Scanzi su Conte: “Come si festeggia un eroe nel paese dei condannati di ritorno”

Non ha mai peli sulla lingua Andrea Scanzi quando si tratta di giustizia.

Foto ignoto - Fonte wikipedia.org
Foto ignoto – Fonte wikipedia.org

Non le ha amai mandate a dire e non l’ha fatto nemmeno con questo articolo su Antonio Conte, da lui definito “il nuovo Silvio Pellico”. Scanzi è come sempre pungente e ironico, senza tralasciare ami i fatti. Esordisce così il giornalista toscano :Orsù facciam festa, l’Eroe è tornato. Uscito – alfine – vincente da errori giudiziari, storture mediatiche e vili macchine del fango. Rai, Mediaset, Sky: tutti entusiasti. Antonio Conte, domenica, ha sparso il Verbo ai fedeli accorsi. “Questa esperienza mi ha fortificato”; “Ho provato dolore”; “Vado avanti a testa alta, non mi devo nascondere da nessuno”. Il lessico del martire consumato, del Silvio Pellico che avrebbe voluto scrivere Le mie prigioni, ma in mancanza di eloquio consono (“Questa è una squadra che sanno tutti quanti cosa fare”) si è accontentato di regalare una conferenza stampa tragicomica a Youtube”. Hanno dimenticato tutti che l’assenza di Conte era dovuta ad una sentenza della giustizia sportiva e non ad un prigionia in terra straniera, ma Scanzi continua dicendo: Era stato assente quattro mesi, crivellato dalla più bieca strumentazione giustizialista. I media, commossi, lo hanno abbracciato. Con deferenza, con commozione. Per lui si sono mobilitati i migliori prestigiatori di parole (“Alla Juve i sorrisi continueranno, anzi conte-nueranno”, SkyTg24). Ironico al punto giusto quando scrive: ”La telecamera che gli hanno incollato addosso (..) ci ha dato un verdetto assolutamente confortante: Antonio Conte è lo stesso di qualche mese fa”, rassicurava ieri Repubblica. Meno male: se questi mesi di Golgota e flagelli lo avessero anche solo minimamente scalfito, non ce lo saremmo perdonati”. Scanzi era stato definito da Gianni Mura qualche tempo fa come “il migliore della nostra tribù, in relazione all’età” ed ha continuato su quella strada a quanto pare. Mai banale, mai scontato. Conclude il suo pezzo apostrofando l’allenatore bianconero come il complottista che resiste, il caso giudiziario che merita solidarietà a prescindere (anche da Giancarlo Abete, sublime Presidente Figc). Conte non è un’anomalia italiana, realtà iperuranica che crede ancora nel ritorno eterno di Berlusconi: ne è conferma didascalica. Se qualsiasi organismo tende a combattere il virus inoculato, in Italia si opera affinché esso viva e possibilmente proliferi. Ancor più in un microcosmo come quello calcistico, dove non esistono colpevoli, al massimo mele marce residuali e odiosi delatori (tipo Carlo Petrini, lui sì isolato fino alla morte). Lodi imperiture, dunque, ad Antonio Conte, vittima indomita di una congiura “agghiacciante”. L’Eroe è tornato, ferito ma vivo, dal fronte. Lo si incensi come merita. Possibilmente anche di più”.
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