Champions la potrà vedere soltanto dalla tribuna.

Comodo dar la colpa all’allenatore, facile dire che è il calciatore che vuole andar via, semplice difendersi dietro alla parola Fair Play Finanziario, quando poi è palese l’inattività e una certa difficoltà nel gestire una situazione ormai logora.

Bisogna capire chi davvero comandi all’interno della squadra che pare sia gestita da un “clan” ben preciso, capace di fare il bello e il cattivo tempo, come e quando si vuole.

Forse è arrivato il momento di dare una vera e propria scossa, a tutti!

Forse sarebbe ora che Moratti cominci a pensare a chi ha sbagliato in questi due anni, cosa intende fare di una squadra in autogestione, quale progetto intende realizzare per tornare ai vertici e, sopratutto, se ha ancora voglia ed entusiasmo per portare avanti una società, cara a milioni di tifosi.

Il Calcio è bello perchè da una domenica all’altra le cose possono cambiare magicamente e non è detto che da domani, la Pazza Inter, torni a vincere 30 partite di fila…

Ma con tutta onestà sarebbe meglio che ciò non accada, semplicemente perchè sarebbe soltanto l’ennesima illusione per i tifosi di avere un gruppo che può ricominciare a vincere.

Invece, la sensazione, è che senza un ricambio generazionale condito anche da qualche nome importante all’interno della società, questa squadra possa ripetere poche imprese e incappare in tante delusioni.

Passando amaramente da un’infinita gratitudine per quello che hanno ottenuto in passato, ad un grande fastidio per essere diventati troppo ingombranti.

L’intelligenza, molte volte, è saper cambiare le proprie idee quando si è consci di aver sbagliato.

Chissà se qualcuno, a cominciare dal Presidente, non lo dimostri una volta per tutte!

 

 

 

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