Report: il calcio italiano ed i giovani; perché così poco “feeling”?

Da anni ormai si parla di questo argomento.

Fonte immagine: Profilo Facebook Mattia Spigonardi

Andando ad analizzare le statistiche del campionato di Serie A*, possiamo notare che la squadra più giovane del nostro campionato è il Pescara. La stagione scorsa, in Serie Bwin, vantava talenti come Insigne, Immobile. Quest anno invece gli acquisti vengono dall’estero: Weiss, Quintero, Celik, Vukusic. Ma grazie alle riconferme degli italiani Perin, Caprari, Romagnoli ed altri, la squadra abruzzese si dimostra leader dei giovani con un’età media equivalente a 24.7 anni (9 italiani sotto il 23esimo anno d’età).

La compagine con più stranieri, invece, è l’Inter (25/34, 73,5%). Al secondo posto troviamo la Roma con 20 stranieri su 28 (71,4%). Mentre sul gradino più basso del podio c’è la Fiorentina. Il 67,9% (19/28) è straniero. Quella con più giocatori italiani è l’Atalanta (26,7%, 8 giocatori su 30 vengono al di fuori dell’Italia). In totale, nel nostro campionato, sono presenti 303 stranieri su 586 (51.7%).



Un altro leader (se così si può definire) che sa trattare con i giovani è Maurizio Sarri, attuale tecnico dell’Empoli. Dopo aver cresciuto talenti quali El Shaarawy ed El Kaddouri, in passato ha allenato anche Modibo Diakite.



 Perché, allora, non si fa altro che parlare di poco “feeling” tra i giovani ed il mondo del calcio? Abbiamo chiesto ad alcune figure importanti del mondo del calcio questa domanda. Ecco la loro risposta.



Per me le squadre fanno bene a fare così, in Italia sono pochi i giovani che dimostrano di poter giocare ad alti livelli. Purtroppo il campionato Primavera secondo me è ad un livello bassissimo. Secondo molti Direttori Sportivi e Responsabili sarebbe meglio abolirlo e fare una seconda squadra in Lega Pro, campionato che vale cinquanta volte di più della Primavera“. Pasquale Tataranni, agente FIFA.



Secondo me il feeling c’è, però bisognare dare più fiducia ai ragazzi. Fiducia che non c’è perché a nessuno piace rischiare. Con gli stranieri c’è meno rischio, hanno più fame e voglia di emergere. E’ una chance importante per cambiare la loro vita. Mentre non tutti gli italiani si sacrificano“. Nicola Autizi, Osservatore del Siena.



I vivai italiani più importanti cercano poco e nulla. Spesso si prende l’aereo ma non si considera l’ipotesi di viaggiare in treno. Questo per dire che in Italia molti (non tutti, ovviamente) osservatori, vanno a pescare talenti in Sud America, in Argentina, in Brasile, senza guardare in casa propria.



PRODOTTI DI CASA PROPRIA – In giro per l’Europa molte squadre non presentano questo problema. In Spagna il Barcellona si “produce” da sola i calciatori (vedi Thiago Alcantara, Montoya, Rafinha; in passato Cesc Fabregas, Victor Valdes, Xavi, e chi più ne ha più ne metta..), che poi vengono girati ad altre società. Prendiamo il caso di Francisco Roman Alarcon Suarez, meglio noto come Isco, del Malaga. L’iberico classe ’92 è nato nelle giovanili del Valencia. La sua prima opportunità a 18 anni, in Coppa del Re, contro il Logrones. 13 giorni più tardi fa il suo esordio anche in Champions League. Viene notato dai Boquerones che lo acquistano a titolo definitivo.



*statistiche a cura di Transfermarkt.it.



Simone Ciarrocchi


Un pensiero riguardo “Report: il calcio italiano ed i giovani; perché così poco “feeling”?

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    16 Nov 2012 in 19:20
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    il mio punto di vista è che gli allenatori hanno paura…anche xchè in italia, rispetto alla spagna o inghilterra, i giovani, quando giocano e giocano male, vengono criticati pesantemente………!

    Risposta

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