Le 5 domande della settimana-Come sta la Roma?

Higuain al centro del Milan, le difficoltà della Roma, le convocazioni di Mancini, il Bologna di Inzaghi e i gol impossibili di Quagliarella

Ogni settimana calcistica cercheremo di porci 5 domande ispirate a ciò che è successo in campo e non, in modo da sviscerare insieme ai lettori gli argomenti e le curiosità del momento. Scelte degli allenatori, giocatori rivelazioni, problemi e quant’altro saranno messi sotto la lente di ingrandimento per provare a darci delle risposte, ma in realtà il vero intento è proprio quello di porsi delle domande.

Le risposte sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. Le domande invece sono il vero motore dell’attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano.
(Piero Angela)

 

1) Il Milan di Higuain (e Gattuso) quanto può ancora può migliorare?

Il primo tempo perfetto a Napoli e l’ottima prestazione con la Roma, hanno fornito indicazioni interessanti sul nuovo corso del Milan. Leonardo e Maldini hanno fornito a Gattuso i pezzi mancanti del puzzle e il tecnico ex Pisa sta lavorando bene affinché la sua squadra diventi una seria contender per la zona Champions. Lo scorso anno ha chiuso il campionato a 8 punti dal quarto posto e da quando c’è stato Gattuso sulla panchina ha viaggiato con media punti da terza forza della Serie A; la rosa è stata rinforzata con gli arrivi di Caldara e Higuain tra i titolari, di buoni subentranti come Laxalt, Castillejo, Bakayoko, Strnic, Reina, dai ritorni di Bertolacci e Conti e dalla scommessa Halilovic. Al momento Rino ha scelto di dare continuità a chi aveva fatto bene la passata stagione, aggiungendo ‘soltanto’ il Pipita in modo massiccio nelle rotazioni e il 9 rossonero lo ha ripagato con una prestazione sublime a San Siro. L’assist allo scadere per Cutrone è di una lucidità e bellezza quasi stordenti, ma è davvero solo la punta dell’iceberg di una partita totale di un giocatore unico e che serviva al Milan come l’acqua nel deserto. Uno delle problematiche passate era il centravanti, non esclusivamente in termini realizzativi: infatti Higuain incarna le 3 caratteristiche principali degli attaccanti del 2017-18, sente la porta come e meglio di A. Silva, lotta e si danna come Cutrone e fa da regista offensivo come e meglio di Kalinic, insomma una vera panacea per il reparto avanzato.

In queste prime uscite il Milan ha mostrato una condizione fisica migliorabile, con Gattuso che spesso ha sottolineato le carenze programmatiche d’Agosto in questa specifica e un Biglia lasciato un po’ solo nei compiti d’impostazione. Suso per tenersi il posto dovrà aiutare maggiormente nella circolazione palla e nel fornire uscite pulite e sicure ai compagni, in parte anche Calhanoglu anche se il turco interpreta bene le consegne del proprio allenatore. Altrimenti il Milan potrebbe diventare facilmente arginabile mettendo qualcuno a uomo su Biglia, considerando la partenza di un altro regista come Bonucci e che raramente Mr. 36 gol si abbasserà per tutti i 90′ aiutando nella manovra, anche perché c’è bisogno di lui lucido (vedi assist per Cutrone) e reattivo in prossimità della porta. Gattuso sta crescendo molto nella lettura delle gare in corso e nel coinvolgere gli uomini giusti al momento giusto, ha una squadra che può giocarsela alla pari con Napoli, Lazio, Inter, Roma ed è avanti a Fiorentina e Atalanta, il piazzamento Champions è un obiettivo alla portata.

2) Mancini non ha dimenticato nessuno nelle convocazioni?

Il CT Mancini ha diramato i convocati per le due partite inaugurali di Nations League, la nuova manifestazione UEFA che vedrà l’Italia opposta alla Polonia ( Stadio “Dall’Ara” – 7 settembre, ore 20.45) e ai campioni d’Europa in carica del Portogallo (“Estádio do Sport Lisboa e Benfica” – 10 settembre, ore 20.45). 31 i convocati: 4 portieri, 1o difensori, 8 centrocampisti e 9 attaccanti, diventati però 8 col ritorno a casa per infortunio di Pellegri. Proprio quest’ultimo insieme a Zaniolo e Cragno ha formato un trio inedito e singolare per la nazionale, Mancini ha scelto di formare un mix fra giocatori già nel giro azzurro e giocatori alle prime esperienze per testarli per un impiego in un futuro prossimo. Le conferme importanti sono arrivate per Balotelli, Criscito, Zappacosta, Chiesa e Berardi, giocatori stimati e voluti da subito dal nuovo commissario tecnico, soprattutto i 3 attaccanti saranno verosimilmente sempre più centrali in questo ciclo che ha l’ambizione di far dimenticare quello di Ventura e per farlo c’è bisogno di talento e intraprendenza. Gli esclusi principali per questo giro sono: Acerbi, Barreca, D’Ambrosio, Calabria, Politano e Cutrone, possibile vederli vestiti d’azzurro già nella prossima sosta per nazionali; una menzione va anche per Inglese, Gabbiadini, il veterano Quagliarella e Giovinco quattro attaccanti che per motivi diversi saprebbero rendersi utili nel breve periodo. Detto ciò, c’è da dire che i nomi sono importanti specialmente perché c’è poco tempo per allenarsi, ma la rotta va invertita soprattutto nella proposta offensiva e nel gioco espresso, lì sì che deve lavorare parecchio Roberto Mancini.

3) Come sta la Roma?

Di Francesco non ha incominciato bene la stagione, la sua seconda da tecnico della Roma, proponendo formazioni discutibili (e discusse) con lacune e problematiche in più settori del campo. La condizione fisica è molto indietro e alcuni giocatori devono ancora inserirsi al meglio nel nuovo contesto e nonostante ciò la Roma ha comunque 4 punti dopo aver affrontato il Torino e il Milan in trasferta e la squadra più in forma fisicamente, l’Atalanta.

Nzonzi con Monchi durante la presentazione alla Roma
Nzonzi con Monchi durante la presentazione alla Roma

La profondità della rosa è uno dei punti di forza della Roma 2018-19 e il suo tecnico pare voglia attingere a piene mani usando molti giocatori e cambiando molto. Modificare la formazione base comporta modifiche anche di modulo, a Milano infatti ha proposto un 3-4-1-2 per provare a dare spazio a Schick e Nzonzi e mettere a suo agio Pastore. Questo ha portato Karsdorp, Dzeko, Fazio e in parte De Rossi fuori dalla comfort zone e contro una squadra forte come il Milan è stato un rischio eccessivo. Nel 2° tempo è ripassato al 4-2-3-1, ha pareggiato la gara, si sono visti miglioramenti e fino al 94esimo era riuscito a portar via da San Siro 1 punto. Il calcio d’Agosto è sempre difficile da valutare, inganna molto e l’anno dei mondiali ancor di più perciò bisogna esser cauti nei giudizi, in un senso o nell’altro. Analizzare tatticamente delle situazioni già è più “diacronicamente” sensato, ad esempio l’attaccante bosniaco che tanto bene ha fatto gli scorsi anni e che a Torino ha contribuito pesantemente all’assegnazione della posta in palio, in un 3-4-1-2 con Schick e Pastore nei paraggi trova difficoltà a far ciò che sa fare meglio, la zona avanzata è ingolfata e deve dividere i possessi nei quali svolge il ruolo di regista offensivo. Difficile funzioni anche in futuro un modulo del genere, Dzeko ha bisogno di essere libero davanti e al massimo può dividersi la zona con un compagno, con due proprio no (tranne se in 4-3-3 con delle ali, ma è tutt’altra situazione). Fazio centro destra, Nzonzi e De Rossi in mediana e Pastore sulla trequarti formano un gruppo di giocatori lenti, mono passo e poco dinamici,  sì coi piedi buoni e notevole intelligenza calcistica, però sono pur sempre 124 anni in 4 e nel calcio moderno è assai complicato potersi permettere un lusso del genere in fase di non possesso. In ultimo Olsen è apparso insicuro, carente nel gioco coi piedi e nelle uscite, chiaramente non far rimpiangere un fenomeno come Alisson era impensabile, forse era lecito attendersi un inizio più incoraggiante, anche perché Mirante avrebbe potuto tenergli il posto in attesa del suo completo inserimento. Due dati interessanti sulla Roma sono: i 14 tiri, 8 nello specchio, (solo CR7 ha tirato di più) di Dzeko con 1 solo gol all’attivo e i 59 tiri subiti in 3 gare, davvero un’enormità. Considerando che in porta non c’è più il brasiliano, Di Francesco dovrà porre rimedio al numero di tiri subiti e delle occasioni concesse per non subire troppi gol nel corso della stagione. L’anno scorso è stato bravo ad adattarsi alla squadra e nell’assecondare i suoi giocatori migliori, quest’anno ha di fronte una sfida dura con dei leader in meno nello spogliatoio dunque la sosta per le nazionali non poteva arrivare in un momento migliore.

4) Perché Quagliarella fa solo gol bellissimi?

Colpi di tacco, pallonetti, acrobazie e tiri da centrocampo, il repertorio di Quagliarella è variegato, d’altronde non si diventa il marcatore più prolifico in attività in Serie A per caso. La rete di tacco contro il Napoli è destinata ad essere una delle cartoline della Serie A 2018-19, ha fatto invecchiare velocemente il tacco di Pastore e seppur senza una marcatura adeguata è uno dei gol più difficili visti negli ultimi anni. In una celebre telecronaca di un gol di Osvaldo ai tempi della Roma contro l’Inter a San Siro, Riccardo Trevisani disse: “Segna solo gol pazzeschi!”, l’italo argentino prima di quel cucchiaio delizioso era reduce da una super rovesciata. Ecco quella frase calza a pennello con Fabio Quagliarella, l’uomo dei gol impossibili, l’anno scorso ha segnato 19 gol grazie alla cura Giampaolo e ad una forma fisica invidiabile. Al momento è 42esimo nella classifica all time dei marcatori della Serie A con 128 gol, la top 20 è alla portata prima del ritiro e alla 19esima piazza a quota 156 ci sono a pari merito Riva, Mancini e Inzaghi…non una brutta compagnia. Quaglia ha avuto un’ottima carriera, ha vestito maglie importanti, Napoli, Juve, Torino, Samp e vanta 25 presenze e 7 gol in nazionale, ma la sensazione che avrebbe meritato più considerazione in top club è forte e a livello internazionale probabilmente non sarà ricordato come merita. Il suo immenso talento non è stato sprecato affatto, forse è stato semplicemente sottovalutato a tratti e quelle 128 marcature se fossero conteggiate con un coifficiente di difficoltà, come nei tuffi ad esempio, sarebbe già in top 15 tranquillamente.

5) Quali sono le condizioni del Bologna?

Nella partita contro l’Inter si sono viste cose molto incoraggianti e cose molto preoccupanti da parte del Bologna, la verità è nel mezzo?! Il primo tempo è stato giocato con compattezza, ordine e senza correrre grossi pericoli, nel secondo si sono palesati i limiti di una squadra modesta e a rischio nella zona salvezza-retrocessione. Il reparto offensivo è peggiorato parecchio rispetto allo scorso anno, Verdi e Di Francesco non sono stati sostituiti con giocatori di quel calibro e con quel numero di gol-assist in faretra. Palacio e Dzemaili hanno 1 anno in più e non possono più essere riferimenti a tutto campo nelle due fasi di gioco, o almento non possono farlo per 30+ partite l’anno. La difesa è guardinga, allenata bene, ma pur sempre limitata. Pippo Inzaghi ha immediatamente dato la sua impronta, il gioco del suo Venezia lo scorso anno non era poi tanto dissimile da quello proposto in questo inizio di campionato, sicuramente una condizione fisica migliore e il trascorso comune miglioreranno e ne deriverà ancor più compattezza e spirito di sacrifico, in attacco però serve decisamente altro. Destro e Falcinelli sono due calciatori su cui un grandissimo ex attaccante come Inzaghi può lavorare e migliorare, loro devono metterci del loro nel farsi trovare pronti e sfruttare le occasioni a disposizione perché altrimenti Santander e Palacio sono più adatti a quel tipo di calcio. Liberare Pulgar di una parta dei compiti difensivi e lasciarlo più libero di creare calcio può essere una soluzione per ovviare ai problemi in costruzione, mentre Orsolini può essere una riserva preziosa nel corso di un campionato anche se finora il suo bottino in Serie A recita uno zero impietoso. L’Inter di Spalletti non ha fatto una grande partita, ma quando ha alzato il ritmo, dovuto specialmente alla crescita nel secondo tempo dei due croati e di Nainggolan, è riuscita ha sbrigare la pratica senza doversi preoccupare più di tanto (2 tiri da fuori di Dzemaili, solo 1 pericoloso e 1 bel colpo di testa di Santander) della fase difensiva. Senza il gol del Ninja, a segno al primo e unico tiro messo a referto, probabilmente la partita si sarebbe complicata maggiormente e il Bologna ci avrebbe creduto sempre di più, per salvarsi però c’è bisogno d’altro e forse non sarà facile trovare la quadra a differenza degli ultimi anni.

 

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