Il Calcio Italiano? Brutto, vecchio e tremendamente noioso!

Il day after di Barcellona-Milan lascia i soliti strascichi polemici, tipici della cultura italiana d’intendere il calcio, oramai logora e priva di divertimento.

Foto: Antonio Zaza

Al quattro di aprile, siamo senza squadra italiane nelle competizioni europee e, anziché chiedersi il perchè di una crisi cosi profonda del nostro calcio, si sta parlando del secondo penalty concesso al Barça (certamente dubbio) e di una gara o di una qualificazione viziata dall’arbitro.

Se qualcuno di buon cuore, analizzasse attentamente le due partite di andata e ritorno, capirebbe bene perchè a passare sia stata la squadra di Guardiola che, a sua volta, avrebbe potuto benissimo recriminare i due calci di rigore non concessi a San Siro, cambiando la storia del Quarto di finale già una settimana fa.

Subire 21 tiri e un possesso palla che ha dello stratosferico, rispondendo soltanto con un tiro in porta, è davvero poca cosa; questo sta a testimoniare che l’unico sfogo possibile fosse l’arbitro, annichiliti dalla superiorità dell’avversario e irriconoscenti verso una squadra che è almeno due spanne sopra le altre.

In un paese “calcisticamente correct”, ci saremmo soffermati su questi dati, piuttosto che su di un rigore fischiato o un fuorigioco non visto, ma noi non siamo cosi “avanti” per farlo.

Il problema reale è che non ci stiamo rendendo conto di quanto stiamo retrocedendo da qualsiasi punto di vista si guardi il calcio, ignorando dei punti fondamentali che logorano tutto il sistema.

1- La cultura calcistica

Siamo il popolo della moviola, dei complotti, dei sospetti, dei corrotti. Tutto fa brodo quando qualcosa è contro la nostra squadra, non riconoscendo mai i meriti degli avversari, preferendo essere antisportivi a prescindere. Questo è un problema radicato, del quale difficilmente ci si potrà liberare, perchè abituati sin dai tempi del pallone di pezza ad alimentare polemiche, piuttosto che a risolvere i problemi.

2- Calciopoli e Scommessopoli

Dal 2006 ad oggi, viviamo perennemente di scandali. Nessuno forse si è reso davvero conto della gravità del problema, visto che tutto ci scivola addosso, senza ferita alcuna.

Rivendicano Scudetti dopo sentenze di un Tribunale, vendono partite in derby storici per arricchirsi personalmente, viviamo nel mondo dei “ma, non so, non ricordo” e tutti fanno finta di non sapere per poi dire…io l’avevo detto! Ecco, finchè non iniziano davvero a punire in maniera esemplare chi sbaglia, continueremo ad avere Scandali su Scandali, facendoci prendere in giro in tutti modi possibili.

3-Stadi ed infrastrutture

Se siamo stati superati da Polonia ed Ucraina (con tutto il rispetto) per gli Europei, un motivo ci sarà. Certo, la politica dell’Uefa in questo senso c’entra eccome, però noi dalla nostra non facciamo nulla per rivendicare una manifestazione cosi importante. Se a Cagliari si gioca con mezzo stadio inagibile, a Bari si aprono cancelli al secondo anello con tanto di rischio di precipitare nel vuoto, se gli altri stadi sono vecchi e logori, come pretendiamo di essere al passo con gli altri paesi europei?

4-Vivere di storia, dimenticando il presente

Abbiamo una storia da far invidia a buona parte del pianeta terra, anche calcisticamente parlando.

Però non possiamo vivere di quello, perchè oggi conta quello che fai, non quello che hai fatto.

Dormire sonni tranquilli in ricordo del Mondiale 2006, quando poi veniamo buttati fuori dalla Nuova Zelanda, rivendacare titoli Europei, quando (eccezione l’Inter 2010) puntualmente veniamo eliminati, se ci va bene, ai quarti di finale; quando lo fa il Barcellona, tanto di cappello, ma se gli avversari si chiamano Lech Poznan, Schalke 04 o Az Alkmaar, come la mettiamo?

Il nostro Ranking Uefa è ai minimi storici, ma il peggio non è ancora arrivato. Perchè se continuiamo cosi, rischiamo di farci superare da campionati mediocri come quello francese, olandese e portoghese, con buona pace di chi dice ancora che il nostro è il migliore campionato del mondo!

5-Progetti, non imitazioni

Cerchiamo sempre di vedere in casa altrui, elogiando gli altri e criticando quello che facciamo.

Ecco, proviamo a smentirci tutti.

Basta con il modello Barcellona, basta con la sicurezza sugli stadi degli altri paesi, basta con leggi severe e applicabili solo all’estero.

Proviamo a darci un ordine, concreto, reale. Proviamo a non ispirarci sempre a qualcuno, per poi dire che qui in Italia non è possibile realizzare quello che fanno gli altri.

Proviamo ad essere per una volta maturi e autonomi.

Leggi severe, regole ferree, imparzialità nelle decisioni, sistema da rifondare con intelligenza ed accuratezza.

Ingredienti difficili da trovare e miscelare, certo!

Ma perchè dalle altri parti ci riescono, mentre in Italia è sempre tutto cosi difficile?

Il 20 maggio, a Roma, sarà di scena una finale caldissima tra Napoli e Juventus.

Si temono scontri, la città sarà blindata, tutto fa presagire che non sarà una passeggiata.

Bene, proviamo a smentirci.

Diamo dimostrazione di maturità, vivendo la sfida soltanto in maniera agonistica.

Sarà un modo per vedere due grandi tifoserie a confronto, in una finale che milioni di tifosi aspettavano da anni.

Dimostriamo con i fatti che vogliamo che le cose cambino; dimostriamo che il calcio italiano può crescere e può finalmente fare un passo avanti.

Altrimenti, se questo non dovesse accadere, sarà giusto retrocedere negli inferi del calcio mediocre, pessimo o addirittura inesistente.

 

 

 

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