Le 5 domande della settimana – Quanta distanza c’è tra Roma e Napoli?

Ogni settimana calcistica cercheremo di porci 5 domande ispirate a ciò che è successo in campo e non, in modo da sviscerare insieme ai lettori gli argomenti e le curiosità del momento. Scelte degli allenatori, giocatori rivelazioni, problemi e quant’altro saranno messi sotto la lente di ingrandimento per provare a darci delle risposte, ma in realtà il vero intento è proprio quello di porsi delle domande.

Le risposte sono sempre limitate, provvisorie, insoddisfacenti. Le domande invece sono il vero motore dell’attività mentale: un uomo che non si pone domande, o che si contenta delle risposte, non va molto lontano.
(Piero Angela)

 

 

Napoli - Foto di Danilo Rossetti
Napoli – Foto di Danilo Rossetti
1) Quanta distanza c’è tra Roma e Napoli?

Napoli-Roma andato di scena al San Paolo è stato uno scontro davvero particolare e allo stesso tempo lineare. Il Napoli ha fatto la partita non riuscendo a concretizzare le occasioni avute, a causa di errori negli ultimi metri e agli ottimi interventi di Manolas, la Roma invece ha subito, ma ha capitalizzato una delle poche opportunità concesse dalla squadra di Ancelotti.

Il gap tra Roma e Napoli a livello di qualità è sempre più ampio e pensando a qualche anno fa è davvero singolare. La Roma arrivava davanti o a strettissimo contatto col Napoli negli anni pre Di Francesco, adesso sembra impossibile ottenere più di un pari sofferto (l’anno scorso ha vinto al San Paolo, ma la sfida col Napoli non può essere risolta solo con le due gare annuali). Il Napoli ha assorbito meglio il cambio SarriAncelotti e i vari avvicendamenti nella rosa; la Roma è calata tanto nel cambio Spalletti-Di Francesco, specialmente nella capacità di fare punti in Serie A: nei risultati è discontinua! In campo c’è stato un abisso non giustificabile con differenze di fatturato o di ricavi.

Il Napoli naviga a vista verso un piazzamento Champions con mire di conquiste ancor più alte, mentre la Roma sembra doversi conquistare la massima competizione attraversando burrasche e difficoltà gestionali senza poter pensare alla vetta del campionato. La cavalcata europea dello scorso anno ha messo sotto al tappeto molta polvere che le pesanti cessioni estive hanno soltanto aiutato a far emergere, ma difficilmente i giallorossi ripeteranno il risultato in Coppa dei Campioni e dunque non metteranno a tacere facilmente le molte polemiche. Il centrocampo della Roma è retto per gran parte da De Rossi e quando non c’è si nota, Under deve produrre gol&assist per far pesare meno le sue carenze difensive, Cristante appare un corpo estraneo alla squadra e Pastore e Kluivert ancora non si sono inseriti nel modo ideale nei meccanismi di squadra.

Il Napoli:

– meritava di vincere a Belgrado e non ha vinto;

– ha giocato benissimo a Parigi e non ha vinto;

– ha dominato contro la Roma e ha pareggiato.

Questi 3 risultati occorsi in 3 partite possono essere letti in duplice maniera, o si mettono in evidenza i punti persi, oppure si dà risalto alle prestazioni effettuate che evidenziano un processo in salute e una costruzione di una squadra parecchio forte. Certamente i partenopei si sono giocati i jolly “abbiamo giocato bene, ma…” adesso è il momento di raccogliere il seminato e puntare al passaggio del girone in Champions e al consolidamento in top 3 della Serie A.

2) Come sta il Milan?

Dopo la sconfitta in Europa League contro lo splendido Betis di Quique Setien, era stata messa in discussione la posizione di Gattuso e le scelte in fatto di gestione della rosa, contro la Sampdoria il Milan ha superato tante difficoltà prendondosi una vittoria di carattere. Le due importanti decisioni prese da Gattuso per superare l’ottima Samp hanno entrambe pagato dividendi: dapprima la scelta del 4-4-2 con Cutrone e Higuain in tandem, la coppia ha funzionato entrambi sono andati in gol e hanno giocato bene insieme (il gol del Pipita è frutto di una bella combinazione tra i due) e successivamente la scelta di abbassare il baricentro, per pressare i portatori di palla doriani soltanto una volta arrivati nella metà campo rossonera senza sprecare energie in corse a perdifiato, non ben organizzate, fino all’aerea piccola avversaria. Il Milan vincendo il recupero contro il Genoa sarebbe al quarto posto a parimerito con la Lazio con 3 punti di vantaggio sull’altra contender capitolina, ma dunque perché ci sono così tante ombre sull’inizio di stagione rossonero? Il Milan ha stentato in Europa vincendo senza convincere con l’Olympiakos e il Dudelange e perdendo con gli spagnoli, ha perso il derby e si è fatto rimontare malamente dal Napoli, però ha anche proposto un buon calcio con un gioco propositivo, tecnico e moderno, forse un filo troppo ideologico e poco pratico nel capire anche le diverse attitudini presenti in rosa. I rossoneri hanno subito 13 reti in 9 partite di campionato non riuscendo a tenere mai la porta imbattuta, questo oltre ad essere un danno per i fantallenatori con Donnarumma in porta, è anche un grosso problema da risolvere per Gattuso, perché storicamente in Italia le difese molto battute non ottengono grandi risultati. E’ un normale percorso di crescita dell’allenatore, del nuovo corso societario e di una squadra che ha appena cominciato la strada per tornare grande. La vittoria contro un avversario tosto come la Sampdoria di Giampaolo può dare serenità a un ambiente che se vuole puntare in alto con Gattuso, deve avere compattezza e unità d’intenti per trovare il connubbio ideale tra le idee del mister e le attitudini dei calciatori.

 

 

Immobile nell'Italia - Fonte immagine: Clément Bucco-Lechat, Wikipedia
Ritratto di un Ciro Immobile tutt’altro che felice
– Fonte immagine: Clément Bucco-Lechat

3) Perché la Lazio perde sempre con le big?

La Lazio ha perso tutte e quattro le sfide con le quattro squadre che sono arrivate sopra in campionato lo scorso anno: 1-2 col Napoli, 2-0 con la Juventus, 3-1 con la Roma e 0-3 con l’Inter. Nello scorso campionato con le avversarie di vertice ha totalizzato 5 sconfitte, 2 pareggi e 1 sola vittoria (con la Juve a Torino col rigore fallito da Dybala all’ultimo minuto). Le statistiche sono impietose e la prestazione con l’Inter è stata altrettanto deludente, perché la squadra di Inzaghi è sembrata inerme contro un’Inter superiore in ogni aspetto. Il centrocampo dei biancocelesti era già senza Leiva, è stato poi privato anche di Badelj, uscito per infortunio, ed è sostanzialmente assente ingiustificato Milinkovic-Savic che da parecchi mesi è solo la brutta copia di quello visto tempo fa. Contro questo centrocampo ha avuto vita facile quello nerazzurro guidato da un Brozovic magistrale (11.786 km, 103 tocchi, 79/86 passaggi completati, 7 duelli vinti, 2 dribbling e 1 goal). I giocatori di maggiore qualità della Lazio devono fare un ulteriore passo in avanti nei big match, i più talentuosi come Alberto, Savic, Immobile, Correa devono trascinare la squadra a un livello superiore, mentre contro le “piccole” difficilmente sbagliano la partita, ma non basta più se l’obiettivo è il piazzamento Champions. Inoltre il piano B della squadra di Inzaghi è decisamente inferiore al piano A; lo schieramento e la pressione della Lazio non sono mai riusciti a infastidire la costruzione bassa nerazzurra, così facendo l’Inter trovava spazi o mezzi spazzi da attaccare con gli inserimenti delle mezz’ali o i tagli delle ali. Inzaghi non è riuscito a porre rimedio a questo problema, abbassando il baricentro non trovava comunque le misure in campo e fisicamente non riusciva ad imporsi contro una squadra ben strutturata come l’Inter, dunque sarebbe servita molta più qualità nel possesso per costruire gioco con calma e tecnica (ma vanno anche considerate le assenze pesanti di Leiva e Badelj per questo aspetto).

4) Il Frosinone è ancora vivo?

Dopo aver raccolto solamente 1 punto nelle prime 8 partite di Serie A 2018-19, il Frosinone finalmente trova un minimo di continuità e dopo la sconfitta con buona prestazione a Torino contro i granata per 3 a 2 riesce a fare 4 punti in 2 partite. Il Frosinone espugna il Paolo Mazza con un sonoro 0-3 nel segno di Ciano, e del suo sinistro, che realizza l’assist per Chibsah e il gol dello 0-2 su un ottimo assist di Campbell, ma il punteggio probabilmente è troppo ampio per la Spal che comunque ha colpito 2 legni e ha avuto molte chance per riaprire la partita. Il terzo gol dei ciociari è del giovane scuola Inter, Andrea Pinamonti, che con un sinistro delizioso ha realizzato il suo primo gol in Serie A, la palla gli è stata recapitata da Cassata autore di una bella progressione e il passaggio vincente lo ha effettuato anche lui di sinistro, Ciano ha inspirato mancinismo nei suoi compagni. 

Moreno Longo non è mai stato messo in forte discussione dalla proprietà perché i limiti della rosa sono evidenti e la società ritiene che lui meriti del tempo per provare a far rendere al meglio i molti nuovi arrivi (il Frosinone è la squadra che ha impiegato più giocatori finora). Campbell su tutti è il giocatore che può far saltare il banco e rendere i gialloblu più forti e meno provinciali, un po’ come Gervinho a Parma, ma anche Ciano e Dionisi possono dare una dimensione ulteriore alla squadra per barcamenarsi nella lotta salvezza fino all’ultimo. Al momento solo il Chievo è stato inferiore e i 4 punti dall’ultima casella valida per la permanenza, occupata dal Bologna, sono segno di una distanza ancora marcata, ma tutt’altro che incolmabile nel lungo periodo. Ricapitolando: il Frosinone è ancora vivo, ha grossi margini di crescita e numerosi difetti da colmare, non sono molte le squadre che potrebbero arrivare sotto ai ciociari eppure la lotta salvezza è viva e vegeta anche per loro.

5) Cosa ci dice El Clasico?

Il Barcellona rifila una manita al Real Madrid e marca la distanza tra le due principali contendenti spagnole. Un dominio tecnico come quello occorso nel primo tempo non si vedeva da tempo, i blaugrana hanno spadroneggiato per 45′ minuti tenendo circa il 65% del possesso, con Rakitic, Suarez e Arthur in grandissimo spolvero, poi Lopetegui nella ripresa ha tolto Varane per Lucas Vazquez ed ha schierato il Madrid con la difesa a 3 con Casemiro al centro e le cose sono cambiate. Il Real ha prima trovato il 2-1 con Marcelo (in gol per 3 partite consecutive #Marcelodependencia) e ha sfiorato il pari con il palo di Modric, salvo poi soccombere a un Barcellona che nel frattempo ha ripreso le misure alla partita. L’infortunio di Messi ha responsabilizzato Suarez, l’uruguayo si è preso la squadra sulle spalle e ha segnato una tripletta devastante oltre ad sver aiutato la squadra in ogni modo nel corso della partita. Lopetegui non ha letto bene la gara concedendo troppo possesso al centrocampo blaugrana e non riuscendo ad organizzare un pressing corale; El Clasico chiude la sua pagina ai galacticos con una sconfitta sonora sul campo, ma anche con una sconfitta nella filosofia di gioco. Lopetegui ha provato a “barcellonizzare” il Real nel gioco richiedendo: più possesso, costruzione dal basso anche col portiere, interscambi di posizione e occupazione di un certo tipo degli spazi. Questa transizione non è riuscita bene, alcuni senatori hanno smesso di sostenerlo e i risultati sono latitati, l’esonero è soltanto la logica conseguenza di ciò. L’eredità di Lopetegui è temporaneamente affidata a Santiago Solari, allenatore del Real Castilla, Florentino Perez potrebbe ripetere la mossa di Zidane senza dover ripartire con un big come Conte (non il benvoluto da Ramos e Courtois).

El Txingurri Valverde ha invece tratto una multitudine di aspetti positivi da questo Clasico, innanzitutto che anche senza Messi il Barça sa giocare un grande calcio e sa concretizzare le occasioni, mente lo scorso anno spesso era sembrata una squadra molto Messidipendente. L’ex Gremio Arthur Melo è sempre più una splendida certezza e il suo processo di inserimento sembra già compiuto del tutto, Rakitic quando è in forma determina queste gare e Suarez è il solito Pistolero implacabile. Il Barcellona si conferma alla guida della Liga davanti al sorprendente Alaves e le costanti Siviglia e Atletico Madrid e continua a lasciare un’idea di superiorità nazionale al momento.

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