Napoli, De Laurentiis: “Non è colpa di Mazzarri. Napoli da esempio”
Intervenuto a Radio Marte, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha elogiato il suo tecnico Mazzarri, difendendolo da tutte le accuse, e il suo club, definendolo anche un modello:
“All’inizio mi inquietavo quando i giornalisti napoletani tifavano per le squadre del nord e godevano per qualche incidente azzurro, sono un po’ come la parabola del figliuolo prodigo. Capisco questo loro allontanamento, ma non devono tornare a me ma al Napoli. Quando venivo a Napoli all’inizio e vedevo i bambini giocare con altre maglie restavo sorpreso, avevano perso dimestichezza e familiarità con i colori del Napoli, che spesso militava in Serie B e non vinceva. Non mi meraviglio quando si parla con maggior favore dei club del nord, che in questi anni hanno preso spazio. Gli italiani sono famosi per pendere dalla parte della bandiera vincente. Il mister ha poche colpe per il ko di Roma. Ha messo in campo la miglior formazione possibile, non avendo Zuniga e Maggio, con Dossena fuori forma ha fatto benissimo. Abbiamo rischiato di vincere o di pareggiare, a un certo punto pochi notano che l’intervento di Cana su Pandev senza preoccuparsi del pallone. Era nettamente rigore, inoltre a un certo punto c’è stato un laser sul volto di De Sanctis. Sarà capitato anche a Napoli, non voglio mettere questo fattore sul conto delle giustificazioni. Il fuorigioco di Cavani non c’era, mentre era netto il rigore per la Lazio. A Britos non restava che dare una spallata all’avversario, ma per questo non è responsabile, al massimo lo è Inler. Ma non è giusto addossare le colpe al difensore azzurro, che sta recuperando da un lungo infortunio. Non dobbiamo dargli un brutto voto, così incidiamo negativamente sul ragazzo. Non faccio sconti a nessuno, però si dicono tante cose senza senso. La Champions non ci ha tolto energie, questo è il gioco del calcio. Capita anche al Milan, non è che possiamo avere 50 calciatori a disposizione per essere sempre al top. Sempre dette in buona fede e per migliorare il sistema, adesso anche Platini vuole eliminare l’Europa League. Acquisti e cessioni senza Champions? Le partenze le decide chi possiede i contratti, la massima rassegna europea non perderà fascino con l’allargamento a 64 squadre. Tutto dipenderà da come sarà promosso il campionato europeo, se chi organizza non è in grado di farlo allora sarà un altro aspetto. Cercheremo di non far appiattire il nuovo torneo, chiederei a Platini di anticipare questa rivoluzione di un anno per far fare le prove generali e portare più soldi nelle casse di tutti. Nel calcio può capitare di tutto. Quando tornerà Zuniga avremo l’intera rosa a disposizione. Ai miei dicono di non farsi influenzare dai media, non sono sgonfi. La condizione fisica con i medici e i preparatori c’è tutta, non dobbiamo farci mettere nell’angolo da nessuno. Abbiamo difficoltà come Lazio, Inter, Udinese e Roma. La Juve è gasata dal successo, ma è normale. Noi abbiamo rispettato le regole del fair-play, non ho nulla da rimproverare a Mazzarri e ai tifosi. I supporter sono sempre geniali attraverso l’affetto e la comprensione verso la squadra, i nostri tifosi hanno mostrato grande maturità in Italia e all’estero e lo dimostreranno anche nella finale di Coppa Italia“.
Non mancano dichiarazioni su Abete e la finale di Coppa Italia: “Mi fa piacere, a Napoli buttano sempre la croce sulle spalle ma adesso cerchiamo di essere un faro che può illuminare per il futuro. Il Viminale sta studiando le formule per l’organizzazione. Io rappresento i desideri dei tifosi che vengono allo stadio, ma non mi permetterei mai di criticare l’operato del Viminale. Capisco che deve essere una festa e che ci saranno gli occhi di tutt’Italia sulla finale, è una manifestazione all’insegna dello sport e dell’amicizia. Le due tifoserie rappresentano venti milioni di italiani, cioè un terzo della popolazione italiana. Vedremo cosa accadrà, se la Juve dovesse vincere lo scudetto noi saremmo già a Pechino. Sembra che nel Napoli ci sia una continuità della rivalità con la Juve, fin dal trofeo Birra Moretti. C’è una similitudine sul piano del percorso delle due squadre“.
Il presidente ha anche parlato della partita di domani contro l’Atalanta: “I bergamaschi sono complicati da affrontare, ci sono delle identità come Cigarini e Denis che vogliono dimostrare l’errore del Napoli sulla loro cessione. Denis è una prima punta tradizionale che deve giocare sempre, altrimenti non entra nella sua dimensione per fare bene e diventare il bomber della sua squadra. Il Napoli deve avere una moltitudine di persone che possano segnare, in fondo è la nostra mentalità. Credo che alcuni giornalisti non ascoltino le mie parole, non dico che devono giocare i giovani e non i meno giovani. Farei come in Spagna, una serie A e la Serie B con molte seconde squadre. Lì chi gioca in B può giocare anche in A, non si resta mai all’asciutto e si continua a crescere. Se avessi il Napoli di Serie B, Insigne giocherebbe in entrambe le categorie. La Primavera ha fatto il suo tempo, credo che possiamo cominciare a far giocare i giovani in questi tornei. Queste mie dichiarazioni sono state fraintese da molti giornali, io ho semplicemente detto che i nostri 24 calciatori possono essere ricambiati. A inizio stagione avevamo 4 centrocampisti, ma Donadel non è stato mai impiegabile a causa di problemi fisici. È chiaro che con tre elementi si può andare in difficoltà. Inoltre con le assenze degli esterni Mazzarri ha ridisegnato la squadra. Non c’entra la stanchezza, sento dire molte inesattezze. Questo viene dai giornalisti che patteggiano per le squadre del nord. Non li biasimo, ma lo faccio quando rompono le scatole. È normale che possiamo sbagliare sul mercato e su altri aspetti, siamo qui a prenderci le nostre responsabilità e difendere i colori azzurri che non tradiremo mai. Bigon non è nato a Napoli, ma si comporta come un tifoso. Io ho il sangue blu, sono azzurro dalla testa ai piedi. Adesso dobbiamo però far sentire alla squadra il nostro calore, non dobbiamo criticare”.