Serie A, Beretta svela: “Campionato a 18 squadre? Mai dire mai”

Il presidente della Lega Serie AMaurizio Beretta, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla chiusura del campionato a Radio Anch’Io Lo Sport.

Beretta - Fonte:  International Journalism Festival (flickr.com)
Beretta – Fonte: International Journalism Festival (flickr.com)

Si inizia naturalmente, dai complimenti alla Juventus, vincitrice del titolo: “Lo stadio di proprietà e il progetto pluriennale stanno pagando con risultati importanti, così come la forte determinazione che ha portato i bianconeri a conquistare il record di punti in un campionato europeo”.

Campionato che quest’anno ha visto uno strapotere juventino e l’unica lotta capace di restare fino alla fine è stata quella riguardante l’Europa League: “Ci sono dei blocchi, è vero. Quest’anno si è visto in modo più evidente, spesso accade anche in altri campionati. Per alcune posizioni il campionato si è risolto nei minuti finali di ieri sera, questo testimonia che il torneo ha tenuto intatto il suo fascino fino alla fine”.

Anche per questo Beretta non esclude l’ipotesi di passare ad un campionato a 18 squadre: “Mai dire mai, è una ipotesi che studiamo e possiamo iniziare a lavorare in tal senso. Abete ha annunciato che aprirà questo cantiere, credo che la sede federale sia l’unica sede per parlarne. Non riguarda solo l’organizzazione di un singolo campionato, ma coinvolge i rapporti tra più tornei e il modello di promozioni e retrocessioni. Credo che la soluzione sia possibile, è arrivato il momento di fare una riflessione e mi auguro che si possa lavorare per costruire qualcosa che abbia un senso e rendere più attraenti le nostre competizioni”.

Si passa poi agli aspetti economici a partire dai pochi investitori stranieri: “Bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno, in Italia abbiamo più di un esempio di interessi stranieri verso il nostro calcio. Ci sono alcuni problemi specifici come la questione legata agli stadi, è invece finita la stagione dei mecenati che seguono le necessità di squadre e tifosi. Ora bisogna parlare di investitori, che puntano a vincere con gestioni economiche equilibrate. Bisogna costruire un calcio sostenibile nel tempo e non mirato a esperienze di poche stagioni, c’è inoltre da seguire le linee dettate dal Fair-Play Finanziario. C’è bisogno di dare una idea sostenibile al calcio, è un modello positivo. In Italia ci stiamo allineando ad alcuni esempi di gestioni economiche virtuose degli altri Paesi”.

Quest’anno è andato in scena un campionato “spezzatino” che il presidente giudica positivamente: “Purtroppo non posso rispondere, siamo sotto un vincolo di riservatezza. C’è sempre qualche polemica che può essere utile per stimolare riflessioni, ma bisogna guardare la realtà e ai dati. Il cosiddetto ‘spezzatino’ è stato un grande successo, ha fatto crescere gli spettatori alla tv e negli stadi. Questo è il primo punto dal quale partire per continuare a migliorare”.

Si passa poi alla questione dei diritti tv, molto importanti da noi ma anche in Spagna: “Lì hanno un altro tipo di valenza, inoltre nei bilanci c’è la voce stadi molto importante. Il meccanismo legato all’impianto di proprietà aumenta il merchandising dei club e la possibilità di effettuare investimenti maggiori. Barcellona e Real Madrid hanno il più alto fatturato e dunque la capacità di muoversi sul mercato senza problemi rispetto ad altri club”.

Altro tema caldo riguarda le multe e le punizioni per i comportamenti violenti e sbagliati negli stadi: “Le ammende comminate per episodi particolari vengono destinati a un fondo Lega che ha un vincolo stringente, sono usati a scopo benefico e di solidarietà. Usiamo i comportamenti poco corretti per fini positivi, complessivamente è un sistema che funziona. La chiusura dei settori? Bisognerebbe individuare i responsabili dei comportamenti poco edificanti per pene individuali, senza punire il resto dei tifosi presenti allo stadio per assistere a uno spettacolo”.

Inifne si chiude con un pensiero alla Nazionale italiana“Abbiamo un problema specifico, negli altri settori ragioniamo come Unione Europea. Questa mentalità sta entrando anche nel mondo del calcio. Credo che sia un problema transitorio, con l’arrivo di generazioni precedenti non italiane credo che nel giro di pochi anni ci saranno nuovi calciatori convocabili. Abbiamo buone possibilità di avere sorprese positive”.

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