Vieri, Cissé e Moscardelli: da attaccanti sul campo a “bomber” su Facebook

Quando un calciatore termina la propria carriera, illustre o modesta che sia, spesso è costretto a reinventarsi per mantenere lo stesso tenore di vita, o per continuare comunque ad essere sempre al centro della scena mediatica, che male non fa. Un esempio calzante ne è Christian Vieri, le cui ultime apparizioni televisive fra partitelle di vario genere e programmi di ballo sono state, oltre che chiacchierate, ben remunerate. L’ex centravanti dell’Inter ha avuto così nel tempo da godere, nonostante i problemi con alcune attività. Ciò che Vieri forse non sa, però, è che anche grazie a questo in molti continuino ancora a considerarlo un “bomber” del presente.

Vieri, Cissè e Moscardelli: alcuni dei principali "bomber"
Vieri, Cissè e Moscardelli: alcuni dei principali “bomber”
Da grande attaccante del passato, oggi “Bobo” è diventato infatti la fonte di ispirazione principale di migliaia e migliaia di ragazzi che lo idolatrano, scherzosamente e non, su Facebook. Complice Twitter, la stravaganza del personaggio ha finito negli ultimi mesi con l’acuire l’alone di inarrivabilità mista a sfacciataggine che ha sempre contraddistinto l’uomo Vieri, oggi sbizzarrito più che mai sul social network, pubblicizzando a suon di “cinguetii” la sua bella vita e, quando capita, rispondendo anche male a chi prova a muovergli delle critiche. Perché Vieri può permetterselo, così come può permettersi di approcciare le più richieste ragazze della televisione e guadagnarsi così giustamente la nomea di “bomber”.
E’ questo uno dei termini ultimamente più in voga tra gli appassionati di calcio su Facebook: è stata la pagina “Chiamarsi “Bomber” tra amici senza apparenti meriti sportivi” (nome un po’ lungo, ma che rende bene il concetto) ad aver creato, nell’arco di qualche settimana, un fenomeno virale non indifferente, contribuendo ad alimentare il mito del Vieri del 2013 e non solo. Ma chi è, esattamente, un “bomber”?
E’ sia capo che adepto. Il termine, noto a tutti i tifosi, acquisisce infatti su Facebook un’accezione ben più colorita e spinta della solita: “bomber” è principalmente chi fa “goal” con le ragazze, o palesa un’eccentricità tale da trasmettere charme, curiosità od anche semplice e puro protagonismo, chi sta passando un brutto momento e posta le sue foto “tutto ok” sul letto. L’ascendente che figure come Vieri possono avere dunque sui giovani delle ultime generazioni non è da poco, tanto che si arriva tranquillamente a fare proprie le frasi già storiche di questi nuovi miti, ma non sembra costituire affatto un problema. I grandi “bomber”, infatti, sono visti simpaticamente come delle originali divinità da omaggiare con elogi, spesso sotto forma di battute od osservazioni che hanno più o meno del geniale, il cui vero fine è più che altro quello di aumentare il gustoso tasso di ilarità della pagina. I fan sanno bene che in fondo i “bomber” non siano modelli da imitare nella vita. Così come noi sappiamo bene che molti di loro staranno contestando davanti allo schermo quest’ultima affermazione.
Scoprire nuovi “bomber” è diventato probabilmente più facile nel tempo, sia per la moltiplicazione esplosiva degli stessi, sia per la smania di ricercarne i tratti caratteristici su ogni potenziale candidato: vedi il caso “Moscardelli”, la cui scarsa prolificità sul campo è riconosciuta anche dai “facebookiani”, ma la cui recente versione barbuta non può passare inosservata, al pari della capigliatura di Boateng o di una singola apparizione di Simone Barone, colui che distrasse Cech per far segnare Inzaghi ai Mondiali.
Non è semplice racchiudere in poche parole lo spirito dei “bomber”, ma non è nemmeno difficile comprenderlo. Perché non è difficile assegnare ad un “bomber” qualsiasi traguardo, fantasticando anche tutti insieme sulle sue possibili avventure e sulle trame che sta architettando per conseguire un risultato. Se non cogliete l’essenza del “bomber” tra le righe di un tweet, non avete letto quello precedente. Se neologismi come “bomberismo” vi impressionano, allora non avete visto l’ultimo look di Cissé.
La filosofia di “Chiamarsi “Bomber” tra amici senza apparenti meriti sportivi” non ha soltanto riportato in auge personaggi, storie ed ideologie giovanili di un tempo, ma ha permeato persino chi “bomber” non lo si sentiva per niente. La formula, d’altronde, si è dimostrata efficace sin dal principio: il culto dello sciupafemmine ben si sposa con quello del tifoso, che così può vedere nel calciatore un doppio idolo, anche se sul rettangolo verde non ha mai esaltato più di tanto.
Il senso d’appartenenza è forte, la comunità si sta allargando a macchia d’olio. Il linguaggio generato e diffuso dai “bomber” sta travolgendo tutti diventando un segno di riconoscimento, e sembra quasi impossibile non rimanerne influenzati. Se c’è anche solo una possibilità, conservate quel briciolo di dignità imposto dall’essere sociale ed evitate di perdervi nel più istintivo dei modi vivendi. Perché è più difficile riconquistare la serietà che una donna. Specialmente su Internet. Zio porcone.

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