Napoli, senti la grinta di Inler: “Scudetto? Manchiamo solo noi, ho scelto il Napoli e non la Juve”

Dopo la presentazione show con tanto di maschera da leone, Ghokan Inler torna a parlare, e lo fa già da leader indiscusso della squadra.

Fonte: Wikipedia - Autore Reto Stauffer

Ecco alcuni tratti dell’intervista rilasciata alla Gazetta dello Sport: “Questa squadra è arrivata terza ed ora è stata rinforzata. Possiamo imporci ovunque: Milan e Inter hanno già vinto lo scudetto, ora manchiamo soltanto noi…”.
Champions League – “Affronteremo il meglio del calcio mondiale, ma abbiamo le qualità giuste per imporci anche in quella competizione. Con questa società e con la passione del nostro pubblico potremo superare la fase a gironi”.
Perchè Napoli e non Juve – “Sono arrivato in una grande squadra e questo potrà essere fondamentale per la mia carriera. Venendo qui ho fatto un bel balzo in avanti. Ora, voglio soltanto vincere. Il presidente ha fatto di tutto per prendermi, la sua insistenza è stata determinante. Poi, in quei giorni di trattative ho sentito alcuni compagni (De Sanctis e Hamsik) che mi hanno spinto ad accettare. Ho tenuto conto pure del fatto che il Napoli mi stava inseguendo da due anni, mentre la Juve non è mai stata decisa. Partecipare alla Champions? Si, era un aspetto importante, ma più di ogni altra cosa, ho valutato le prospettive del club, che ritengo importanti per il mio futuro professionale”.
Da Di Natale a Cavani – “Per un centrocampista è esaltante giocare per un grande attaccante. Direi, però, che nel- l’insieme è tutto il Napoli ad essere competitivo, proprio ciò che serve per raggiungere traguardi prestigiosi. Io il giocatore che mancava a questa squadra? E’ una bella responsabilità. Dovrò andare sempre a mille. Credo di avere l’esperienza necessaria per far fronte alle esigenze di un ambiente che vuole tutto e subito. Condizione che s’integra perfettamente col mio pensiero, perché anch’io voglio vincere”.

Ecco invece alcune parole tratte dal Corriere dello Sport:

Esamino di cultura cinematografica: cos’è un turco napoletano?
«Un film, una commedia, con un grande attore: Totò».

Cominciamo bene: chi è stato il suggeritore?
«Potrei dire Di Natale, Berardi, Quagliarella, Floro Flores: tutti i partenopei con i quali ho giocato; o anche qualche ex calciatore azzurro. A Udine ce ne sono».

Uno svizzero a Napoli cosa ci fa?
«S’impadronisce di nuove abitudini, si confronta con una realtà diversa ma che si avvicina alle mie origini. In questa città ci vedo molto della Turchia, terra dei miei genitori».

Il primo impatto fu…?
«Spettacoloso. Indimenticabile. Gente ovunque intorno, tanto calore, un modo diverso di essere: io sono misurato, ben introdotto nelle abitudini friulane, per capirci. Qui ho scoperto un universo che mi era sconosciuto, con dei colori unici, abbaglianti, entusiasmanti».

Uomo di mare, chi l’avrebbe detto?
«Amante del mare, del paesaggio che è fantastico. Dino Lamberti, il mio procuratore-amico, avrà il compito di farmi girare la Campania: lui è di Cava de’ Tirreni, potrà portarmi in Costiera Amalfitana, tanto per cominciare».

Fuori dal campo, cosa c’è nel quotidiano di Inler.
«La mia compagna, il piacere di stare in casa, di avere i miei due Yorkshire tra i piedi. E poi riposare, quando si può. E girare i luoghi in cui vivo: dunque, conoscere Napoli».

Prima volta al San Paolo dopo quel gol con l’Udinese senza esultanza.
«Sì. Saranno contenti anche i miei amici tifosi del Napoli, per rispetto dei quali mi controllai quella sera».

E’ arrivato e si è integrato subito…
«Ho rapporti con De Sanctis, Cannavaro e Grava, i primi contatti sono stati con loro. Mi hanno raccontato quel che trasmette la gente, la passione, l’attesa per una partita».

Ci sono voluti più o meno vent’anni per tornare in Champions; l’altro sogno popolare è lo scudetto….
«Milan, Inter e Juve ne hanno vinti. Ora tocca a noi».

Dicono sia uomo di tavola….
«Sono rigoroso: voglio sempre essere nelle condizioni giuste per far bene il mio lavoro. Però a un piatto di pasta, magari pasta fagioli e cozze, non resto del tutto insensibile».

E’ pure uomo di poche parole…
«Ci tengo alla privacy. Il personaggio pubblico, cioè il calciatore, va in campo e risponde lì di sé. Però so stare in gruppo».

Il Re Leone, già.
«Idea nata in maniera del tutto estemporanea al presidente, un vulcano. Chi mi conosce bene, come i miei compagni a Udine, è rimasto stupito. Pure io, non pensavo di arrivare a tanto: però è stato divertente».

Napoli l’ha subito cambiata?
«Ma io a Napoli è come se ci fossi da sempre. Sono due anni che lo scrivete sui giornali; e, giuro ch’è vero, ogni volta che andavo in trasferta, persino con la Nazionale, incontravo napoletani che mi spingevano. Vieni, Gokhan, vieni. Eccomi qua».

 

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