Chelsea, l’amarezza di Torres: “A Liverpool mi sentivo un re, dopo non è stato più lo stesso”

Fernando Torres torna a parlare, a distanza di più di tre anni, del suo leggendario trasferimento dal Liverpool al Chelsea.

Torres
Fonte: The Sport Review

Quello che ancora oggi resta l’acquisto più costoso nella storia dei Blues e del calcio inglese, concluso per 50 milioni di sterline (circa 58,5 milioni di euro), ha avuto una serie di conseguenze emotive e personali, per El Niño, soprattutto per il rapporto che Torres aveva con Steven Gerrard.

“Steven mi disse: Fernando, adesso devi pensare a te stesso, fai quello che devi fare. Ma quando sono andato a dirgli che stavo per accettare l’offerta del Chelsea, questo l’ha distrutto. Annunciare la  mia partenza a Gerrard è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera”, ha raccontato Torres al periodico francese So Foot.

Per me era il miglior compagno di squadra che potessi avere, e non sono sicuro di poter trovare uno come lui in futuro. Ci capivamo alla perfezione, eravamo fatti l’uno per l’altro”, ha poi continuato lo spagnolo.

Al Liverpool avevo tutto, tranne i titoli. Lì mi sentivo come un re, ma la squadra stava cadendo a pezzi. Il club aveva ceduto Mascherano al Barcellona e Xabi Alonso al Real Madrid, senza investire quel denaro per rinforzare la squadra. Avevo 27 anni e volevo provare la sensazione di alzare al cielo la Champions, ma sentivo che con i reds non sarebbe successo presto. La squadra era appena stata venduta e in questi casi, a meno che tu non sia il Manchester City o il PSG, la strada per tornare di nuovo competitivi può essere lunga”.

“Sono arrivato al Chelsea e con David Luiz, appena arrivato come me, sono andato a parlare con Ancelotti. Ci hanno detto che saremmo stati importanti per il club, ma poi in realtà non abbiamo giocato. Alla fine ci hanno detto: vogliamo finire la stagione con la squadra che l’ha iniziata”, ha confessato con amarezza Torres.

“Non capivo nulla di quello che stava succedendo. Ho conosciuto l’esperienza della panchina, ma mi rassicuravo dicendomi che le cose sarebbero presto cambiate. E’ arrivato Villas-Boas, poi è arrivato Di Matteo, ma le cose non cambiavano: un giorno giocavo, il giorno dopo no”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Su questo sito utilizziamo strumenti nostri o di terze parti che memorizzano piccoli file (cookie) sul tuo dispositivo. I cookie sono normalmente usati per permettere al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare statistiche di uso/navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare opportunamente i nostri servizi/prodotti (cookie di profilazione). Possiamo usare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti ad offrirti una esperienza migliore con noi. Cookie policy