Un calcio da ‘Mundial’

Immaginiamo di avere una macchina del tempo a disposizione. La sistemiamo su una domenica autunnale qualunque del 1986, pieni anni ’80 e pieno campionato di Serie A in corso. Eccoci, tante persone sul lungomare (siamo a Genova, non mi piace andare troppo lontano) e quello che si vede sono tante radioline accese all’orecchio, tanti ragazzini che chiedono il risultato e altrettante fidanzate-mogli che non capiscono, sono visibilmente irritate. E’ il trionfo di ‘Tutto il Calcio Minuto per Minuto’, dei radiocronisti Ciotti, Ameri, Luzzi e delle loro emozionanti parlantine. Non c’era altro modo di sapere ‘quanto faceva’ la propria squadra del cuore, a meno di andare allo stadio (ma dopo i fattacci dell’Heysel bisognava stare attenti e ai ragazzini come me non era permesso).
Era un rituale in ogni città italiana, si entrava in un bar e se non c’era la radio ad alto volume su Radio Rai non ci si metteva più piede la domenica successiva.
Poi, alle 18, tutti a casa a vedere ‘i gol’, quelli che anni dopo hanno chiamato ‘highlights’ perchè l’inglese
rende sempre meglio, tutti collegati a Rai Uno, al caro Paolo Valenti e alla sua squadra di cronisti che conoscevamo per nome uno ad uno ed erano legati indissolubilmente ad una squadra cittadina: Tonino Carino da Ascoli, Luigi Gnecco da Napoli, Giorgio Bubba da Genova. Se si era sfortunati che si era fatto tardi (ma non capitava spesso) si poteva rimediare guardando ‘Domenica Sprint’ alle 20 su Rai Due, che veniva bene anche per evitare quel palloso TG1 (il TG5 non esisteva ancora).
Infine, nonostante tutto, prima di dormire si guardava ‘La Domenica Sportiva’, perchè c’era la moviola, che era un semplice ralenty dell’azione con la stessa unica inquadratura: eppure sembravano una verità assoluta quei filmati al rallentatore. In tutto questo contesto, c’era un filo conduttore di nome Totocalcio che univa
la Nazione: nasceva il mito del ’13’ e di vincite miliardarie presunte, magari con una schedina del sabato sera da 1400 lire (due colonne, senza doppie ovviamente).

Ritorniamo con la nostra macchina del tempo ai giorni nostri, a una domenica del 2011, stesso lungomare, stessa città. Qualche partita è stata gia giocata la sera prima e stasera ci sarà il posticipo, quindi rimangono da seguire le partite meno importanti.Le radioline sono sparite e le mogli sono più rilassate (ma sempre irritate, chissa perche poi), il risultato ce lo ritroviamo su tutti i cellulari in tempo reale, e qualche contratto costoso permette anche di vedere i gol pochi secondi dopo la realizzazione. Le partite si possono vedere comodamente a casa (basta pagare, ovviamente) o in un bar attrezzato (basta pagare una consumazione, ovviamente). Sul satellite posso addirittura registrare e vedermi con calma quando voglio tutti quei famosi ‘highlights’ (si, ora dicono quasi tutti cosi). Non c’è piu una schedina unica da controllare, ma adesso si può scommettere a qualunque ora e su qualunque partita o risultato. Fantastico. Forse.
Le trasmissioni di calcio, quelle che nel 1986 erano seguite da tutti e facevano vedere ‘il calcio’, proprio quelle, sono costellate da ex calciatori opinionisti e sono diventate dei talk-show, poco seguiti peraltro. In pochi anni è cambiato tutto. la verità è che si è persa molta poesia e voglia di calcio, anche se i tormentoni televisivi ce lo vogliono far credere. Le persone non seguono il calcio visceralmente come vent’anni fa, dove gli stadi traboccavano di gente e quelli che ne rimanevano fuori erano pienamente partecipi della propria squadra. Il Totocalcio era un motore per la Nazione di entusiasmo e rappresentava un economico ‘sogno italiano’ di diventare ricchi. Adesso vedo ragazzini buttare la loro paghetta tutti i giorni in scommesse in cui vincerebbero poche decine di euro. Non voglio fare un discorso di sponsor, di politica, di interessi, di sicurezza (forse l’unico grande miglioramento del calcio moderno). Voglio fare un discorso emozionale. E io che ho vissuto quegli anni da ragazzino, beh, posso dire che il calcio era una passione vera, un calcio che aveva in sè ancora l’etica da oratorio e da Bar Sport che tanto rimpiangiamo adesso.

Un pensiero riguardo “Un calcio da ‘Mundial’

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    28 Set 2011 in 16:11
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    Brividi… un’analisi perfetta e emozionante del calcio che era e che non c’è più…

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